Qualche idea (non richiesta) per creare centomila posti di lavoro

Francesco Giubileo

Francesco Giubileo

Scritto il 08 Mar 2017 in Editoriali

annunci di lavoro buone opportunità centri per l'impiego mismatch domanda / offerta di lavoro

Ecco qui una serie di proposte, non certamente rivoluzionarie, da tempo in circolazione, ma incomprensibilmente mai prese in considerazione.

Primo, inserire nel sito di Anpal, l'agenzia nazionale delle politiche attive per il lavoro, un “modello informativo” che carichi tutte le vacancies attive in Italia. Come? Basta imporre per legge che qualsiasi instaurazione di rapporto di lavoro (o meglio, qualsiasi comunicazione obbligatoria) debba essere precedentemente dichiarata dal datore o ente intermediario – non si esclude così il ruolo di attori terzi che possono caricare la vacancy mantenendo l'anonimato del datore di lavoro – sul sito di Anpal.  L’obiettivo è quello di permettere che tutte le persone interessate possano candidarsi, senza che questo vada a pregiudicare la scelta da parte del datore di lavoro. Il modello garantirebbe, a spanne, quasi un milione di opportunità caricate ogni anno; questa proposta aspira al fatto che nel breve-medio periodo si realizzi un più efficace macthing tra domanda e offerta di lavoro. Così finalmente andando sul sito di Anpal o in un centro per l'impiego si troverebbero delle opportunità di lavoro nel proprio territorio.

stage lavoroSecondo, in pochissimi casi c’è la vera necessità di fornire nuove competenze ai neo-laureati – nulla che in poche settimane non si riesca ad ottenere tramite formazione interna – mentre a questi giovani serve esperienza. Invece, spesso sono gli adulti lavoratori over 50 che dovrebbero formarsi (pensiamo alle nuove competenze nella web analysis): a volte le loro competenze sono obsolete e questo è purtroppo soprattutto vero nella pubblica amministrazione. Quindi i lavoratori della PA con più di 50 anni con titoli di studio bassi o non più coerenti con la professione svolta, potrebbero prendersi un anno sabbatico per consolidare nuove competenze e contemporaneamente al loro posto giovani neolaureati potrebbero venir assunti a tempo determinato per un anno, con la totale trasparenza che tale contratto non comporti la successiva stabilizzazione. Il modello di Job-Rotation verrebbe replicato a scaglioni tutti gli anni: a spanne, 30mila soggetti l’anno.

Terzo, in tema di mobilità occupazionale va generalizzato il sistema Eures, ovvero si deve replicare
in almeno tutti i capoluoghi di Regione il  modello presente oggi a Milano. Circa 4-5 persone lavorano in questo ufficio, si punta a triplicare il numero di giovani che trovano lavoro all’estero con Eures: stiamo parlando di 30mila persone che vanno all’estero per lavoro, non sono numeri altisonanti ma sicuramente importanti.

Quarto, nel nuovo piano di rafforzamento dei centri per l'impiego previsti da Anpal (sperando che si realizzi veramente), vogliamo assumere qualche agente commerciale che finalmente vada nelle aziende – proponendo anche tirocini extracurriculari e contratti in apprendistato duale – in modo che non sia sempre l’azienda a doversi rivolgere ai CPI? Sono consapevole che alcuni di questi uffici fanno già marketing, ma con tutto il rispetto solo in certi casi (rarissimi) questa attività è fatta bene; in altri è  auto-referenziale o una balla colossale. Bene, si può arrivare ad altri 5mila vacancy.

Quinto, usiamo in altro modo parte (ripeto: parte) dei soldi dell’Inail. Gli infortuni sul lavoro sono drasticamente cambiati, dato che è cambiato il modello produttivo: ormai il 90% delle persone lavora nel settore terziario/impiegatizio (e il rischio di chi oggi fa la “badante” o l'addetto alle “pulizie” non è certamente paragonabile a quello dell'operaio in fonderia di quarant'anni fa) e svolge attività meno rischiose del passato. Non dico che non ci siano incidenti, ma permettetemi di evidenziare che stiamo parlando di un modello produttivo certamente più sicuro rispetto a quello del 1950. Quindi usiamo questi soldi per formare e sostenere l’attività di cura ai non autosufficienti: qui siamo almeno 20mila collocati, dedicati all’attività di RSU.

Sesto e ultimo, vogliamo realizzare
– nel concreto intendo – 'sta benedetta partnership tra Camera di Commercio e CPI per favorire l’auto-impiego? Attenzione, non sto parlando di start-up o incubatori: se tralasciamo l’ambiente del core metropolitano milanese e qualche bell’esempio di hamburgheria/birreria artigianale, il resto è un mezzo disastro, e soprattutto non riguarda giovani o disoccupati ad alto rischio di esclusione. Sto intendendo il mondo dei professionisti, delle partite Iva che potrebbero rientrare nel regime forfettario (e il suo altissimo coefficiente di redditività), ma per scarsa informazione non hanno idea di cosa devono fare o come funziona, né a chi chiedere. Questa proposta vuole essere un’alternativa al commercialista, oppure si pagano dei consulenti tramite forme analoghe al “paniere” dei servizi offerti dalla Dote Unica Lavoro della Regione Lombardia. In sintesi, formiamo e aiutiamo nuovi professionisti - qui chiudiamo con altri 10mila.
 
Francesco Giubileo

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