«Quello che comincia oggi a New York sarà il momento più importante degli ultimi venti anni e probabilmente dei prossimi venti»: così Matteo De Simone di Fair Internship Initiative descrive alla Repubblica degli Stagisti quello che a partire da questa settimana succede nel palazzo dell’Onu nella Grande Mela. Oggi, infatti, nella Quinta Commissione della 73esima sessione comincia la discussione della Joint Inspection Unit sugli stage all’interno delle agenzie facenti parte delle Nazioni Unite.
«Accogliamo con favore la discussione, basata su una relazione e sulle raccomandazioni della Joint inspection unit, con il fine di migliorare i programmi di tirocinio in tutto il sistema delle Nazioni Unite» commenta Rhéal Le Blanc, viceportavoce delle Nazioni Unite a Ginevra, rispondendo per conto di Alessandra Vellucci, direttrice del servizio di informazione del Palazzo delle Nazioni, al momento impossibilitata a rispondere alle domande della Repubblica degli Stagisti. «Pensiamo sia importante fornire questa esperienza formativa ai giovani e molti dei nostri dipendenti dedicano molto tempo a istruirli e aiutarli per rendere questa esperienza meritevole». E cita una dichiarazione di Michael Moller, direttore generale dell'ufficio Nazioni Unite a Ginevra, «Dobbiamo assicurarci che giovani qualificati provenienti da tutte le parti del mondo possano unirsi alla nostra organizzazione come stagisti, indipendentemente dalla loro provenienza. Perciò accolgo con favore le discussioni in corso sull’equa remunerazione degli stage e spero che, insieme ai nostri Stati membri, troveremo una soluzione soddisfacente in breve tempo».
Le Blanc però ci tiene a precisare che i candidati sono «pienamente informati sulle condizioni degli stage offerti» e che loro incoraggiano sempre i giovani a «sollecitare sponsorizzazioni o borse di studio dai loro governi, o da università o altri enti». Ribadendo ancora una volta che il pagamento dei tirocini al Segretariato delle Nazioni Unite «dipende dall’Assemblea generale e dagli Stati membri, gli unici in grado di cambiare questa situazione»: insomma, al momento il budget del Segretariato non sarebbe sufficiente per offrire posizioni di stage con indennità, e dunque i tirocini continuano ad essere gratuiti, ma nonostante questo «continuiamo a ricevere moltissime domande per effettuare tirocini, e questo dimostra il valore che i giovani danno a questa opportunità di crescita professionale e personale».
Per capire di cosa si stia parlando bisogna fare un passo indietro e ricordare cosa è successo negli ultimi due anni a proposito degli stage nelle organizzazioni internazionali: un tema che la Repubblica degli Stagisti ha seguito sempre con grande attenzione attraverso i suoi articoli e le sue campagne di opinione. La nostra prima denuncia di quella che avevamo definito la “lista dei tirchi”, cioè la "black list" degli organismi internazionali che non pagavano gli stagisti, risale addirittura al 2011! E già allora l'Onu era tristemente presente, con quasi tutte le sue agenzie.
Nell’estate del 2017 le organizzazioni a difesa degli stagisti avevano lanciato l’allarme sulla possibile cancellazione del rimborso spese per i tirocinanti della Fao, una delle pochissime agenzie Onu che pagava i suoi stagisti (con 700 euro al mese). L’intento delle Nazioni Unite era quello, infatti, di uniformare le tante policy in vigore nelle 28 agenzie su questo tema, e giungere a una standardizzazione del sistema con possibili «implicazioni su come le agenzie Onu pagheranno i tirocinanti», aveva spiegato l’ufficio stampa del direttore generale Da Silva. Di fatto un’ammissione della intenzione di cancellare dappertutto – anziché introdurre dappertutto – la pratica di erogare una congrua indennità agli stagisti.
Allarme poi confermato a febbraio 2018, quando i tirocini in Fao sono stati di fatto sospesi. Gli uffici del Fondo alimentare, interpellati dalla Repubblica degli stagisti, si erano limitati all'epoca a far sapere che il programma era ancora in fase di revisione.
Da allora più nulla: per questo il dibattito che comincia oggi è fondamentale, perché affronterà globalmente il tema tirocini all’interno di tutte le organizzazioni Onu. E sopratutto non si potrà certamente tornare indietro rispetto a quanto già affermato nella Joint inspection unit del 2009, dove si raccomandava di prevedere almeno buoni pasto giornalieri, abbonamenti ai trasporti e un contributo economico per coprire i costi assicurativi per gli stagisti senza rimborso spese.
