Eleonora Voltolina
Scritto il 10 Mag 2019 in Notizie
cosa studiare Informatica lauree forti vs lauree deboli occupazione femminile STEM
Le donne sono oltre il 55% del totale degli iscritti alle università italiane – in tutto, quasi 1 milione e 700mila – e anche un po' di più, il 60%, se si guarda per esempio solo ai 33mila studenti dell'università Milano Bicocca. Dunque la questione non è che le ragazze non si iscrivano all’università: la questione sta nella scelta della facoltà. A Giurisprudenza, per dire, alla Bicocca le donne rappresentano il 66% del totale degli iscritti, a Sociologia oltre il 70%. A Psicologia quasi l’80%, a Scienze della formazione addirittura l’88%!
Ma quando si passa dal grande alveo delle facoltà umanistiche a quello delle facoltà scientifiche c’è un crollo. A livello nazionale, sui circa 281mila iscritti nelle classi di laurea che comprendono Engineering, manufacturing and construction, c'è solo un 29% di donne (fonte dati: Direzione generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica del Miur, anno di riferimento 2016). Ancor peggio se si considerano specificamente gli studenti di Informatica, più precisamente delle facoltà del gruppo Information and Communication Technologies (ICTs): qui gli iscritti sono poco meno di 29mila e statisticamente le donne sono davvero pochissime, il 13%.
Dati confermati al millimetro nel caso dell'università Bicocca: dei 1160 studenti iscritti alla facoltà di Informatica oltre mille sono uomini e le donne rappresentano solamente il 13,1%. E non va molto meglio a Fisica: qui, su 907 iscritti, le donne sono poco più di una su quattro: il 28,7%. Sembra che le studentesse siano ancora soggiogate al vecchio stereotipo di genere per cui “la matematica è roba da maschi”, e si regolino di conseguenza. Peccato però che, così facendo, si precludano proprio quei percorsi di studio che sono oggi – e saranno ancor più domani – richiesti dal mercato del lavoro. In altre parole: le ragazze fanno scelte universitarie ai limiti dell’autolesionismo, auto-escludendosi in partenza dai lavori meglio contrattualizzati e pagati.
Come si inverte la tendenza? Ci prova la prossima settimana l’università Bicocca con una due giorni intensissima, “Women in Sciences: le Scienze con la D maiuscola”, in programma lunedì 13 e martedì 14 maggio. Un programma full day 9-18 che prevede workshop, tavole rotonde, “keynote speech” di 45 minuti, spettacoli teatrali a tema scienza. I relatori invitati a parlare (qui l'elenco completo degli interventi) sono complessivamente oltre quaranta, in maggioranza donne – dunque niente “gender balance” in questo caso, ma per una ottima causa: lanciare il messaggio che le donne scienziate esistono, che possono raggiungere ottimi risultati, fare carriera, fare la differenza in laboratorio, nelle aziende, all’università. Di solito i convegni scientifici sono tutti al maschile, tanto che per rivendicare un bilanciamento nelle opportunità di visibilità sono ormai attive molte iniziative, tra cui la campagna “No Women No Panel” lanciata dalla commissaria europea alla Digital Society and Economy Mariya Gabriel, oppure in Italia l’hashtag #tuttimaschi con cui segnalare sui social network gli eventi, i dibattiti, i talk show in cui non c’è nemmeno una donna tra gli ospiti. Invece in questo caso la voce sarà data in primo luogo alle donne.
