Cloud Data, al master di Bip e Cefriel si impara l'innovazione tecnologica: e si viene assunti da subito

Scritto il 06 Apr 2023 in Notizie

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Nel mercato del lavoro ci sono alcune competenze professionali molto ricercate, ma più o meno introvabili. Molte aziende per esempio cercano intensamente, oggi, figure in grado di «organizzare i dati in modo efficiente ed efficace, governarli e gestirli», dice Pierluigi Plebani, professore associato di Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria al Politecnico di Milano e direttore del master in Cloud Data Engineering di Bip e Cefriel. stage lavoroFormarsi su questi temi può essere dunque un passepartout per proiettarsi nel mondo del lavoro a velocità doppia rispetto alla media: «Ormai tutti hanno capito che i dati sono un asset importante e fondamentale per la propria organizzazione», continua Plebani, e dunque «tutti gli ambiti applicativi si prestano ad assorbire i Cloud Data Engineer».

Il master in questione, promosso da Bip e Cefriel (due aziende che fanno entrambe parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti!) e ormai giunto alla quinta edizione, in 13 settimane di formazione insegna proprio queste specifiche competenze e crea le figure professionali del Cloud Data Engineer e Cloud Data Architect. L'edizione passata è stata quella finora più partecipata: ben 300 cv ricevuti, 60 persone chiamate a colloquio, 14 selezionate per il percorso. E se dire "colloquio" quando si parla di un master potrebbe sembrare esagerato, meglio specificare subito che per fare questo master non si paga. Anzi: si è pagati. Ancor meglio: si viene assunti.

Bip ha scelto infatti di inquadrare i partecipanti – una dozzina per ogni edizione, solitamente – fin da subito con un contratto di lavoro subordinato, nello specifico un contratto di apprendistato di alta formazione, il cosiddetto "alto apprendistato" (o apprendistato "di terzo livello"), con una retribuzione annua lorda di 26mila euro che tra l’altro viene incrementata progressivamente, con un primo scatto già al termine del primo anno.

stage lavoro cefriel apprendistato«La formula dell’alto apprendistato è sicuramente vincente: comporta vantaggi per tutti!» racconta alla Repubblica degli Stagisti Roberta Morici, responsabile dei programmi di Formazione di Cefriel: «Prima di tutto per i beneficiari, che possono combinare l’ingresso immediato nel mondo del lavoro con una modalità che li accompagna a specializzare ulteriormente la loro preparazione. Le aziende più innovative lo offrono ai propri dipendenti per rispondere a diverse esigenze: attraction di giovani talenti neolaureati, training specialistico di alto livello certificato, retention a medio-lungo termine, e accelerazione della capacità di generare innovazione ad alto impatto. E inoltre» – e questo potrebbe interessare magari qualcuno che lavora nelle risorse umane – «ci sono sgravi fiscali importanti garantiti da questo inquadramento».

L'inquadramento in apprendistato è talmente interessante che ci sono persone che scelgono di lasciare il proprio lavoro per iscriversi al master. Come è successo cinque anni fa a Stefania Marras, una delle partecipanti della prima edizione (il nome del percorso, allora, era "Master in Big Data Engineering"). Anche se in questo caso in realtà il "trasloco" era stato minimo, perché Marras già lavorava in Bip. Laureata in Scienze economiche – «a stampo prettamente statistico» – nella sua città, Cagliari, Marras aveva raggiunto Bip nel 2017 nella sede di Milano come analista funzionale nell'area di business. «All'università avevo acquisito un'infarinatura molto basic di linguaggi di programmazione per quanto riguardava l'econometria, quindi Mathlab, Stata, R. Programmare mi piaceva tanto: mi divertivo!».

Scoperta l'esistenza del master, in accordo col suo responsabile dell'epoca Marras avanza una candidatura interna e comincia «un percorso di selezione a metà, un po' come quando prendi la patente A ma hai già la B, e fai solo la guida» scherza: «Con gli HR, che già mi conoscevano, abbiamo fatto una chiacchierata sulle motivazioni, ma il più è stato il colloquio tecnico». Stefania Marras lo supera e così nel 2019 comincia il percorso che oggi fa di lei una Cloud & Data Architect & Deputy Team Leader in Xtech, il gruppo di lavoro che in Bip si occupa di BigData e Cloud.

Xtech è un team con oltre 500 professionisti. «Siamo divisi per ambiente di conoscenze e per aree» spiega Marras:  «C'è il gruppo di Cloud&Data; il gruppo di AI, intelligenza artificiale; e così via. Ogni team varia dai venti ai quaranta componenti, ha un team leader e alcuni deputy, che sono responsabili di gruppi più piccoli». In questo momento, da deputy team leader di un team Cloud&Data Marras segue quattro persone, «tutti partecipanti delle passate edizioni del master!» – perché il team di Cloud&Data è appunto l'approdo "naturale" per chi fa questo percorso.

