Scuole superiori di quattro anni, come sta andando?

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 23 Lug 2021 in Approfondimenti

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Approvato nel 2017 e in vigore dall’anno scolastico 2018/2019, il liceo sperimentale di quattro anni è nato con l’obiettivo di consentire agli adolescenti italiani di sostenere l’esame di maturità nell'anno in cui si compiono i diciott'anni, in analogia con quanto accade in altri paesi europei, senza variazione di tipologia di esame di Stato e titolo di studio finale.

Il sistema scolastico italiano prevede infatti prevalentemente percorsi di cinque anni (dunque gli studenti fanno
l’esame di maturità nell'anno in cui compiono diciannove anni), a differenza di quanto accade in molti paesi europei dove la durata è di quattro anni, come Spagna o Francia.

In questa fase sperimentale sono attualmente 192 gli istituti con percorsi quadriennali:
100 stabiliti in una prima fase con il decreto 567 del 3 agosto 2017 e 92 in una successiva (decreto 89 del 2 febbraio 2018). Si tratta di scuole sia pubbliche che privati di differente tipologia, dai licei agli istituti tecnici o professionali, distribuite su tutto il territorio nazionale.

Data la tempistica con cui furono autorizzati gli ulteriori 92 percorsi, non tutte le scuole sono state in grado di raccogliere le iscrizioni per far partire i loro percorsi dall’anno scolastico 2018/2019, per cui quell'anno sono stati attivati soltanto 122 percorsi, mentre i rimanenti hanno trovato avvio da quello successivo.


Dal 2018 a oggi gli studenti iscritti ai percorsi quadriennali sono stati 13.984, per un totale di 870 classi – di cui 322 di istituti paritari, un 37% del totale. Ogni scuola ha la facoltà di far partire una classe prima per ogni anno scolastico, sì da costituire una unica sezione dedicata ai percorsi quadriennali.

La maggior parte è attualmente presente, secondo i dati del ministero dell’Istruzione, in Lombardia con 45 istituti, seguita da Campania e Lazio entrambi con 21 e dalla Puglia con 16 scuole. Nei licei scientifici sono attivi la maggior parte dei percorsi quadriennali, 77 su 192 totali, seguiti dai licei classico e linguistico, rispettivamente con 23 e 21 istituti. I rimanenti sono licei artistici, delle scienze umane, musicale e coreutico, sportivo e istituti tecnici.

Nel preparare questo articolo di approfondimento La Repubblica degli Stagisti ha provato più volte a contattare senza successo lo staff di Maria Palermo, che risulta essere la responsabile del progetto all’interno del ministero dell'Istruzione. Desideravamo analizzare e capire meglio  alcuni punti: purtroppo non è stato possibile, perchè dallo scorso maggio a oggi l'intervista non ci è stata accordata.

In ogni caso, ecco le informazioni raccolte. Per accedere al percorso sperimentale vi sono dei requisiti: ogni dirigente scolastico poteva attivare una sola sezione quadriennale, con in media 25-30 alunni. Tra le caratteristiche da rispettare non accogliere iscrizioni di studenti che avessero già usufruito di abbreviazioni del percorso scolastico e di studenti provenienti per trasferimento da percorsi quinquennali, come nel caso di studenti bocciati. Ulteriori vincoli ed indicazioni riguardano l’operare senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.

Nella proposta dovevano essere indicati: quadri orari annuali e settimanali; indicazione delle modalità di potenziamento dell’apprendimento linguistico attraverso l’insegnamento di almeno una disciplina non linguistica con metodologia CLIL, ossia che prevede l’insegnamento di contenuti in lingua straniera, a partire dal terzo anno di corso; descrizione delle attività laboratoriali e delle tecnologie didattiche innovative utilizzate per l’acquisizione di specifiche competenze disciplinari e trasversali; insegnamenti opzionali attivati; le modalità e tempi di attivazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro; criteri di priorità da applicare in caso di eccedenza di iscrizioni.


