Parvaneh Shafiei, programmatrice in EY e ambassador della Women in Data Science Conference: «Ragazze, studiate informatica!»

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 05 Mar 2019 in Storie

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Domani, mercoledì 6 marzo, si terrà la Women in Data Science (WiDS) Milan Conference, prima edizione milanese della Global WiDS Conference, conferenza internazionale dedicata alle donne che lavorano o fanno ricerca nel settore data science. Tra le ambassador c’è Parvaneh Shafiei, senior data scientist del gruppo EY, sponsor dell'evento e multinazionale della consulenza appartenente all’RdS network. Per la rubrica Girl Power di oggi abbiamo raccolto la sua testimonianza. 

Sono nata in Iran trentatré anni fa e da sette sono in Italia dove, dopo la laurea in Software engineering, sono arrivata per seguire un Master in computer science al Politecnico di MilanoQuest’anno sono ambassador della Women in Data Science (WiDS) Milan Conference e ho avuto il compito di organizzare l’evento, individuando le speaker. Oltre a me interverranno sette donne, provenienti da esperienze diverse: non solo delle data scientist, ma anche una dottoranda in machine learning, due manager, una digital analyst e una head of innovation models. 

Ognuna farà uno storytelling di circa dieci minuti, raccontando la sua esperienza, la sua scelta di studiare la data science o un suo progetto specifico. Seguiranno un panel e un momento di networking e mentoring per gli interessati. 

L’obiettivo è quello di aiutare gli studenti e le studentesse che vorrebbero occuparsi di data science ma non sanno che tipo di carriera intraprendere. Vogliamo far capire loro che questo è un mondo nuovo e variegato. All’interno del gruppo EY abbiamo persone con backgroud diversi: laureati in matematica, fisica, informatica, biomedica e così via. Ma ci servono anche persone con mentalità diverse, per questo vogliamo aumentare la presenza femminile: al momento è solo del 20 per cento ma per il 2019 ci piacerebbe arrivare al 50. In particolare, oggi nel team data science ci sono dieci ragazze su cinquanta, di cui sette si occupano di programmazione. 

Io mi sento fortunata perché la mia famiglia mi ha sempre supportato, appoggiando la scelta di studiare informatica, come mia sorella e i miei cugini, nonostante avrebbero preferito che scegliessi arte o musica – ero brava a suonare il piano! – sia in quella di trasferirmi in Italia. 

In Iran non ho mai avvertito un divario di genere. All’università c’era parità, da noi molte ragazze scelgono l’informatica e anche l’ingegneria civile e meccanica. Ero convinta che in Europa sarebbe stato anche meglio. Invece al master a Milano eravamo solo sei ragazze su quaranta, di cui una sola era italiana. Poi ho iniziato a lavorare come junior data scientist ero l’unica donna. Non è facile lavorare in un ambiente maschile: a volte non ti prendono seriamente e pensano “è una ragazza, non ha ambizioni”. Ho capito che qui le donne devono lavorare più degli uomini per essere apprezzate in questo settore. 

Penso sia così anche perché non se ne parla abbastanza: bisogna innanzitutto cambiare la mentalità delle persone. Per questo nel 2017 ho fondato RLadies Milano, gruppo dedicato alle donne data scientist, che fa parte dell’organizzazione mondiale R-Ladies, nata con la missione di promuovere la diversità di genere nel settore informatico. Con RLadies organizzo eventi per coinvolgere le donne a parlare delle proprie attività.

Un giorno mi piacerebbe anche avviare dei progetti nelle scuole, perché è importante coinvolgere i ragazzi da subito e far capire che oggi è importante che tutti sappiano programmare a livello base, perché a prescindere da cosa faranno nella vita è una capability che può aiutare tantissimo.


Riguardo la mia carriera, dopo aver cambiato due aziende per vedere più progetti diversi possibile, sono arrivata in EY, dove ho la possibilità di cambiare progetto ogni tre/sei mesi restando nella stessa azienda. Questo è l’aspetto più bello e interessante della consulenza. Mi occupo di programmazione pura, ad esempio sviluppando modelli produttivi di recommendation system per aziende turistiche, planning, documenti per presentare i risultati ai clienti. Fondamentale nel mio lavoro è saper spiegare i risultati nel modo giusto anche a chi non sa nulla di informatica.  

Alle ragazze dico: bisogna esplorare, leggere, viaggiare, partecipare a eventi. Siamo in un mondo digitale e dobbiamo sfruttare l’accessibilità che ne deriva. Il mondo data science può essere una grande opportunità, e attenzione: non è fatto solo di programmazione ma anche di altri livelli, come lo storytelling e la creazione di dashboard non solo tecnici. E qui le donne, che hanno più soft skills degli uomini, possono avere una marcia in più. Non esistono limitazioni se non quelle che ci diamo noi!

Testimonianza raccolta da Rossella Nocca

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