«Il punto forte di Everis? Siamo ispirati a sognare e fare di più»

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 23 Set 2017 in Storie

Bollino OK Stage Everis sap storie di stage

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa del Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Alessio Ducci, 25 anni, oggi con un contratto a tempo indeterminato in Everis.

Ho 25 anni sono di origini siciliane ma ho vissuto fin da ragazzo in Umbria, dove ho frequentato a Narni Scalo il liceo scientifico. Avendo vissuto sempre in piccole città avevo il desiderio di trasferirmi in posti con maggiori
opportunità e prospettive professionali, quindi nel 2010, arrivato il momento di iscrivermi all’università, ero in dubbio tra Roma e Milano. Ho scelto la prima e il corso di laurea in ingegneria gestionale all’università la Sapienza nella convinzione che una città come Roma associata a questo ateneo potesse darmi quel plus che nessun’altra città mi avrebbe dato.

Mio padre è ingegnere navale e ho due fratelli maggiori entrambi ingegneri, civile e delle telecomunicazioni, quindi probabilmente la scelta dell’università è stata fatta per osmosi: era un sogno poter condividere lo stesso percorso delle mie guide.

Ancora oggi credo
sia stata una scelta giusta: sia per i traguardi ottenuti in ambito accademico che per le esperienze fatte fuori da quel contesto. Senza contare gli input importanti ricevuti dalla gran parte dei docenti dell’ateneo: già solo per questo consiglierei lo stesso percorso ad altri giovani.

Ho preso la laurea triennale nel luglio del 2013 e ad agosto ho vissuto un mese a Malta per perfezionare l’inglese, attraverso un corso intensivo di lingua della EC School per cui ho speso all’incirca 3mila euro. Credo sia un’esperienza fondamentale che tutti debbano fare. Dal punto di vista linguistico sei costretto a parlare per 31 giorni in inglese sia otto ore a scuola sia quando esci visto che sono tutti di altre nazionalità. Solo così si supera il blocco emotivo che tanti italiani hanno nel parlare una lingua diversa dalla nostra. E poi è
un’importante esperienza di vita, soprattutto per un ragazzo di 22 anni. Sei a contatto con infinite altre culture e si viene invasi da differenti pensieri, idee, modi di vedere il mondo. Si impara ad apprezzare la diversità.

Durante il periodo universitario sono stato arbitro federale di pallacanestro nel Comitato arbitri di Umbria e Lazio. Suonavo anche il basso elettrico e le batterie e percussioni in vari complessi folck e rock con cui facevo dei tour durante l’estate per guadagnare qualcosa. Ho anche aperto un’associazione di pattinaggio in linea a Catania, insieme a mio fratello. Siamo stati la prima associazione di questo tipo specialità freestyle in Sicilia. Abbiamo anche avuto un nostro atleta arrivato tra i primi dieci al mondo nei mondiali del 2015 nell’High jump!

Tornato da Malta mi sono iscritto alla magistrale, sempre alla Sapienza dove mi sono laureato con 110 e lode nel gennaio 2016
. Per sviluppare il mio progetto di tesi sono andato presso la Maastricht University, in Olanda, dall’agosto 2015 al gennaio 2016. È stata una mia scelta andare lì: ho fatto molte ricerche su blog e siti delle università europee cercando di mettermi in contatto con docenti che potessero essere interessati a un progetto come quello che volevo portare avanti. E dopo circa due mesi di ricerche la scelta è caduta sulla Maastricht University. Se non fossi andato lì avrei probabilmente scelto Madrid o Trondheim in Norvegia.

Nessuno però in Italia mi ha aiutato a trovare il relatore con cui sviluppare la tesi all’estero, né il mio relatore italiano né altri docenti. Ed è un peccato che per questo progetto l’università non offra supporto allo studente, almeno nella ricerca di un supervisor di un’altra università. Nei sei mesi sono stato coperto da una borsa di studio per tesi all’estero di totali 2.500 euro, indipendentemente dai mesi di ricerca o dalla destinazione scelta. Credo ancora che nell’approccio all’esperienza a Maastricht mi abbia facilitato quel mese vissuto a Malta!

Una volta laureato un estratto della tesi è stato valutato papabile per una pubblicazione in un giornale scientifico. Ma ci siamo fermati in fase di ultima revisione perché sono entrato in Everis!

