Mentre continua il braccio di ferro sul salario minimo tra maggioranza e opposizione (il tutto ormai rimandato a settembre) arriva un possibile testo di legge a cui guardare. Il 15 luglio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale una proposta di legge di iniziativa popolare sottoscritta dal comitato promotore lanciato da InOltre Alternativa progressista. «Il nostro scopo è dare un contributo al testo di legge delle opposizioni in Parlamento» spiega alla Repubblica degli Stagisti – anch'essa tra i promotori – Giordano Bozzanca, presidente dell'associazione: «E fare pressioni sul governo con una battaglia che parta dal basso nel Paese». La questione, per Bozzanca è da inquadrare da un punto di vista più ampio, che comprenda anche la contrattazione collettiva, «lo strumento principe».
Bisogna intervenire «per coprire tutti i lavoratori non riconosciuti dai contratti collettivi nazionali» gli fa eco in un post su Instagram Fabio Gibertoni, tesoriere di InOltre. «Può essere solo che un intervento migliorativo nei confronti dei lavoratori in nero, oppure di chi pur lavorando vive al limite, o addirittura al di sotto della soglia di povertà».
L'importo del salario minimo? Secondo la proposta di legge dieci euro, dunque più dei nove che chiedono le opposizioni. E «che sia al lordo di contributi previdenziali e assistenziali, inclusi Tfr, tredicesima, nonché indennità accessorie e fisse» si legge nel testo. Il tema, secondo i rappresentanti di InOltre, «va trattato insieme alla riforma della rappresentanza sindacale perché non si può slegare una questione dall'altra». Non a caso, spiega Bozzanca, al testo si è arrivati «collaborando con i giuristi della Cgil, e partendo da quanto già ai tempi del ministro del Lavoro Orlando, lo scorso anno, era stato formulato: un salario minimo in base ai diversi comparti del lavoro», a loro volta regolamentati dalla contrattazione collettiva.
L'assunto da cui si parte nella proposta di legge (all'articolo 18) è che «il salario minimo orario è valido e vincolante laddove un contratto collettivo nazionale di lavoro sia assente o preveda compensi orari minimi inferiori al salario minimo determinato ai sensi della presente legge». Del resto parte della polemica sul salario minimo è incentrata proprio sulla presenza di una contrattazione collettiva nazionale, che è già sufficiente – si dice – a regolamentare le retribuzioni. Secondo il comitato promotore però, non si dovrebbe in nessun caso scendere sotto la soglia dei dieci euro, e qualora sia previsto – come capita che accada – un compenso inferiore, «i contratti collettivi nazionali devono essere oggetto di nuova contrattazione entro il limite dei dodici mesi».
Il rischio del boomerang, e di aprire cioè una porta a chi furbescamente cercasse di usare il salario minimo per scendere al di sotto di quanto già previsto dal ccnl abbassando retribuzioni superiori, è stato preso in considerazione: «Abbiamo inserito una clausola, quella del 'fatti salvi gli effetti del maggior favore'». Un altro aspetto su cui «abbiamo voluto calcare la mano» dice Bozzanca, «è l'ultrattività dei contratti, e cioè che restino in vigore quelli in scadenza fino al rinnovo».
Almeno due gli altri punti focali del testo. Il primo, l'estensione del salario anche ai lavoratori non subordinati. Lo si ripete in più punti, per esempio all'articolo due della proposta di legge, sull'ambito di applicazione, in cui si avvisa che il salario minimo va applicato anche alle collaborazioni, incluse quelle che riguardino iscritti agli ordini professionali, e al lavoro autonomo. Con la postilla che «la remunerazione sia riferita al tempo o esistano parametri temporali». Insomma, i lavoratori autonomi dovrebbero quantificare il tempo della propria prestazione, e non essere pagati meno del salario minimo per ciascuna ora di lavoro.
Ancora, nella proposta di legge sono inclusi i lavoratori domestici e i professionisti dei beni culturali. Per loro, specifica Bozzanca, «abbiamo previsto l'applicazione del contratto di Federculture, e non quello della Multiservizi». Questo perché, prosegue l'attivista, «nella proposta di legge si afferma che va applicato alle categorie di lavoratori il contratto leader del settore merceologico più prossimo».
C'è poi il punto delle sanzioni, «su cui invece il testo delle opposizioni rimane evasivo». Sottolinea Bozzanca come sia stato inserito quanto previsto dal Gdpr «e cioè sanzioni rapportate al fatturato, fino al dieci per cento». All'articolo 22 si stabilisce infatti che il datore di lavoro dispone di tre mesi per adeguarsi al salario minimo, altrimenti «si applica la sanzione amministrativa fino ad euro 100.000, ovvero fino al 10 per cento del fatturato annuo globale del datore di lavoro se superiore». Le controversie del lavoro autonomo andranno poi risolte davanti al Tribunale del lavoro, «per riconoscere i freelance come lavoratori e non come imprese» sottlineano in un comunicato da Acta, l'associazione che rappresenta i lavoratori autonomi nel terziario avanzato, altro membro del comitato promotore. «Abbiamo contribuito ai lavori preparatori della proposta di legge con lo spirito di rafforzare i diritti per i freelance», dichiara infatti il presidente di Acta Giulio Stumpo.
Adesso bisogna però procedere con la raccolta delle firme. Ne servono per legge 50mila affinché la proposta approdi in Parlamento. «Abbiamo ritenuto opportuno partire da settembre 2023 per dispiegare al meglio la campagna senza di mezzo la pausa estiva» si legge nel comunicato diramato da InOltre. Nel frattempo, fa sapere Bozzanca, «ci siamo riuniti con esponenti delle opposizioni come Nunzia Catalfo del M5S con l'idea di arrivare a formulare nuovi disegni di legge a partire dal nostro testo». Quello delle opposizioni «è blindato, per decisione dei capigruppo».
A settembre si giocherà la partita più importante: «I numeri in Parlamento rendono di minoranza una battaglia che invece noi sappiamo essere di maggioranza» sostengono da InOltre. Va creato un clima di «ebollizione culturale che il Governo non può più ignorare, palesando la posizione regressiva e conservatrice che non vuole confessare, mascherandosi da destra 'sociale'». Il Paese è invece fatto di «persone che vivono in condizioni di precariato e difficoltà economica». Le persone che questa proposta di legge si ripromette di proteggere dal rischio di sfruttamento e di sottoretribuzione.
Ilaria Mariotti
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