«Questo è il terzo anno di sperimentazione, il prossimo anno si dovrebbero tirare le prime somme» racconta alla
Repubblica degli Stagisti Massimo Di Paolo, dirigente scolastico del liceo scientifico Enrico Fermi di Sulmona in Abruzzo: «Ci sono state varie motivazioni a sostegno di questa scelta: innanzitutto quella del percorso quadriennale è stata una scelta sensata che dà cambiamenti reali nell’impostazione scolastica. C’è poi una motivazione di tipo tecnico: al centro della discussione tornano la valorizzazione della didattica e della sperimentazione che sono la componente strategica più caratterizzante della professione dell’insegnante. Un terzo fattore di tipo generale è la trasversalità dei saperi, con la contaminazione di programmi didattici che viaggiano parallelamente. Tutti elementi che, a mio avviso, andrebbero messi al centro della riforma della Pubblica Istruzione».

Il dirigente abruzzese spiega in dettaglio
come sono elaborati i percorsi di quattro anni: «I consigli di classe elaborano una pianificazione annuale interdisciplinare orientata all’attualizzazione di saperi con una forte contaminazione tra discipline. Questo approccio di tipo generale permette di individuare e rimuovere ripetizioni e ridondanze rintracciabili nei programmi annuali di cinque anni. Inoltre sempre il consiglio di classe assume una vera veste di team di lavoro che pianifica ogni 22 giorni le unità di apprendimento ben focalizzate sui nuclei fondanti e sulle competenze di programma. Il sistema di valutazione, poi, prevede, oltre alla tradizionale valutazione frontale con gli studenti, prove pluridisciplinari. Aspetto ancora più importante è un forte lavoro di attività laboratoriale in aula e un uso attento dei cicli di attenzione da parte della componente docente caratterizzato da 30 minuti di informazione, 20 di esercitazione e 10 per ricapitolare i concetti chiave. Importante sottolineare anche la specifica formazione dei docenti in possesso di competenze sulle didattiche differenziate e sul lavoro d’equipe».

I riscontri tra docenti e studenti «sono molto positivi, i nostri ragazzi sono molto motivati e pronti ad affrontate il mercato del lavoro in cui c’è una grande richiesta di competenze scientifiche. Questo tipo di percorso consente ai ragazzi di acquisire un’adattabilità cognitiva più alta dello standard comune».

A un anno dalla conclusione del primo ciclo di sperimentazione il rammarico di Di Paolo è che manchi ancora un momento di confronto con il ministero per tirare le somme: «C’è stata solo una giornata di studio diverso tempo fa, a cui non sono seguiti aggiornamenti».

«Trovo la sperimentazione di quattro anni un’ottima opportunità in chiave europea, in quanto diverse nazioni propongono una formazione di dodici anni contro la nostra che è di solito di tredici», spiega Antonio Iaconianni, dirigente scolastico del liceo classico Bernardino Telesio di Cosenza, che attualmente conta 1100 studenti. «Molti vedono questo percorso come un liceo “compresso” ma in realtà c’è dietro un grande lavoro sia sulla metodologia che sui contenuti, con copresenze e attività innovative e interessanti».

Come si fa allora a passare da un percorso di studi di cinque anni a uno di quattro? «Dato che siccome l’azione didattica viene distribuita in quattro anni anziché cinque bisogna agire in modo da sviluppare le stesse competenze in quell’arco temporale. Questo significa che il docente non finisce la lezione demandando tutto all’alunno ma c’è quello che noi definiamo laboratorio continuo, inteso non come spazio fisico ma didattico. Un altro punto è l’allineamento temporale dei contenuti, che deve essere rigorosamente rispettato».

Secondo del dirigente calabrese oggi qualcosa andrebbe però rivisto: «Andrebbe potenziata l’attività di comunicazione: molte famiglie ancora non conoscono l’esistenza di questo percorso. Inoltre integrerei il percorso con dei laboratori in più per sperimentare sul campo quanto imparato ed essere ancora più pronti per il mondo del lavoro».
In generale, secondo il dirigente scolastico di Cosenza, «le conoscenze acquisite sono le stesse di un percorso di quattro anni, il vantaggio consiste nell’ingresso anticipato nel mondo del lavoro e dell’acquisizione di una modalità di apprendimento basta sugli obiettivi più che sui tempi».

Entro il prossimo anno il ministero dovrà decidere se andare avanti con la sperimentazione: «non sappiamo cosa deciderà il ministero, ci è stato detto che si sarebbe fatto un punto per capire come procedere, ma penso e spero si vada avanti» è l'auspicio di Antonio Iaconianni.


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