Posto in banca grigio e noioso? Tutto il contrario in illimity

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 27 Lug 2019 in Interviste

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C'è una nuova azienda che è entrata da pochi giorni nel network della Repubblica degli Stagisti: si tratta di illimity, start-up bancaria fondata da Corrado Passera, operativa da pochi mesi e caratterizzata da un modello di business fortemente innovativo e ad alto tasso tecnologico. In questi giorni illimity è stata presente a Campus Party, l'evento “in tenda” dedicato ai giovani e alla tecnologia. Tra gli stand di Campus Party la Repubblica degli Stagisti ha incontrato Marco Russomando, il direttore del personale di illimity. Romano trapiantato a Milano, 45 anni, Russomando ha una lunga esperienza nel settore: prima di buttarsi in questa esperienza aveva trascorso oltre un decennio in Unicredit, arrivando a guidarne il gruppo Talent Acquisition. Il suo entusiasmo per la nuova avventura, per l'idea di “costruire qualcosa che non c'era”, emerge da ogni sua parola.

stage lavoro illimity“Compagno di scuola, compagno per niente, ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?” cantava Antonello Venditti nel 1975. “Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo, destinati a qualche cosa in più che una donna ed un impiego in banca” gli faceva eco Gino Paoli nel 1991. La banca aveva – ha? – una reputazione di mestiere sicuro ma noioso. Oggi non è più così?
Non lo so la banca in generale, ma se dobbiamo usare uno slogan, quello di illimity è “Mollo tutto e vado a lavorare in banca”. Per curiosità – per qualcosa che ti affascina. Non un lavoro stabile, ma un lavoro dinamico. Non un lavoro “vecchio” ma un lavoro “nuovo”, che può essere fatto anche di competenze vecchie che abbiamo forse dismesso troppo velocemente – ma che accende passione. Puoi stare con la cravatta, puoi stare con le maniche tirate su, ma ti fa molto piacere andare a lavorare perché sei curioso di sperimentare e sperimentarti.

Quindi l'opposto del “ grigio posto in banca”.
Non a caso il nostro logo è pieno di colore, pieno di movimento. Noi pensiamo che le diversità facciano la differenza; che il “meticcio” vinca, e sopratutto che il meticcio si diverta tantissimo – pur facendo tanta fatica.

Nell'ultimo decennio da una parte la tecnologia ha portato via posti di lavoro dal settore – servono meno persone agli sportelli – dall’altra ne ha creati, perché l’homebanking bisogna progettarlo, aggiornarlo. E' questo il paradigma per cui un giovane oggi può essere attratto da questo settore?
Sì, anche. La banca in generale come concetto, non come luogo fisico, è oggetto di una trasformazione mostruosa. E le banche hanno grandi capacità di investimento, che non tutte le aziende hanno. Quindi se un giovane vuole sperimentare un percorso per creare qualcosa di nuovo lavorare in banca – in questa banca, illimity –  secondo me ha un grande senso, perché nella storia tutte le rivoluzioni industriali e tecnologiche hanno sempre creato qualcos'altro. Le sartine distruggevano i telai e poi si sono convertite in operaie che sapevano o riparare il telaio oppure cominciavano a fare i modelli.

Eh, sì: video killed the radio star...
Già!

Quanti giovani avete assunto in questo primo anno di attività? 
Il 25% degli assunti, un quarto dei nostri trecento dipendenti, ha meno di trent'anni, e abbiamo stagisti del 1999! Il canale che funziona di più è quello esperienziale – “sono andato lì, mi sono incuriosito, ho fatto un colloquio, m'hanno assunto, è bellissimo”. Quello che mi fa più piacere: “sono andato lì, mi sono incuriosito, ho fatto un colloquio, è bellissimo, non mi hanno preso, li continuo a seguire perché prima o poi ci voglio entrare”.

Che reazione c'è di fronte a un nome nuovo nel panorama bancario da parte dei potenziali candidati? 
Grande curiosità. Un nome strano. Troppi colori. Un claim “banca oltre la forma”, ma la banca è forma: nasce per essere forma, per essere carta, tra virgolette. Il nostro modo di essere evidentemente, fino a oggi, parla una lingua che incuriosisce i giovani.

Nativi digitali: un universo nuovo che ha bisogno di metodi di recruiting nuovi?

Beh questa è una banca tutta cloud: non abbiamo un server. Siamo l'unica banca in Italia, la seconda in Europa. Abbiamo una sola filiale, a Modena, perché pensiamo che l'intimità nei confronti del cliente non passi necessariamente per la presenza. Questo significa cercare di fare le cose in modo diverso. La stessa cosa cerchiamo di farla coi candidati, sia quelli che poi assumiamo sia quelli che non assumiamo.