“Women in Sciences: le Scienze con la D maiuscola” è alla sua prima edizione. «La sua genesi è molto interessante» racconta alla Repubblica degli Stagisti Silvia Penati, docente di Fisica specializzata in fisica teorica delle particelle elementari, teoria delle stringhe e teorie con supersimmetria e tra le promotrici dell'evento: «Dal 2013 al 2017 sono stata capofila di un progetto europeo, COST, dedicato alla ricerca scientifica in fisica teorica, che aveva un forte impegno sulla questione della rappresentanza di genere nella comunità della fisica teorica – dove le donne sono meno del 10%». Parte dei fondi destinati al progetto venivano utilizzati per promuovere eventi: «Qualche anno fa capitò che la mia collega Nadia Malaspina assistesse ad un mio seminario in Bicocca sul progetto COST e le sue iniziative in ambito gender. Recentemente, ricordandosi di quella mia presentazione, ha avuto quindi l'idea di lanciare un evento simile nel nostro ateneo. Mi ha contattato e da lì, coinvolgendo altre colleghe di ambito scientifico, è iniziato tutto». [nella foto, Silvia Penati è a sinistra; al centro Sara Manzoni, a destra Nadia Malaspina]
La due giorni, che ha già registrato quasi 250 iscrizioni (l’ingresso è libero, ovviamente aperto a entrambi i generi anche se l’evento è pensato per attrarre sopratutto ragazze, e la preiscrizione si effettua a questo link), sarà l’occasione di focalizzare il tema delle pari opportunità e degli stereotipi di genere con diversi attori del mondo accademico, industriale e sociale. «La popolazione femminile per il mio dipartimento oggi si attesta attorno al 10%» sottolinea Sara Manzoni, docente di informatica specializzata in Intelligenza artificiale e responsabile delle attività di Orientamento per il dipartimento di Informatica, sistemistica e comunicazione della Bicocca. Fortunatamente poi andando avanti la presenza femminile diventa più significativa: «Circa il 30% tra gli strutturati, e anche le studentesse di dottorato sono certamente una presenza importante, sia numericamente che dal punto di vista della qualità dei risultati». A conferma del fatto che, quando le ragazze trovano il “coraggio” di iscriversi a Informatica, possono raggiungere risultati eccellenti, eguagliando senza difficoltà e a volte superando i più numerosi colleghi maschi: «Quindi primario obiettivo per noi è cercare di colmare questo gap e cercare di stimolare e motivare le studentesse ad iscriversi ai nostri corsi di laurea» aggiunge Manzoni: «Mostrare con interventi su temi divulgativi di relatrici di alto profilo scientifico che la professionalità in contesto scientifico non è prerogativa maschile. Mostrare role-model che possano essere motivanti per lo sviluppo di interessi, passioni e curiosità delle studentesse presenti».
Se “Women in Sciences: le Scienze con la D maiuscola” è alla prima edizione, è però vero che l’università Bicocca non è nuova a questo genere di iniziative. Il corso di laurea in Informatica organizza e gestisce già da quattro anni l’iniziativa NERD? (Non E’ Roba per Donne?) in collaborazione con IBM, offrendo ogni anno la possibilità a duecento studentesse di terza superiore di partecipare ad attività laboratoriali con ambienti e strumenti dell’ICT per sviluppare un progetto con la supervisione di un team di esperti. «L’iniziativa prevede inoltre incontri con ricercatrici e aziende del mondo ICT e docenti del CdL in Informatica» dice ancora Manzoni. E la partecipazione vale anche per l’alternanza scuola-lavoro «attraverso la definizione di un piano formativo individuale definito con gli istituti scolastici superiori».
Inoltre «all’interno del Progetto Lauree Scientifiche del ministero dell’Istruzione, esteso la prima volta quest’anno a Informatica, uno degli obiettivi prioritari è quello di “stimolare la conoscenza e curiosità verso le discipline informatiche per una platea di studenti più ampia e eterogenea in termini di formazione scolastica superiore e di genere". Auspichiamo dunque che il ministero continui a finanziare progetti di questo tipo» dice Manzoni «per poter avere strumenti che ci consentano di proporne di nuove nei prossimi anni. Ad oggi, tutte le edizioni sono state basate sul volontariato delle colleghe del mio dipartimento!».
In “Women in Sciences: le Scienze con la D maiuscola” ci sarà spazio anche per il divertimento: alla fine del primo giorno i lavori infatti si concluderanno con “Educazione (in) Fisica”, uno spettacolo teatrale che racconta in chiave ironica esperienze personali legate ai pregiudizi di genere «che tutte noi possono abbondantemente testimoniare» racconta Manzoni: «Una tra tutte: una mia ex-allieva che svolge attività professionale in ambito di consulenza tecnica risponde al telefono dicendo “Pronto? Risponde nome_azienda, come posso aiutarla?” e dall’altro lato: “Buongiorno signorina, avrei bisogno di una consulenza tecnica, posso parlare con un ingegnere?" e lei risponde: “Qui siamo tutti ingegneri!”. Esplicita sorpresa e poco imbarazzo, seguito da silenzio per alcuni secondi dall’altra parte delle cornetta…». Ma le cose stanno cambiando: «Il contesto professionale e culturale in cui si troveranno le nostre future studentesse sarà diverso da quello in cui ci siamo trovate noi», aggiunge Manzoni, «anche grazie ad un cambiamento di contesto socio-culturale in cui le diversità di genere dovranno pervadere tutti gli aspetti della nostra vita sociale e familiare».
Ma perché questo cambiamento possa effettivamente avvenire, devono e dovranno esserci più donne che studiano materie scientifiche. E quindi bisogna parlare con le adolescenti, mostrare loro la strada, convincerle a credere nelle loro capacità: a partire da oggi.
[alcune delle immagini che corredano questo articolo sono tratte dal Bilancio di Genere dell'università Milano Bicocca]
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