Ilaria Mariotti
Scritto il 21 Mar 2024 in Notizie
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Il disegno di legge è stato depositato un anno fa, ma per il momento è lettera morta. Grandi speranze per ora non se ne vedono per il testo che chiede di sanare la discriminazione che subiscono gli specializzandi di area sanitaria, che pur prestando servizio full time negli ospedali pubblici non percepiscono – a differenza dei medici – nessuna retribuzione. Lo conferma alla Repubblica degli Stagisti Andrea Crisanti, virologo e senatore del Pd, nonché primo firmatario del disegno di legge: «Dobbiamo lavorare in Commissione istruzione e ricerca affinché il finanziamento arrivi nella prossima legge di Bilancio». L’accordo politico in teoria ci sarebbe pure, prosegue, «ma i tentativi di inserire la riforma per ora sono andati a vuoto. Ci avevamo provato anche con il Milleproroghe, ma nulla».
Lo scoglio sono i costi, pur contenuti rispetto agli introiti dello Stato. «Sono circa 800 milioni» spiega Crisanti. Gli specializzandi a cui andrebbe diretta la misura si aggirano sui 5mila e 500 tra farmacisti, biologi, psicologi: quindi «35mila euro per ognuno all’anno, da moltiplicare per gli anni del percorso di specializzazione, che nel caso dei farmacisti sono quattro, diventando quindi 140mila circa».
A complicare ulteriormente la situazione, il caso degli psicologi. «Lì c’è una zona grigia, un po’ un sottobosco per quanto riguarda le scuole di specializzazione». Perché «sono spesso private, anche se accreditate». E anche questa «è una questione da risolvere» dice Crisanti. Si è anche tentato un altro escamotage, cioè «quello di destinare agli specializzandi non medici le borse stanziate per i bandi di specializzazione in medicina andati deserti negli ultimi anni». Ma neppure questa proposta ha avuto seguito. «Adesso torneremo alla carica per cercare di calendarizzare la proposta» assicura.
Le categorie a cui si rivolge il disegno di legge sono tre: farmacisti, biologi e psicologi. E le associazioni studentesche che li rappresentano – rispettivamente ReNaSFO, ABIFB e L.A.psi. – sono sul piede di guerra, tanto che hanno annunciato per il prossimo 23 marzo una manifestazione in centro a Roma, a piazza Santi Apostoli.
La disparità è palese, sottolinea con la RdS Seydou Sanogo, 31enne farmacista ospedaliero a Lecce e rappresentante ReNaSFO [il terzo da sinistra nella foto qui accanto]: «Un medico specializzando percepisce una borsa di studio che inizialmente è di circa 1.500 euro, per poi salire fino a circa 1.700 negli anni successivi». Un 'privilegio' da cui sono invece esclusi tutti gli altri, pur lavorando a tempo pieno negli ospedali. Per di più, sottolinea Sanogo, «dobbiamo versare 4.500 euro alle casse previdenziali dell’Enpam, e pagare le tasse della scuola, pari a circa 2.500 euro».
Va chiarito poi che le scuole non sono facoltative, e lo ribadisce lo stesso disegno di legge. «ll possesso di un titolo di specializzazione è diventato requisito necessario per l'accesso alla dirigenza sanitaria del Servizio sanitario nazionale» specifica il ddl, «sia per i dirigenti di area medica sia per quelli di area non medica». Non si tratta quindi di un rimborso spese per un tirocinio: «quello si svolge prima dell’abilitazione» conferma Sanogo. In questo caso «parliamo di soggetti abilitati, che lavorano a tutti gli effetti». E che per partecipare a un concorso pubblico e essere assunti in ospedale devono passare per il percorso di specializzazione. Sono addetti nell'ambito delle attività formative di tipo pratico «a mansioni di tipo operativo, ad esempio nei laboratori» aggiunge il testo del ddl.
Svolgendo mansioni di primaria importanza. Nel caso degli specializzandi farmacisti ospedalieri, ad esempio – 700 attualmente in Italia – «nel corso delle 6mila ore di formazione le attività riguardano l’analisi dell’appropriatezza prescrittiva dei farmaci, il corretto impiego dei dispositivi medici e la loro gestione logistica sulla base del rapporto costo efficacia» spiega un comunicato ReNaSFO. Non solo, ma gli specializzandi hanno la responsabilità anche relativa a «analisi farmaco-economiche e allestimento di terapie oncologiche e nutrizionali enterali e parenterali».
Il risultato è che le scuole di specializzazione diventano elitarie. Sono «accessibili solo alle famiglie che possono permettersi di mantenere i figli che si stanno formando fino ai trent'anni di età» avverte Sanogo. Gli articoli costituzionali violati diventano almeno tre, denunciano le associazioni: «Non solo l'articolo 3 (il diritto all’uguaglianza, ndr), ma anche il 34» come sottolinea perfino il ddl. Quello «che garantisce l'accesso ai gradi più alti degli studi ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi». E infine l’articolo 36 della Costituzione, «che prevede che il lavoro debba essere sempre retribuito in modo tale da assicurare al lavoratore e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa».
Ilaria Mariotti
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