Da questa cronostoria emerge chiaramente la portata dell’evento di oggi: dal prossimo anno le migliaia di giovani che fanno stage all'Onu e nelle sue agenzie potranno avere diritto a una congrua indennità? Due mesi fa, a settembre, una nota del Segretario generale dell’Onu ha portato all’attenzione dei membri dell’assemblea l’ultimo report della Jiu del 2018. Nel report si prendono in considerazione gli anni dal 2009 al 2017 «durante i quali il numero di tirocini alle Nazioni Unite è cresciuto sensibilmente». E si afferma che «un programma di tirocinio coerente in tutto il sistema delle Nazioni Unite, con un’insieme di buone pratiche basate su una struttura di riferimento, migliorerebbe l’efficacia dei programmi e la reputazione delle organizzazioni interessate».
La scusa sempre addotta in questi anni dai vari dirigenti è, ovviamente, che non ci sarebbero fondi disponibili nei bilanci dell'Onu e delle sue agenzie per pagare una indennità agli stagisti. Ma è tutta una questione di volontà e di scala di priorità nella allocazione degli – ingenti – fondi esistenti, in realtà. Anche il report infatti specifica che all’interno delle organizzazioni andrebbero trovati meccanismi di finanziamento per «riassegnare le risorse esistenti o istituire meccanismi mirati di raccolta fondi per supportare i tirocinanti su base meritocratica», garantendo quindi varietà di contesto, origine etnica, geografica, genere.
Il lato positivo del report è che finalmente viene messo nero su bianco che «la gran parte delle precedenti raccomandazioni non sono state applicate». E si arriva a farne sette nuove che dovrebbero rafforzare la coerenza, l’efficacia, la responsabilità nell’uso dei tirocini. Per ognuna di queste è arrivata a fine settembre la risposta del segretario generale. Che ha innanzitutto precisato come «varie organizzazioni abbiano già riformato i loro programmi di tirocinio» e puntualizzato che esprimono riserve sull’accettazione di tutti gli elementi proposti.
Il segretario generale afferma, poi, che «le organizzazioni accolgono favorevolmente il suggerimento di introdurre un sistema di programmi di tirocinio più coerente che promuova l’armonizzazione delle buone prassi», ma non tutte sono d’accordo sull’attuazione di tutti i parametri suggeriti. E chiedono di valutare costi e benefici.
Il vero nodo arriva più avanti. La raccomandazione 4 dice che l’assemblea generale dovrebbe chiedere di «aggiornare il quadro delle risorse umane per includere una categoria degli stagisti che non sia classificata sotto “personale gratuito”» anche per facilitare l’introduzione di qualche sistema di pagamento. Ma su questo punto specifico il segretario generale prende tempo, sottolineando come questo sia il cambiamento chiave, ma che necessiti di «ulteriori consultazioni» perché secondo le organizzazioni l’introduzione di una nuova categoria per gli stagisti avrà delle implicazioni sul bilancio. Perché logicamente più personale da pagare significa inevitabilmente una sua revisione.
La Fair Internship Initiative è soddisfatta per le raccomandazioni della JIU e ha incoraggiato tutti gli Stati membri a dare attuazione ai punti evidenziati, sottolineando come l’uniformità nell’applicazione delle buone pratiche sui tirocini sia fondamentale per evitare che alcune organizzazioni non riescano a fare le riforme necessarie. E soprattutto ha chiesto negli ultimi giorni a tutti i delegati di affrontare con priorità di urgenza la tematica dei compensi per gli stagisti, visto che i tirocini nel sistema odierno delle Nazioni Unite aumentano solo le differenze e discriminazioni tra soggetti provenienti da realtà sociali e culturali diverse. Per questo è importante introdurre un rimborso spese e cambiare lo status da personale gratuito a una categoria dedicata, perché è proprio questa indicazione che «impedisce qualsiasi reale miglioramento della politica di tirocinio». La Fair Internship Initiative ha, quindi, incoraggiato tutti i delegati a presentare un progetto di risoluzione per sostenere questo cambiamento di status e «prevedere un sostegno finanziario pari al venti per cento dell’indennità di sussistenza giornaliera».
Cosa succederà adesso? È presto per dirlo. La Fair Internship Initiative ha avuto incontri con alcuni rappresentanti di Paesi presenti alle Nazioni Unite e fissato proprio per il pomeriggio di domani, venerdì 16 – data in cui la discussione entrerà nel vivo – il suo International Interns’ Day a Ginevra, cui prenderà parte anche Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Speriamo sia un buon segno.
Marianna Lepore
Foto in alto a destra: da Flickr di UN Geneva in modalità Creative Commons
Foto di apertura: di Antonio Bellotta
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