Riscatto della laurea, ora diventa «flessibile»

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 06 Mar 2019 in Notizie

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Ha conosciuto fortune alterne proprio a causa dei costi sicuramente non alla portata di tutti. Dopo il record di 28mila richieste del 2009, secondo l'Inps nel 2017 sono state circa 13mila, tra settore pubblico e privato, le persone che hanno avviato le procedure per riscattare la laurea. Ma già lo scorso anno il numero è sceso nuovamente, attestandosi su circa 9.700. Sempre nel 2018, è stata la fascia d'età 56-65 a prevalere per tra le persone che hanno scelto di usufruire di questa opportunità: un dato non irrilevante alla luce delle disposizioni relative all'età, che rappresentano uno dei principali punti critici della nuova normativa.

Con la
legge di Bilancio di quest'anno sono entrate in vigore una serie di novità in tema di lavoro. Tra queste, una riguarda proprio quello che è stato ribattezzato riscatto «agevolato» o «flessibile» della laurea.

Nello specifico viene prevista una forma di riscatto riservata esclusivamente a soggetti in possesso di specifici requisiti: il richiedente deve avere un’età inferiore ai 45 anni e la richiesta di riscatto può essere fatta unicamente per i periodi di studio non coperti da contribuzione e svolti a partire dal 1996, quindi nati a partire dall'anno 1974 che nel 1995 frequentassero ancora l’università. Chi richiede il riscatto della laurea, inoltre, non deve essere titolare di pensione. Il limite dei 45 anni è stato espressamente fissato per rendere matematicamente impossibile l’accesso alla pensione anticipata come previsto da Quota 100, altro provvedimento di rilievo tra quelli previsti dalla Manovra. In fase di conversione del decreto legge è stato tuttavia proposto un emendamento per portare il limite da 45 a 50 anni d'età, provando ad aggirare il rischio di incostituzionalità legato all'età, che però è in fase di approvazione.

Cosa cambia e quali sono le differenze rispetto alle forme di riscatto della laurea?
Per riscatto della laurea, dice l’Inps, si intende la possibilità di «valorizzare a fini pensionistici il periodo del proprio corso di studi» così da accumulare anni di contributi utili a raggiungere più velocemente il traguardo della pensione. In sintesi, si pagano per ogni anno del proprio corso di laurea dei contributi calcolati sulla base dello stipendio percepito al momento della richiesta di riscatto.

Ad esempio, in base alle simulazioni riportare sul sito dell’Inps, un lavoratore nato nel 1984 con un anno dianzianità contributiva e una retribuzione pari a circa 21mila euro dovrebbe corrispondere per quattro anni di corso di laurea da riscattare un onere di circa 28mila euro, ossia oltre 7mila euro per ogni anno. Anche chi non ha un lavoro può fare richiesta di riscatto, nello specifico i soggetti inoccupati che al momento di presentazione della domanda non risultino iscritti a nessuna forma di previdenza obbligatoria e non abbiano avviato attività in Italia o all’estero. Il riscatto agevolato prevederebbe un risparmio di circa 2mila euro per anno di studio.


«Rispetto a quello ordinario, questa forma innovativa ha un costo forfettario e sganciato dall’ultima retribuzione» chiarisce alla Repubblica degli Stagisti Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro: «Tale costo è identico a quello pagato dagli inoccupati, ma in questo caso non è richiesta l'assenza di qualsiasi precedente esperienza lavorativa e di contributi versati, come invece accade per il riscatto per inoccupati previsto dalla legge 247 del 2007. Il costo per singolo anno del corso di studi, in entrambi i casi, è pari all'aliquota IVS del fondo pensione lavoratori dipendenti – 33% – per il reddito minimo della gestione artigiani e commercianti. Questo si traduce in una spesa di circa 5.240 euro per ogni singolo anno del corso (ad esempio il riscatto di una laurea triennale costerà attorno 15.720 euro), senza considerare però il vantaggio che sarà costituito dalla deducibilità ai fini fiscali di questo importo. Anche il riscatto agevolato per under 45 è rateizzabile in massimo 10 anni senza interessi».

Anche per il riscatto agevolato, a differenza della prima versione proposta, il riscatto è legato un aumento dell'anzianità assicurativa e contributiva, cioè salgono gli anni di contributi accantonati e aumenta la misura dell'assegno di pensione.


Per De Luca questa nuova formula del riscatto «sarà sicuramente gettonata soprattutto in vista della futura pensione anticipata con quota 41, promessa nella fase due della riforma. Quattro o cinque anni su quarantuno di contributi costituiscono quasi un buon decimo del percorso che porta alla pensione».


Risultano quindi superate le proposte, avanzate in passato dalla campagna #riscattalaurea e dall’ex sottosegretario all’Economia Pierpaolo Barretta, di prevedere per i nati tra il 1980 e il 2000 che avessero concluso nei tempi prestabiliti il proprio percorso di laurea il versamento dei contributi a carico dello Stato e quindi gratuito per i soggetti interessati. Nel caso di #riscattalaurea si prevedeva addirittura il superamento dei limiti d’età. 
«La totale gratuità poteva creare eccessiva spesa per lo Stato e una forte ingiustizia fra le varie generazioni. La formula appena approvata è invece un’opzione che rimane libera e che rappresenta un costo sicuramente meno sbilanciato per la finanza pubblica», conclude De Luca.

Non c’è dubbio che nei prossimi mesi l’attenzione sul tema sarà alta per capire eventuali integrazioni e sviluppi, in modo da iniziare a tirare le prime somme.


Chiara Del Priore

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