Servizio civile tra le offerte di Garanzia giovani, non tutti sono d'accordo: «Non è lavoro»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 10 Lug 2014 in Approfondimenti

Non si sa ancora con esattezza in che misura il Servizio civile entrerà a far parte della Garanzia giovani: per le associazioni che gravitano attorno a questo settore c'è infatti tempo fino a fine luglio per presentare progetti da inserire nel provvedimento governativo anti-disoccupazione e anti-Neet. stage lavoroUn coinvolgimento che è stato intensificato attraverso «una campagna di sensibilizzazione» spiega alla Repubblica degli Stagisti Enrico Borrelli [nella foto sotto], presidente del Forum nazionale per il servizio civile, chiarendo che è grazie alle richieste delle associazioni che il Servizio civile è stato ammesso nel programma.
Quel che è certo è che il suo ruolo non sarà marginale. E questo non fosse altro perché finora di aziende interessate a offrire posti di lavoro ai giovani italiani se ne sono viste ben poche (le ultime rilevazioni parlano di 5mila offerte contro 100mila iscritti). Anche se in realtà sarebbe proprio un'offerta di impiego ciò che si aspetta chi si registra al programma attivato a maggio dal governo, più ancora che un percorso formativo - come il Servizio civile potrebbe essere interpretato, al pari del tirocinio (il Servizio civile prevede peraltro una indennità mensile di circa 430 euro, a fronte di un impegno indicativo di 30 ore settimanali).
Si apre a questo punto un interrogativo, già emerso nei tanti dibattiti di approfondimento sulla Garanzia giovani: può il Servizio civile adempie
re alle finalità di un provvedimento adottato, su input di Bruxelles, per arginare il fenomeno dei Neet? 
Bisogna dire che il servizio civile, così come strutturato, è una prerogativa tutta italiana e perlopiù sconosciuta agli altri Paesi «eccetto che Germania e Francia, che da noi qualcosa hanno importato in questo senso», come aggiunge Borrelli. Una tipologia di percorso estranea dunque, di conseguenza, alle varie Youth Guarantee attivate negli altri Paesi. Ma ha veramente senso, in Italia, includerla nella Garanzia Giovani, oppure si tratta di un "diversivo" in attesa che le aziende si facciano avanti? Anche tra gli addetti ai lavori qualche perplessità deve esserci stata dato che – sul sito dedicato al progetto
si specifica che «l'applicazione del Servizio civile nazionale al programma Garanzia giovani presenta delle specificità rispetto alla progettazione standard del Servizio civile nazionale» e che i progetti dovranno essere corredati da «un numero limitato di volontari (4-6)». Inoltre viene chiesto esplicitamente di «tenere presente che i progetti di Servizio civile nazionale si rivolgono principalmente a un target di giovani con bassa scolarizzazione fuori sia dai processi educativi di apprendimento che a quelli del mercato del lavoro». Quasi un monito alle associazioni ad avanzare proposte che assicurino un percorso di qualità.
Il rischio è che sentirsi pro
porre un percorso di servizio civile, quando l'aspettativa era invece quella di una modalità più diretta di avvicinamento al mondo del lavoro, possa creare nei beneficiari della Garanzia Giovani delusione e scontento. Più in generale, il pericolo che l'intera Garanzia giovani - di cui il Servizio civile è solo un tassello - non raggiunga gli obiettivi sperati non è infatti così remoto. «Non si può spacciare per lavoro quella che è un'occasione di socializzazione» dichiara alla Repubblica degli Stagisti Claudio Treves, segretario di Nidil, il ramo della Cgil dedicato ai lavoratori atipici. «È importante come contatto dei giovani con ambienti che non sono scolastici ma non può diventare l'unica via» prosegue Treves, secondo cui è «probabile» il flop dell'iniziativa. Ma c'è di più: per il segretario «l'enfasi sul Servizio civile potrebbe servire proprio a mascherare» l'eventuale insuccesso del programma. «ll lavoro si crea solo agendo sulle condizioni economico-normative» aggiunge «e quindi allargando la base produttiva». Senza questi passaggi l'occupazione resta una chimera.
Più sfumata la posizione di Monica Gregori, membro della commissione Lavoro alla Camera in quota Pd. «Garanzia Giovani non assicura un posto di lavoro, ma aiuta a avvicinarsi al mondo occupazionale» precisa: «Il Servizio civile dentro Garanzia giovani nasce come cinghia di trasmissione delle politiche attive del lavoro, e può essere anche un metodo per sbloccare lo stallo in cui versano i colloqui organizzati all'interno d
ei cpi». Meglio di niente, insomma. Gregori riconosce però che sarebbe necessario un «maggiore investimento su altre misure» come per esempio quelle a favore delle imprese, e aggiunge che «lo stesso Servizio civile avrebbe bisogno di essere riformato per intercettare altre politiche europee». Quanto al «rischio flop» avverte: «Si può evitare solo con un costante monitoraggio delle iscrizioni e delle imprese partecipanti, con l'attenzione tutta rivolta ai territori: l'importante per raggiungere buoni risultati è fare rete».
Va detto comunque che Garanzia Giovani prevede anche offerte formative, non solo occupazionali, nell'arco dei famosi quattro mesi. E il Servizio civile è certamente una esperienza formativa. Proprio da questo aspetto parte Borrelli a difesa della presenza di questo sistema nel circuito: «È un'occasione di apprendimento non formale, garantisce acquisizione di competenze» ribadisce. La Garanzia Giovani deve in fin dei conti «rendere i giovani più occupabili, non va fraintesa come veicolo istantaneo di inserimento lavorativo». In tal senso il Servizio civile si sposa perfettamente con il programma, anche perché al suo interno la formazione non deve essere considerata come secondaria: «Se cominciamo con il dire che poiché non c'è lavoro allora è tutto inutile, a quel punto dovremmo sopprimere master, tirocini e quant'altro». Secondo Borrelli «il recupero dell'economia passa invece anche attraverso misure che implementano le competenze» dei giovani. Ergo, il Servizio civile si «qualifica come candidato ideale, preservando la sua diversità di strumento ispirato a una serie di valori come la solidarietà, la pace e la difesa della patria»: senza intenderlo come «politica per il lavoro», ma riconoscendo che potrà occupare per alcuni mesi alcune migliaia di giovani.
L'inserimento del Servizio civile nel paniere di Garanzia giovani finisce anche per sanare una situazione drammatica: i posti per il servizio civile sono infatti crollati, negli ultimi anni, dai 45mila posti del 2005 e 2006 ai 15mila scarsi del 2013. Nel 2012 il bando per il servizio civile addirittura venne fatto saltare - e la Repubblica degli Stagisti fu la prima e praticamente l'unica a denunciarlo. Zitti zitti, gli ultimi governi hanno insomma "sabotato" il servizio civile: a parole riconoscendone l'importanza, ma dimenticando poi di reperire fondi per finanziarlo. Quando dunque è arrivata la Garanzia Giovani, con la sua dotazione di oltre 1 miliardo e mezzo di euro da utilizzare nel biennio 2014-2015, è stato quasi naturale pensare di utilizzarla per finanziare anche quelle migliaia di progetti di servizio civile rimasti "orfani" nel corso degli anni per mancanza di fondi, offrendo così una opportunità alle decine di migliaia di giovani a cui piacerebbe fare un percorso di questo tipo, ma che negli ultimi anni hanno visto il numero di possibilità di vedere accettata la propria candidatura assottigliarsi.
Fermo restando, però, che il Servizio civile non è considerabile come una "occupazione": e non è forse quello che cerca chi si iscrive a Garanzia Giovani.

Ilaria Mariotti 

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