Subito dopo la laurea, infatti, mi sono messo in contatto con varie aziende sia italiane sia straniere per decidere se rimanere o espatriare. Ho mandato molti curriculum all’estero. E ho tanti amici che hanno dovuto lasciare obbligatoriamente l’Italia perché qui non hanno trovato lavoro. In questo senso mi reputo fortunato perché ho avuto diverse opportunità. Avevo una concreta possibilità di ingresso in un’azienda ad Amsterdam con cui avevo già avuto dei rapporti per la stesura della tesi. Ma nello stesso periodo ho avuto un colloquio per un’azienda italiana che non conoscevo e per un sistema di gestione di cui avevo letto solo in qualche libro: supply chain management.

Durante quel colloquio
ho sentito che c’era qualcosa di diverso. L’azienda veniva descritta come una famiglia nella quale bisognava darsi da fare e in cambio si sarebbe potuto ricevere, un posto stimolante. Ammetto che quello che più mi ispirò fu l’incrollabile ottimismo durante il colloquio della mia intervistatrice che, solo dopo, ho scoperto essere una caratteristica comune a molte persone all’interno dell’azienda.

Il colloquio l’ho fatto gli ultimi giorni di febbraio: due settimane dopo, il 14 marzo 2016, entravo in Everis  per uno stage di sei mesi a mille euro al mese e scoprivo che la donna del colloquio era la manager del team con cui ancora oggi lavoro. Ma tre mesi dopo l’inizio dello stage, il 14 giugno, sono stato assunto a tempo indeterminato con una Ral di 24.500 euro più benefit, quindi assicurazione, ticket restaurant e formazione.

Ho avuto un rapporto ottimo con il mio tutor, sono stato inserito in un progetto di respiro internazionale con responsabilità crescenti fin da subito. Oggi sono un consulente Sap all’interno del team Finance, in particolare Tesoreria. Mi vengono assegnati in parallelo differenti task con differenti priorità. Questi task possono comprendere la customizzazione/settaggio del sistema o delle analisi di dati o della redazione di documentazione o delle riunioni o delle call: il lavoro è molto vario e c’è da apprendere molto a vari livelli. A me piace perché amo le sfide e mettermi in gioco. E qui le mie hard e soft skill sono quotidianamenti sollecitate.

È passato un anno e mezzo dal giorno del colloquio e adesso sono diventato Solution senior analyst. Posso dire che ogni giorno verifico la verità delle parole condivise quel giorno. Credo che il punto forte di Everis sia che qui il management è costituito da leader. La crescita e la salute dell’organizzazione non è considerata una mera voce di costo. Si è attenti al team: siamo ispirati a sognare e fare di più. Sono assolutamente all’inizio del mio percorso professionale, e dei miei obiettivi, ma credo fortemente che questa azienda dia la possibilità alle persone di esprimere il loro massimo potenziale. Al momento non mi interessa costruire un muro: voglio edificare una cattedrale. E se siete come me, Everis vi dimostra che è il posto, il mezzo, il canale giusto per fare ciò!

Sono stato fortunato, il mio primo stage è stato anche l’ultimo, ma in Italia credo ci siano molti problemi riguardo i tirocini. La stragrande maggioranza delle aziende, oserei dire il 90%, non fa apprendere nulla allo stagista o lo trascura, dopo sei mesi di stage propone solo un altro stage, gli iter di selezione sono lunghissimi e spesso non sono mantenute le promese fatte in colloquio, si mettono gli stagisti in competizione facendogli fare quasi una lotta nel fango, si dà un rimborso spese uguale o inferiore ai 500 euro al mese, decisamente insufficiente da ogni punto di vista.

Se dovessi dare un consiglio ai giovani che si apprestano a entrare nel mio settore professionale, nonostante il mio rapido cammino nel mondo del lavoro darei un unico suggerimento: non abbiate fretta. Come millennials condividiamo la fretta nel fare tutto: apprendere, pretendere, laurearsi, fare carriera. Siamo stati educati ad avere risultati nel più breve tempo possibile. Ma la soddisfazione lavorativa risponde a leggi lente e segue percorsi scomodi e disordinati. Quindi prendetevi il vostro tempo e fate quante più possibili esperienze parallele. Si cresce perseguendo i propri sogni e facendo sacrifici per raggiungerli, ma anche e soprattutto non chiudendo mai gli occhi e la mente e facendo tutte le esperienze che abbiamo l’opportunità di vivere.


Marianna Lepore

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