Il caso dei “superstage” in Basilicata? Ogni accostamento alla vicenda dei tirocini calabresi sarebbe «del tutto fuorviante» e le accuse di assistenzialismo «del tutto infondate». La replica dell’assessore lucano alla formazione Antonio Autilio è secca, ma giunge soltanto per via indiretta, attraverso un comunicato stampa, e lascia ancora alcune domande aperte. E intanto la scadenza del bando viene rimandata al 30 aprile.
L’articolo della Repubblica degli Stagisti e l’interrogazione parlamentare del senatore e giuslavorista Pietro Ichino avevano messo in luce, due settimane fa, alcune anomalie in un programma di tirocini promosso dal consiglio regionale lucano, che prevede l’inserimento di 1.000 disoccupati come stagisti nelle pubbliche amministrazioni locali. Anzitutto la durata: 12 mesi a fronte dei 6 mesi previsti dalla legge. In secondo luogo l’utilità del programma stesso, visto il rischio di creare infondate aspettative di stabilizzazione presso i tirocinanti disoccupati.
In un comunicato, l’assessore Autilio fa appello alla riforma del Titolo V della Costituzione, sostenendo il «riconoscimento pieno della competenza esclusiva delle Regioni» e le «piene competenze della Regione la regolamentazione anche della durata dei tirocini». Lo stesso assessore, però, aggiunge che «il programma regionale rispetta anche le disposizioni statali che prevedono la durata di 12 mesi dei tirocini per la categoria degli svantaggiati. Attualmente per effetto della evoluzione normativa comunitaria del concetto di svantaggio, i destinatari dei tirocini, previsti dal programma regionale, rientrano a pieno titolo in detta categoria e pertanto perde ogni consistenza il giudizio di illegittimità espresso sull’azione regionale».
Delle due, l'una: se è vero che l’intento del consiglio regionale lucano era di rispettare le disposizioni statali, resta da capire quali siano esattamente le disposizioni comunitarie che consentirebbero di superare la distinzione effettuata dalla legge nazionale e assimilare i lavoratori disoccupati e inoccupati alla categoria degli svantaggiati. Se invece è valida l’affermazione secondo la quale la Regione avrebbe applicato la propria competenza legislativa, viene da chiedersi se un semplice avviso pubblico sia sufficiente a scalzare un atto statale avente forza di legge, e perché nello stesso bando di questo programma di stage il decreto ministeriale 142/98 sia stato citato come una delle fonti legislative di riferimento quando l’intento era proprio di superarne i limiti.
La Repubblica degli Stagisti ha rivolto queste domande all’assessore Autilio, che però ad oggi non ha avuto modo di rispondere. La redazione aveva provato a contattare il suo ufficio già dai primi di marzo, prima della scadenza del bando, per poi rinnovare le richieste d’intervista all’indomani dell’uscita del primo articolo (il 15 marzo) e del comunicato stampa dell'assessore (datato 17 marzo). All’ultima e-mail di domande, inviata il 22 marzo, lo staff dell’assessore aveva promesso alla Repubblica degli Stagisti una risposta; oggi, a distanza di una settimana, ci fa però sapere che in questo periodo Autilio è impossibilitato a rispondere a causa degli impegni elettorali. Qualche giorno ancora di pazienza, assicurano, e l’intervista si farà. In attesa delle risposte, la Repubblica degli Stagisti condivide con i suoi lettori almeno le domande.
Andrea Curiat
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