Il Servizio volontario europeo, un'esperienza utile anche per trovare lavoro

Daniele Ferro

Daniele Ferro

Scritto il 13 Mar 2015 in Approfondimenti

Un’esperienza di volontariato lunga o breve in un Paese dell’Unione europea o del mondo, con la possibilità d'imparare una nuova lingua e di scegliere diversi settori in cui impegnarsi, la copertura dei costi di vitto, alloggio e trasporti e un rimborso per le spese extra: il Servizio volontario europeo (Sve) permette ai giovani dai 17 ai 30 anni di vivere all’estero fino a 12 mesi senza spendere quasi un soldo, contribuendo a portare avanti le attività di un’associazione no profit. Con lo Sve, il volontariato si trasforma in una grande opportunità per la propria crescita personale, diventando un percorso che può offrire vantaggi anche per l’inserimento nel mondo del lavoro. I giovani europei ne sono sempre più consapevoli e lo dimostra l’aumento vertiginoso della partecipazione a questo programma, iniziato diciassette anni fa.

Secondo i dati rilasciati dalla Commissione europea alla Repubblica degli Stagisti, sono stati circa 79.000 i giovani che hanno partecipato al programma dal 1998 (anno di inizio dello Sve) al 2013, per una spesa complessiva da parte dell'Unione europea di 570 milioni di euro. Analizzando i dati annuali, è evidente l'incremento del numero dei volontari all'aumentare dei fondi europei per lo Sve: se nel 2007 sono stati circa 6.400 i volontari, per un finanziamento complessivo di 39 milioni di euro, le cifre sono via via cresciute arrivando a quasi 9.500 volontari nel 2013, con fondi che hanno superato i 65 milioni di euro. E la tendenza sarà la stessa per i prossimi anni, perché per il periodo 2014-2020 del nuovo programma Erasmus+, per lo Sve sono previsti un budget complessivo di 600 milioni di euro e una partecipazione di 85.000 giovani. Vale a dire che in 7 anni, dal 2014 al 2020, si supererà il numero complessivo di fondi e volontari che ci sono stati in 16 anni, dal 1998 al 2013: un chiaro segnale di quanto l'Unione europea consideri lo Sve un programma fondamentale, su cui puntare per lo sviluppo dei giovani. 

D'altronde una ricerca della Commissione europea, spiega l’Agenzia nazionale per i giovani (Ang),  evidenzia i risultati molto positivi delle esperienzeL'Evento annuale Sve lo scorso novembre a Milano dei volontari, in termini di accrescimento personale ed aspettative professionali. Il 76% dei volontari ha una chiara idea della professione che vorrebbe intraprendere e degli obiettivi che vuole raggiungere, ed è certo che lo Sve abbia migliorato le proprie capacità per viaggiare, studiare e lavorare all’estero; il 75% crede che un’esperienza di Servizio volontario europeo offra maggiori opportunità per trovare
in seguito lavoro; l’85% dei volontari sostiene di essere più consapevole dei valori europei e l’81% si sente più impegnato nei confronti dei giovani più disagiati.

Risultati molto simili, per quanto riguarda il legame tra Sve e opportunità lavorative, arrivano da una recente indagine effettuata dall’Ang su 500 giovani tra i 18 e i 25 anni che hanno partecipato ai programmi di mobilità offerti loro dall’Unione europea, tra cui lo Sve: oltre l’81% dei ragazzi ha affermato di  avere acquisito competenze ed abilità che si sono rivelate utili in ambito lavorativo.

Considerando questo dato, spiega alla Repubblica degli Stagisti Giacomo D'Arrigo, direttore generale dell’Agenzia nazionale per i giovani, «il Servizio volontario europeo risulta essere importante volano per i giovani per accedere al mercato del lavoro. Ciò non significa che lo Sve garantisce il lavoro, ma piuttosto che offre ulteriori possibilità ai giovani di migliorare le loro competenze e conoscenze e rendersi maggiormente spendibili in un mercato del lavoro sempre più competitivo».

Attraverso il coordinamento dell’Ang, dall’Italia partono in media circa 600 volontari all’anno
. La maggior parte di loro - così come le circa 300 organizzazioni italiane accreditate dall’Agenzia per inviare volontari, accoglierli o coordinarli in progetti Sve - provengono dal Nord Italia. Le destinazioni più scelte dai ragazzi sono Germania, Spagna, Francia, Polonia, Portogallo e Turchia. Quasi uguale rispetto a quelli che partono è il numero di volontari Sve che in Italia arrivano: circa 650 all’anno, in particolare da Turchia, Francia, Spagna ed  Austria.

