Navigator, oggi la firma della convenzione. Ma c'è chi teme che verranno “lanciati nella mischia senza preparazione”

Antonio Piemontese

Antonio Piemontese

Scritto il 17 Lug 2019 in Approfondimenti

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Il momento è arrivato. Dal 19 al 24 luglio saranno contrattualizzati i 2.980 navigator che hanno superato la selezione indetta da Anpal servizi. Un ruolo, il loro, giudicato fondamentale per non ridurre la misura del reddito di cittadinanza a mero assistenzialismo. Ma cosa faranno? Sono state quasi 80mila le domande presentate, e 54mila gli ammessi a sostenere i test scritti – a cui però si sono presentati solo 19.584 candidati. I quasi tremila vincitori sono per il 54% donne e per il restante 46% uomini; sono tutti laureati (requisito obbligatorio), in un caso su tre in giurisprudenza; nel 76% dei casi hanno meno di trent'anni.

A poco meno di un mese dall’avvio delle attività, previsto per metà agosto, la convenzione con le Regioni non è stata ancora formalizzata. Sul tavolo, da definire, ci sono le mansioni dei neoassunti. Che potrebbero variare a seconda della latitudine: a lato del testo comune per tutti sarà inserito un addendum che recepirà le esigenze locali. Proprio per oggi pomeriggio è annunciata la firma ufficiale: «alle ore 17.30», si legge in una nota stampa, «presso il Salone degli Arazzi del Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza del Sottosegretario al lavoro, Claudio Cominardi, del presidente di Anpal, Domenico Parisi e degli assessori regionali al lavoro, ci sarà la firma delle convenzioni tra Anpal Servizi Spa e le Regioni per la definizione delle azioni di assistenza tecnica che Anpal Servizi fornirà attraverso i Navigator». 

Nei centri per l’impiego, le strutture dove i navigator saranno chiamati a operare, per il momento si resta in attesa. E sopratutto il tema della preparazione a preoccupare gli addetti ai lavori. «Normalmente un percorso di formazione per chi opera nei Cpi si protrae per anni, nel corso dei quali si insiste molto sulla formazione psicologica, fondamentale per accompagnare i disoccupati verso nuove opportunità» ha sostenuto Massimo Temussi, managing director di Aspal, l’agenzia sarda delle Politiche Attive per il Lavoro, durante il Festival del Lavoro a Milano. «Qualcosa che i navigator, destinatari solo di un corso di poche settimane, probabilmente non conoscono a sufficienza». I dottori in psicologia, in effetti, sono solo il 19% del totale dei selezionati, quelli in servizi sociali addirittura solo il 2%.

«Buona parte dei percettori del reddito di cittadinanza sono persone a bassa scolarità, attorno ai cinquant'anni e che provengono da una lunga storia di disoccupazione. Quando il navigator è molto giovane e senza esperienza è possibile che sorgano dei problemi di relazione. Insomma, in qualche caso mi viene da dire che il ragazzo di turno rischia persino di prendersi un ceffone». L’Ordine degli Assistenti Sociali aveva denunciato il timore di aggressioni legate alla misura già a febbraio in una nota.

«Sono estremamente preparati, non certo dei parvenu» ribatte Alessandro Vaccari, capo ufficio stampa di Anpal Servizi, l’Agenzia nazionale che fornisce agli enti locali le figure, alla Repubblica degli Stagisti. «Non a caso, la laurea magistrale era uno dei requisiti per candidarsi. Si tratta sicuramente di una figura nuova nel panorama italiano, che sarà formata anche on the job, ma le previsioni di oggi non si basano su fatti reali.
Lasciamo che comincino a lavorare, prima di fare valutazioni. Il navigator è una sorta di coordinatore, un accompagnatore: non deve essere psicologo, esperto di mercato del lavoro e di aziende. Deve possedere, piuttosto, una preparazione ad ampio spettro, e una mentalità aperta all’apprendimento. Eviterei di paragonarlo a un tutor, a un orientatore o a un esperto di politiche attive».

Resta però il fatto che questi quasi 3mila neoassunti andranno a interfacciarsi con persone generalmente frustrate dalla condizione di disoccupazione: il rischio invidia sociale esiste.
il navigator stesso, anche se vincitore di concorso, rischia insomma di essere percepito come un privilegiato, paracadutato dietro una scrivania. Una situazione paradossale che, per essere gestita, richiede esperienza, non puramente accademica.

I navigator saranno infatti – e per fortuna! – ben pagati. Il contratto, che avrà validità da luglio 2019 a fine aprile 2021, prevede una retribuzione lorda annuale di 27.338,76 euro. Il lordo mensile per tredici mensilità risulterebbe, quindi, essere di circa 2.100 euro, cui vanno detratte le tasse, dall’Irpef alle addizionali regionali e comunali. Secondo il calcolo del sito Money.it, lo stipendio (che varierà, seppure di poco, da provincia a provincia) dovrebbe aggirarsi attorno ai 1500 euro netti.

A questi, sottolinea però il magazine, vanno aggiunti 300 euro lordi mensili percepiti come rimborso forfettario delle spese di viaggio, vitto e alloggio sostenute per l’espletamento dell’incarico. Si arriva quindi a un netto di circa 1.700 euro. Un’entrata di tutto rispetto, soprattutto fuori dalle grandi città.

Certo, però, si tratta di un incarico temporaneo: i
l contratto ha una durata di poco meno di due anni. Dopo, il futuro è incerto anche per chi dovrebbe aiutare gli altri a trovare un lavoro. L’orientamento del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, si dice, sarebbe quello di mantenere gli assunti all’interno del sistema pubblico tramite un nuovo concorso da effettuarsi al termine dell’incarico. Un intendimento che trova conferma a livello locale: l'idea sarebbe quella di trasformare l'esperienza in opportunità. «So per certo che alcune regioni prevedono per i navigator una sorta di corsia preferenziale» riprende Vaccari: «Tra gli altri, ne ha parlato recentemente l’assessore Cristina Grieco della Regione Toscana. Ad esempio, potrebbero andare a lavorare direttamente nei cpi, o in Anpal». Una nuova infornata di disoccupati a orologeria?  «La politica va valutata nella sua globalità. Dal nostro punto di vista, il dato importante è un altro: nel giro di tre anni, grazie alla del reddito di cittadinanza sarà stanziato quasi un miliardo di euro ai Centri per l’impiego». Per le strutture, conclude il portavoce, ciò significherà un raddoppio degli operatori che, se tutto andrà come previsto, «passeranno da 8.300 circa a quasi 20mila».

Antonio Piemontese

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