«Le mie pensioni»: quanto prenderanno domani i precari di oggi?

Andrea Garnero

Andrea Garnero

Scritto il 14 Ott 2010 in Editoriali

Grazie alla collaborazione tra Lo Spazio della Politica e la Repubblica degli Stagisti, questo articolo di Andrea Garnero viene pubblicato in contemporanea su entrambi i siti.

La dichiarazione del presidente INPS secondo cui «se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale» riportata dal Corriere un paio di giorni fa sulle pensioni dei precari ha scatenato un polverone. Il presidente, Antonio Mastrapasqua [nella foto a destra], ha negato la paternità della frase, noi vogliamo credergli però andiamo alla sostanza. Quali saranno le pensioni degli attuali precari? Un calcolo preciso è impossibile perché le future pensioni dipendono dalla crescita economica, dalla carriera salariale del singolo, da eventuali interruzioni lavorative e dalle frequenti riforme del sistema. Si possono pero provare a ipotizzare alcune cifre facendo una serie di ipotesi.
La Repubblica riportava alcune cifre del Center for Research on Pensions and Welfare Policies: le stime vanno dai 630 euro ai 724 euro per gli uomini, dai 391 ai 458 per le donne (la differenza è frutto di maggiori interruzioni lavorative e una carriera più limitata delle donne rispetto agli uomini).
A questi dati si aggiungono quelli di una ricerca in corso di Tito Boeri e Vincenzo Galasso (Is social security secure with NDC?) che ringraziamo per la gentile concessione. Immaginando il caso di un giovane uomo italiano tipo (caso A nella tabella) che entra nel mercato del lavoro a 25 anni con un contratto precario a 800 euro al mese fino a 35 anni quando ottiene un contratto a tempo indeterminato e raggiungere i 1300 euro a fine carriera, la pensione andrà da un massimo di 1052 euro al mese a un minimo di 638. Sicuramente gli toccherà lavorare più a lungo dei propri genitori e solo andando in pensione a 67 anni il giovane precario tipo potrebbe aspirare ad avere una pensione intorno ai 1000 euro.
Per chi, invece, riuscirà ad avere fin da subito un contratto a tempo indeterminato, e quindi una progressione salariale più forte (1600 euro a fine carriera), le prospettive sono migliori (caso B): da 819 euro al mese a 1342. A parità di salario di entrata a 25 anni, quindi, il precariato di inizio carriera causa una perdita di 200-300 euro sulle pensioni future.
Il caso C presenta, invece, le prospettive per un lavoratore a tempo indeterminato fin dall'inizio con un  salario iniziale più alto del 25%.



Il problema, come si vede dalla tabella, non è tanto il sistema pensionistico attuale (che rimane uno dei più generosi in Europa: Boeri e Galasso replicano le stime per la Svezia e i tassi di rimpiazzo sono molto inferiori) quanto la dualità del mercato del lavoro: da una parte i super protetti che non possono essere licenziati e con prospettive di pensione decenti. Dall'altra la nuova generazione di precari che passa da un lavoro all'altro, senza adeguati servizi di orientamento sul mercato del lavoro né assegni di disoccupazione e che inoltre avrà anche pensioni infime.
A questi dati si aggiunge anche l'incertezza legata al «fattore Ryanair»: è sempre più normale lavorare per un paio d'anni in un paese e poi un altro paio d'anni in un altro e poi magari tornare in Italia. Quale sarà, però, il montante totale della pensione dopo aver pagato i contributi in diversi Paesi?
Che fare?
Il presidente INPS ipotizza un sommovimento secondo il Corriere. Forse ce ne sarebbe bisogno: non per forza una manifestazione o uno sciopero ad oltranza, ma una presa di coscienza seria a livello collettivo. Esistono proposte per superare la dualità del mercato del lavoro, alcune sono già state presentate in Parlamento. Non saranno perfette, si potrebbe fare molto meglio. Forse. Ma non è più tempo di aspettare, si deve fare un primo passo subito prima delle probabili elezioni in primavera.
A livello individuale, invece, un consulto con un esperto sarebbe utile per un'analisi, anche approssimativa, del proprio caso individuale. Potrebbe apparire strano dover cominciare a pensare oggi alle pensioni che si riceveranno tra 40 anni, ma purtroppo non c'è tempo da perdere.

Andrea Garnero

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
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