Paolo Gallo ha 53 anni. Dal 2014 è responsabile risorse umane del World Economic Forum e qualche tempo fa, partendo da alcune domande che continuavano a ricorrere nel corso della sua attività lavorativa e vita privata, ha deciso di scrivere «La bussola del successo» (Rizzoli).
Dai quesiti nasce la volontà di trovare delle risposte o quantomeno fornire indicazioni utili, come dimostra l’ambizioso sottotitolo del libro: «le regole per essere vincenti restando liberi». Nel corso del testo l’autore si chiede spesso il motivo del fallimento di tante persone e che cosa vuol dire avere successo, cercando di fornire indicazioni ricavate dalla sua pluriennale esperienza nel settore risorse umane. Indicazioni indirizzate a tutti, con focus particolare sulla fascia d’età 25-35, ossia i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
Non è così facile trovare risposte a quesiti così impegnativi e Gallo, così come chi legge, lo sa bene: le dinamiche lavorative sono estremamente complesse e non esistono casistiche sufficienti per descriverle. Ad esempio, il raccomandato di turno fa vacillare seriamente la nostra concezione di esistenza di giustizia o libertà in ambito lavorativo. Il nostro desiderio di affermazione spesso è ostacolato da rapporti lavorativi complicati o contesti non favorevoli.
E soprattutto, può apparire un po’ retorico che un professionista affermato come Gallo dispensi consigli sul successo nel lavoro a chi spesso fa fatica a trovare un’occupazione.
«Capisco che viviamo una fase molto critica per i giovani. So che molto spesso ci troviamo a non poter scegliere la nostra occupazione, ma è importante sapere che quello non sarà il lavoro della nostra vita»: l’autore del libro spiega alla Repubblica degli Stagisti l’esigenza di fornire consigli utili anche in un momento delicato per il mondo del lavoro, mettendo l’accento sull’importanza del non accontentarsi e di non smettere mai di cercare la propria strada. «A mio avviso è comunque fondamentale capire chi si è e cosa si vuole fare, perché queste domande saranno poi utili nella scelta dell’azienda in cui lavoreremo per la vita e soprattutto ci permetteranno di crescere all’interno di quell’azienda».
Quali sono allora le «regole» da seguire? «Innanzitutto, essere quanto più liberi possibile nelle proprie scelte professionali, dove per libertà si intende fare scelte autonome che non ti permettano di essere ricattabile. È importante compiere scelte in autonomia, magari sbagliate, ma senza che nessuno possa poi chiedere nulla. Un altro punto importante è la corretta gestione della propria reputazione online, un aspetto non ancora regolamentato dalla legge, ma notevolmente considerato dalle aziende soprattutto in fase di selezione del personale. Oggi tutte le organizzazioni guardano cosa pubblichiamo su Facebook e LinkedIn, bisogna essere attenti perché una carriera può essere anche compromessa da una foto».
D’altro canto Gallo, tramite la sua organizzazione, cerca di contribuire non solo in teoria all’inserimento lavorativo dei giovani: «Riceviamo 25mila application l'anno, a testimonianza dell'interesse per le nostre attività. Il World Economic Forum organizza il Global Leadership Fellows Programme, percorso di apprendimento e formazione della durata di tre anni, che coinvolge 30 neolaureati a livello internazionale. Il Programma è finalizzato all’inserimento dei giovani all’interno dell’organizzazione».
Pensare che tutto sia semplice o risolvibile con poche regole non è ovviamente possibile. Tuttavia, Paolo Gallo vuole trasmetterci la convinzione che costruire un percorso di carriera «positivo», sebbene possa essere complicato, è possibile. Qualunque sia la nostra condizione attuale, il segreto è continuare a guardarsi intorno alla ricerca del «nostro» lavoro, cioè dell’occupazione che fa per noi, senza perdere quella famosa «fame» di jobsiana memoria.
Chiara Del Priore
Community