Ma cos’è il Servizio volontario europeo nei dettagli, e come si fa a partecipare? Lo Sve è un progetto parte di Erasmus+, il programma dell’Unione europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport per il periodo 2014-2020. Un quadro d’insieme del progetto lo offre il Portale europeo per i giovani. Lo Sve è rivolto a tutti i giovani tra i 17 e i 30 anni, compresi coloro con minori opportunità (come le persone disabili) e gli extracomunitari residenti in un paese dell’Unione europea (non è necessaria la cittadinanza). Le attività, grazie ad accordi di collaborazione tra la Ue e paesi terzi, possono svolgersi non solo dentro i confini europei ma anche in Paesi extra Ue, e riguardano diversi settori come arte, assistenza sociale, cultura, ambiente, sport, comunicazione, cooperazione internazionale: i temi sono così vari che ogni giovane potrà trovare un progetto di proprio interesse.

Lo Sve offre la copertura totale dei costi per vitto, alloggio, assicurazione, trasporti locali necessari per svolgere le attività, e inoltre viene garantito un rimborso spese (il cosiddetto pocket money) che varia da un minimo di 60 euro ad un massimo di 145 euro al mese, in base al costo della vita nel Paese ospitante. Ai ragazzi viene chiesto solamente un piccolo contributo (di solito del 10%) per la copertura dei costi di viaggio di andata e ritorno dal proprio Paese a quello di accoglienza. I volontari possono trascorrere all’estero dalle due settimane ai 12 mesi; se scelgono un progetto di durata superiore ai due mesi lo Sve sarà un’esperienza non ripetibile, altrimenti, una volta concluso un progetto breve (anche detto di short term) potranno candidarsi per un altro ancora.

In linea generale, per partecipare allo Sve non è necessaria una conoscenza linguistica o un livello di istruzione particolari, ma è sufficiente inviare il proprio curriculum e una lettera di motivazione all’associazione italiana che cerca volontari da mandare all’estero, oppure a quella straniera che ne ha bisogno per portare avanti le attività. Solo in alcuni casi, per progetti molto specifici, l’associazione ospitante può richiedere determinate qualifiche.

Per partire, i ragazzi hanno dunque bisogno di un’organizzazione di invio (sending organisation) e di una d'accoglienza (hosting organisation). La prima - come si può leggere nell’Evs Charter, la Carta dello Sve - è l’associazione del proprio Paese che aiuta il candidato a trovare un progetto e a contattare l’organizzazione di accoglienza. Se il candidato viene selezionato dalla hosting organisation, l’organizzazione di invio deve prepararlo prima della partenza, fornendogli tutte le informazione necessarie, seguirlo durante i mesi di soggiorno all’estero ed aiutarlo per risolvere eventuali problemi. Infine, una volta rientrato, l’ormai ex volontario Sve potrà rivolgersi alla sending organisation per reinserirsi nella propria comunità promuovendo la propria esperienza, e per approfittare eventualmente delle altre opportunità offerte ai giovani dall’Unione europea.

L’organizzazione di accoglienza è invece quella in cui il volontario svolgerà le proprie attività e che si impegna ad offrire al giovane tutto il necessario per sfruttare l’esperienza
, secondo quanto stabilito dagli accordi: vitto, alloggio, trasporti locali, pocket money, corso di lingua. L’hosting organisation assegnerà inoltre al volontario un "mentore", punto di riferimento per orientarsi nella nuova realtà, e darà al giovane le informazioni indispensabili per partecipare ai due training (uno poco dopo l’arrivo e un altro verso la fine del progetto) che il volontario dovrà frequentare insieme a decine di altri volontari Sve della regione in cui si trova, per riflettere sugli obiettivi e il significato del proprio percorso. Oltre a quella di invio e di accoglienza, ci può essere un’organizzazione di coordinamento (coordinating organisation) nel caso in cui la hosting organisation non possa affrontare da sola tutte le pratiche organizzative e burocratiche necessarie allo svolgimento del processo.

Grazie al Database Sve è possibile trovare tutti i progetti di Servizio volontario europeo attivi, con i riferimenti delle organizzazioni. Concluso lo Sve, ogni volontario riceve lo Youthpass, il certificato che contiene la descrizione delle attività svolte e delle capacità acquisite. Un attestato che, nonostante manchi ancora di un riconoscimento diffuso, si può rivelare molto importante nella ricerca di un lavoro.

Daniele Ferro

@danieleferro 

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