Il processo di selezione dei candidati prevede uno screening su carta dei profili; quelli in linea vengono contattati dall'ufficio HR di Bip che spiega la proposta formativa e propone una intervista in modalità asincrona, in inglese, chiedendo di girare dei miniclip di qualche minuto rispondendo sia a domande soft sia a domande tecniche. Se le risposte sono buone e il profilo è coerente, partono i colloqui individuali: uno tecnico e uno con l'HR.

stage lavoroOggi Stefania Marras participa al processo di  selezione gestendo alcuni dei colloqui tecnici: «I candidati svolgono due esercizi, di cui mi mandano la risoluzione per email: per cui si arriva al colloquio tecnico, a voce, con questi esercizi e i piccoli video che mi permettono di avere un'idea della base tecnica di ciascuna persona. Tipicamente quel che faccio è indagare su come ha ragionato per gli esercizi, e capire se c’è la preparazione tecnica di fondo».

Ma quanto esperti di informatica bisogna essere per candidarsi? «Tra le domande dei minivideo ce n'è qualcuna più avanzata: su quelle possiamo dire "vabbè, questo lo imparerà durante il master". Per esempio tutto ciò che riguarda i microservizi, le metodologie di sviluppo come DevOps» sono ambiti che vengono affrontati nella seconda metà del master, specifica Marras, e non per forza si devono già conoscere. Indispensabili invece sono «i paradigmi del dato: mi aspetto che una persona che vorrebbe approcciarsi a questo mondo conosca il concetto di database relazionale. E poi sicuramente deve avere la conoscenza di qualche linguaggio di programmazione; non necessariamente la base informatica perfetta, ma quantomeno avere già approcciato la logica dello scrivere un codice. Poi ovviamente è un plus se una persona conosce Python» sorride.

Stefania Marras non vede nessuna controindicazione per le ragazze nell'affrontare questo tipo di percorso: «La testa per fare un certo tipo di attività più "tecnica", tutti quanti possono averla! Io, devo essere sincera, non mi sono mai neanche posta il dubbio "Posso o non posso fare qualcosa perché donna?”. Questo è il messaggio che dò: se a voi piace programmare, stare sulla tastiera a scrivere o ragionare in quel tipo di mentalità, non vedo perché no». Oggettivamente non è facile trovare donne che abbiano competenze informatiche di base, e quindi la ricerca di balance in questo tipo di percorsi
così come alle facoltà di ingegneria informatica e informatica – è ardua perché alla base mancano le potenziali candidate con le competenze giuste… o col coraggio di buttarsi in queste materie. Ma «per ora ho trovato tutte le candidate molto preparate e valide al pari» dei maschi, assicura Marras: «La preparazione è identica».

Il master è completamente realizzato a distanza; il punto di forza, riflette Plebani, è «la formula che prevede momenti di didattica frontale intervallati da momenti di studio autonomo» perché «l’erogazione online richiede molta attenzione e, come si sa, seguire a distanza è fonte di mille distrazioni: per questo motivo, invece di programmare le classiche giornate di lezione, abbiamo previsto di suddividerle tra momenti di didattica più tradizionale e momenti di esercitazione e approfondimento autonomo da parte degli studenti su argomenti suggeriti dai docenti», alcuni dei quali insegnano al Politecnico di Milano mentre altri sono esperti di BIP xTech. Una metodologia che riesce a coinvolgere e appassionare gli studenti.

Il piano formativo ha due temi fondanti, il Cloud e i Dati, «bilanciati all’interno dei diversi moduli con l’obiettivo di far comprendere come le soluzioni Cloud possano essere utilizzate per una corretta gestione dei dati» spiega ancora Plebani, che ricorda: «Questi aspetti innovativi sono presentati dopo una formazione di base che fornisce competenza sui principi e le tecniche che rappresentano il fondamento di tutte le soluzioni. Questo per dare agli studenti una formazione solida e duratura nel tempo, al di là delle novità tecnologiche in continua evoluzione».

Anche dopo la fine delle 13 settimane di formazione, continua poi la modalità 100% smart: ciascuno può lavorare dal luogo che preferisce, organizzandosi in maniera autonoma e appoggiandosi volendo a una delle tante sedi di Bip: solo in Italia ve ne sono a Milano, Roma, Mogliano Veneto, Padova, e c’è anche un nuovissimo ufficio in Sicilia, a Palermo. Chi fosse interessato a tentare la carta di questo master in Cloud Data Engineering può trovare i dettagli nella brochure e tutte le informazioni su come candidarsi sul sito: le selezioni sono aperte fino al 5 maggio, con inizio del master previsto per lunedì 22 maggio.

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