Nel momento in cui parliamo di contatto con i ragazzi però a volte c'è la presenza, e per esempio questo è uno dei casi. Questo è anche il senso della presenza di illimity qui a Campus Party?

Illimity sta dove c'è creatività, dove c'è curiosità, dove c'è diversità. E qui ci sono ragazzi di non so quante nazionalità, di quante culture, di quante idee, alcuni pieni di tatuaggi, altri vestiti benissimo, alcuni timidi, alcuni estroversi, e sono portatori di potenziale. Dato che lo scopo di questa banca è sbloccare il potenziale delle imprese, noi la stessa cosa la facciamo con le persone.

Col 25% di popolazione aziendale under 30 siete una banca più “giovane” della media. Quali sono le sfide?

L'età media del settore in effetti è superiore ai cinquant'anni. La complessità è data dal fatto che io ho tre generazioni al lavoro; non posso focalizzarmi soltanto su una. La chiave è creare un ecosistema in cui tutte le diversità di genere, di età, di cultura, di Paese, di provenienza, si sentano semplicemente a loro agio. La soluzione è questa. Se tu stai bene con gli altri, stai meglio con te stesso perché riesci ad esprimere più quello che tu profondamente sei, quindi ti togli delle lenti...

… e delle pesantezze che a volte bloccano nel lavoro.
La leggerezza che si diceva prima di Calvino [sul palco, poco prima, il ceo di Edenred Luca Palermo aveva dato come consiglio di lettura ai ragazzi le “Lezioni Americane” di Italo Calvino]. Questo significa che ti puoi focalizzare sulla passione, sul generare fermento. E' per questo che il nostro amministratore delegato, Corrado Passera, dice che l'obiettivo finale di illimity da un punto di vista organizzativo è rimanere start-up tutta la vita, perché solo così tu riesci a far sentire le persone bene. L'obiettivo dell'HR – che non è il capo del personale: sono tutti i dipendenti, con ruoli differenti – è quello che la somma degli addendi sia superiore al totale.

Avete appena aderito all'RdS network: come, quanto, perché volete investire nello strumento dello stage?
Noi pensiamo che accogliere stagisti curricolari ed extracurricolari sia estremamente vantaggioso per noi perché ci porta, diciamo così, pensiero laterale; ci porta menti fresche, tabule abbastanza rase, che quindi possono spingere sull'innovazione. Pensiamo che i ragazzi e le ragazze possano fare una bella esperienza perché noi siamo in una fase appunto di fermento, e quindi la collaborazione con la Repubblica degli Stagisti è una cosa assolutamente naturale, una modalità per incentivare tutto questo. Lo stage rappresenta un momento formativo biunivoco per il ragazzo o la ragazza ma anche per l'azienda; bisogna trattarlo in modo serio, bisogna lasciare le persone esprimere, lasciare che portino i loro contributi facendo loro scoprire dove fanno bene ma sopratutto dove fanno meno bene, perché poi alla fine le cose che ti ricordi di più sono i feedback dove qualcuno ti ha spiegato costruttivamente cosa hai da migliorare, cosa fare in modo diverso.

Noi raccogliamo le storie dei ragazzi che fanno uno stage in una delle aziende del nostro network e poi vengono assunti; me ne viene in mente una, di una ragazza che aveva fatto un'esperienza in Spindox per la quale avevamo scelto come titolo: «ho avuto anche una preziosa opportunità: quella di sbagliare».
E' stata molto fortunata. Ancor prima di quello, in Italia già dissentire è tanto. Se poi ti consentono anche di sbagliare, vuol dire che vivi in un'azienda che capisce che il successo passa per l'insuccesso.

Chiamate i vostri dipendenti, e quelli futuri, “illimiter”. Che significa? Che valori cercate nelle persone da assumere?
Illimiter significa una persona impaziente, molto curiosa, che pensa di avere limiti ma che può ogni giorno superarli un pochino. Gli illimiter non sono solo in illimity, non è uno status, non è una mostrina, quindi ogni giorno... “deserve it”. Ci sono tante imprese che per noi sono illimiters, fortunate o sfortunate, come dicevamo prima. Nelle persone noi cerchiamo passione, curiosità, voglia di faticare – divertendosi, ma faticare. E di prendersi dei rischi, imparando dai propri sbagli e sopratutto con una voglia straordinaria di lavorare in squadra.

intervista di Eleonora Voltolina

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