Pochi giorni ancora per candidarsi al NeaPolis innovation Campus, opportunità per i giovani campani appassionati di elettronica

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 15 Giu 2018 in Notizie

ingegneria microcontrollori NeaPolis Innovation Summer Campus

«Al giorno d’oggi bisogna saper fare non solo sapere»: questo è il NeaPolis innovation Summer Campus nella sintesi di uno dei giovani che vi hanno partecipato. Il programma è un'opportunità destinata ai giovani campani dalla STMicroelectronics insieme a cinque università: la Parthenope e la Federico II di Napoli, l’università di Salerno, gli atenei della Campania e del Sannio.

Il Summer Campus è un evento, giunto alla sua quinta edizione, che si svolge con cadenza annuale nella sede dell’azienda ad Arzano, Napoli. Un campus che, questa volta per 11 giorni, ospita dalle 9 del mattino alle 6 del pomeriggio laureati o laureandi in ambito tecnico scientifico provenienti dagli atenei campani. Quest’anno i posti a disposizione sono per cento partecipanti che gratuitamente – quindi senza pagare alcun costo di iscrizione – seguono seminari intensivi sui microcontrollori a 32 bit e sui sistemi operativi real time. Poi, dopo una prima fase di lavoro individuale, vengono raggruppati in team per ideare e sviluppare un progetto, avvalendosi anche della scheda di sviluppo che gli viene fornita gratuitamente a inizio campus, che viene presentato l’ultimo giorno ad un pubblico selezionato.

Nelle prime quattro edizioni il Summer Campus ha visto partecipare 250 studenti, quasi tutti entusiasti dell'esperienza. Come
Rocco Marco Guglielmi, 31 anni, laureato presso l’università di Salerno e affezionato frequentatore del Summer Campus fin dal 2014, prima come student tutor e dal 2017 come tutor. «All’evento partecipano due figure: i tutor aziendali, professionisti che lavorano su determinate tematiche, e gli student tutor, studenti che danno un contributo attivo avendo partecipato a precedenti edizioni» spiega: «Io feci uno stage in ST per la laurea triennale e il mio tutor dell’epoca e organizzatore dell’evento mi chiese una mano per preparare le lezioni della prima edizione, con il ruolo di tutor studente volontario». Quell’anno su circa 40 partecipanti la stragrande maggioranza era della Federico II di Napoli, mentre dall’università di Salerno oltre a Guglielmi c’erano altre sei-sette persone. Da allora è tornato ogni anno come student tutor all’evento fino al 2017 quando è stato assunto in ST ed è diventato tutor.

I tutor sono, quindi, professionisti assunti in ST che lavorano regolarmente con i microcontrollori e a cui viene affidato il compito di organizzare il corso, indicare il percorso didattico, dare una mano agli studenti. «I tutor aziendali sono però al massimo due – tre persone, troppo poche per gestire tutti i partecipanti», spiega Guglielmi. «Ecco perché sono affiancati da studenti, che chiamiamo tutor studenti volontari, figure esterne ad ST che hanno partecipato a precedenti edizioni del Campus e che vengono solo per gli undici giorni del programma, dando supporto al tutor nel fare lezione. E talvolta fanno anche lezioni di una mezz’ora, anche per farli esercitare a parlare in pubblico. Come se fossero degli assistenti dei tutor».


L’azienda STMicroelectronics si è insediata a Napoli nel 2001 e si è subito scontrata con la difficoltà di entrare in sintonia con i tanti atenei che in regione offrono corsi di laurea in ingegneria elettronica. Da qui l'idea di avviare NeaPolis Innovation, «un programma per alleggerire i problemi burocratici e di regolamentazione degli stage tra un’azienda non napoletana con le università del territorio» spiega alla Repubblica degli stagisti Laura Sipala, dell’ufficio stampa e relazioni pubbliche di ST.

Il NeaPolis Innovation diventa un accordo di collaborazione stabile con le università campane nel campo della ricerca e della formazione tecnico scientifica, con eventi e seminari aperti a studenti e piccole e medie imprese del territorio, a cui aderiscono anche, Micron, Confindustria Campania, Cnr, Enea. Cuore del programma, il Summer Campus: «Con l’obiettivo di dare agli studenti un’idea del lavoro in azienda. La nostra è un’operazione culturale: ha l’obiettivo di far conoscere il mondo dell’elettronica e microelettronica e far crescere nei partecipanti la conoscenza di quello che possono fare», spiega Sipala.

Così è stato anche per Guglielmi che dice: «Di solito il dieci per cento degli studenti torna come student tutor l’anno seguente, rispondendo a una chiamata sui social media durante il mese di aprile. Anche quest’anno c’è stata una forte risposta, con dieci volontari». Per prendere parte al campus ci sono, logicamente, delle competenze richieste: avere un profilo quanto più tecnico possibile e saper programmare quantomeno in C. L’aggiunta di competenze di base di elettrotecnica ed elettronica è un aiuto in più. «Di solito gli studenti arrivano da ingegneria informatica, elettronica e delle telecomunicazioni, a volte anche qualche matematico e chimico».

