Parlare di lavoro in radio funziona: «l'interesse del pubblico sta aumentando»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 02 Gen 2019 in Approfondimenti

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Di mercato del lavoro non si parla spesso sui media. E quando succede «lo si fa in modo superficiale e noioso» esordisce Valeria Manieri, da oltre dieci anni conduttrice della trasmissione Lavorare.info (in onda il sabato alle 19.30 e in replica il martedì alle 6) su Radio Radicale. «Sicuramente è presente più di prima però, a giudicare dal numero di trasmissioni sul tema: da questo deduco che l'interesse e la sensibilità degli ascoltatori sia cresciuto, almeno rispetto a dieci anni fa». Anche i dati di ascolto - «che però sono riservati» - , lo rivelerebbero, considerando «la quantità di podcast scaricati, le interazioni sui social e le visualizzazioni, che allineano questi approfondimenti alle tematiche più nazional-popolari» fa notare.

Saranno gli effetti del precariato, dei bassi stipendi, o del generale caos legislativo in cui è immerso di chi lavora a far avvicinare il pubblico a questo genere di trasmissioni: «La nostra mi piace considerarla un po' un osservatorio sul mondo del lavoro, dell'economia e del welfare, e noi come radio
e quindi slow media abbiamo modo di dedicare tempo al ragionamento». L'obiettivo è «creare un'economia della conoscenza, come avrebbe detto Marco Pannella e ancora prima Einaudi quel "diritto al sapere per poi deliberare" come cittadino». L'esperimento sembrerebbe funzionare perché «dai commenti e dagli interventi scopriamo di avere un target molto variegato, fatto per esempio di molti tassisti, operai, pensionati e non solo di persone "seriose" o classici intellettuali». Che oltretutto si dimostrano molto preparati, come emerge «quando facciamo il filo diretto, con le chiamate in trasmissione: lì escono domande davvero ben fatte».

Gli ospiti sono spesso personalità del mondo accademico, tra cui ad esempio Michele Tiraboschi, professore di diritto del lavoro, o Fabio Pammoli, ordinario di Economia, «per sviscerare materie più ostiche». Ma non mancano neppure i politici, «di ogni provenienza» sottolinea la conduttrice, perché «Radio Radicale è di tutti», e che vengono «di volta in volta selezionati in base alle proprie competenze specifiche». Non sempre si riscontra una preparazione impeccabile, con eccezioni virtuose «come ad esempio l'ex ministro del lavoro Enrico Giovannini e il senatore Pietro Ichino» dice Manieri: «Spiace dover dire poi che spesso quelli più meritevoli sono anche quelli che non vengono riconfermati nelle successive legislature». E non è detto che le competenze accademiche siano meglio dell'esperienza sul campo: «La scuola di Radio Radicale mi ha insegnato che serve
molto di più sbattere il muso sulle questioni ed essere scrupolosi, e non necessariamente aver studiato all'università». 
Tante anche le donne invitate al parterre di Lavorare.info. «I personaggi femminili non hanno spazio su temi difficili come quelli dell'economia» riflette la conduttrice. «Ce ne sono di bravissime in grado di fornire molte più sfumature: l'economista Veronica De Romanis, la statistica Linda Laura Sabbadini, la deputata PD Ileana Piazzoni, solo per citarne alcune».

Gli argomenti trattati in trasmissione spaziano a 360 gradi: «Andiamo per cicli» racconta. «Ultimamente ci stiamo occupando molto di nuovo welfare e del
Pilastro sociale europeo [strumento adottato dalla Commissione europea con il fine di creare un quadro di riferimento per monitorare e rafforzare i sistemi di protezione sociale degli Stati membri, ndr]così come del reddito di cittadinanza. In altre fasi abbiamo affrontato la questione dei talenti italiani in giro per il mondo che inventavano lavori all'estero, e degli startupper».

Anche lo stage ha fatto parte del dibattito. Soprattutto quelli realizzati nell'ambito di «Garanzia giovani: un'occasione mancata per questo Paese, legata a tutto l'universo dei centri per l'impiego». Lì dovrebbe esserci «lo Stato a supervisionare e a 'garantire' appunto la qualità e soprattutto la legalità delle offerte». Ma non sempre è così. In tanti anni poi sono state numerosissime le segnalazioni e le denunce. In modo particolare, sottolinea Manieri, «ricordo il racconto di una freelance con un problema oncologico che si ritrovò sprovvista di coperture sul piano previdenziale per affrontare la malattia» una delle tante mancanze dal punto di vista delle tutele a scapito dei lavoratori autonomi, da anni denunciate dall'associazione Acta. E ancora «le storie della crisi economica, di aziende sopravvissute», e per finire anche «le esperienze positive di tanti giovani, che mostrano capacità di unire ingegno e creatività, caratteristica molto italiana e spesso sottovalutata». 

Il mondo occupazionale di oggi la conduttrice lo ha vissuto sulla propria pelle, essendo a sua volta giovane: ha 34 anni, ed era ancora all'università – Scienze politiche – quando «sono stata rapita dal partito Radicale» scherza. Del mercato odierno pensa che sia «un disastro, schizofrenico anche nelle modalità con cui viene regolamentato». Si pongono i temi «in modo vecchio, senza guardare al presente e al futuro, che cambiano alla velocità della luce». Tuttora «si continua a parlare di lavoro dipendente con lo stesso Jobs Act, quando siamo nel pieno della gig economy, con lo smart working e il lavoro autonomo che andrebbero messi finalmente al centro della discussione». Allo stesso tempo ci sono però tante opportunità. Il consiglio ai giovani è allora di «provare a rischiare di più, perché oggi si può fare: con due lire e una buona idea si crea un'impresa», cosa impensabile in passato. «Senza aver paura di accettare le proposte che arrivano nel frattempo: perché il lavoro dei sogni difficilmente si trova».


Ilaria Mariotti
 

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