Per partecipare al Summer Campus la regola base è non avere alcuna esperienza di sistemi embedded, di microcontrollori, che è poi l’argomento di cui si parla nel corso degli undici giorni. «La vera selezione la fanno i docenti universitari che raccolgono le partecipazioni degli studenti selezionando chi ha un profilo abbastanza formato per apprendere i progetti di cui si parlerà», spiega Guglielmi. «Di solito studenti al terzo anno della laurea di primo livello, ma anche ragazzi all’inizio della magistrale. Se poi qualcuno scopre del campus attraverso i social media e vuole iscriversi, chiediamo un parere al docente di riferimento e accettiamo tutti». Iscrizioni che al momento sono in corso e vanno effettuate entro il 30 giugno. Poi il campus si svolge a inizio settembre, - quest’anno per la precisione da giovedì 30 agosto a domenica 9 settembre.

Lo stretto rapporto tra le università e il Campus lo dimostra anche la testimonianza di Matteo Caiazzo, 22 anni, neolaureato dell’università Parthenope, che ha partecipato al programma nel 2017. «Il mio professore di architettura di sistemi a micro processione, Luigi Cozzolino, aveva organizzato una giornata all’università con il direttore della STMicroelectronics, Alan Smith, per introdurci l’argomento. Mi aveva proposto di partecipare ma ero solo un laureando e pensavo di non essere all’altezza, ci ho messo un po’ prima di dire sì. I posti sono limitati per ateneo e alla Parthenope eravamo in pochi, quindi non avevamo difficoltà a rientrare nel numero». Oggi è convinto che il Summer Campus gli abbia dato degli sbocchi lavorativi in più: «Presa la triennale sono stato contattato da parecchie aziende che hanno visto il mio curriculum su Almalaurea e apprezzato questa esperienza. Ho ricevuto varie proposte di stage ma per ora aspetto, perché ho intenzione di prendere la laurea magistrale che comincerò a settembre». L’esperienza non si è conclusa qui, perché quest’anno farà lo student tutor, rientrando quindi nel gruppo di studenti delle edizioni precedenti che aiutano i tutor nello svolgimento delle lezioni. «Il Campus fa un po’ da tramite tra l’università e il mondo del lavoro: si inizia a capire com’è una vita in azienda, anche negli orari. Ed è una voce importante in curriculum che non bisogna lasciarsi scappare». Nel 2017, quando ha partecipato, c’erano una cinquantina di persone ma la percentuale di donne era soltanto del venti per cento. Un dato più alto della media di donne partecipanti, che in quattro edizioni si attesta intorno al dieci per cento.

Qualche ragazza comunque per fortuna c'è. «È un dato che rispecchia la situazione attuale universitaria» si rammarica Maria Elena Gragnaniello, che ha partecipato l’anno scorso a 25 anni appena laureata in ingegneria biomedica, informatica e delle telecomunicazioni alla Parthenope. Oggi è iscritta al corso magistrale di ingegneria delle telecomunicazioni alla Federico II e, dice, «anche qui, in media seguo corsi dove su quaranta partecipanti siamo solo sette donne». Consiglia il Summer Campus perché permette di ampliare «la conoscenza pratica che all’università manca, per un deficit di organizzazione di laboratori e corsi pratici. Per me è stata un’ottima esperienza, invito tutte le donne a partecipare, perché è importante dal punto di vista tecnico, personale e professionale».

Uno degli aspetti del Summer Campus che piace molto è la possibilità di costruire un progetto e presentarlo in fase finale a un pubblico, di solito costituito da un assessore regionale – negli ultimi anni quello all’internazionalizzazione e start up della regione Campania, Valeria Fascione - dal direttore di ST e da altri docenti universitari. «Sono stata la portavoce del mio gruppo» racconta la giovane ingegnera. «Così ho scoperto una certa dedizione agli aspetti di marketing del prodotto, che ora cerco di approfondire». Oggi oltre a studiare ha fondato una start up, Carpitech, inserita nell’incubatore Campania New Steel, che ha sede a Città della Scienza. Proprio il posto in cui aveva trovato l’annuncio del NeaPolis innovation Summer Campus con l’elenco dei professori a cui chiedere informazioni.

Ma è il confronto con il pubblico che ascolta la presentazione dei progetti finali il punto forte secondo i tre ex partecipanti del Summer Campus: «Per me» aggiunge Guglielmi, «è stato fondamentale, dandomi la possibilità di imparare a parlare in pubblico, prima non ero per niente un gran chiacchierone». Agli interessati al programma non resta che affrettarsi, contattare i docenti di riferimento delle cinque università campane indicati nel bando o, nel caso si provenga da università fuori regione, direttamente l’organizzazione del NeaPolis innovation.

Marianna Lepore

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