Precari, occhio ai vostri contributi: a volte si perdono, ecco come recuperarli

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 16 Lug 2013 in Articolo 36

contributi pensioni previdenza

All'inizio di giugno la Cgil ha lanciato una nuova iniziativa destinata ai lavoratori precari. Stavolta sotto la lente di ingrandimento sono finiti i loro contributi: perché al problema che sono estremamente bassi e spesso non continuativi - il che comporterà di conseguenza trattamenti pensionistici molto avari tra trenta o quarant'anni - se ne aggiunge un altro: e cioè che talvolta questi contributi si "perdono". «La campagna “Sei precario e ti scappano i contributi?” prende il via da una vicenda gravissima» si legge sul sito del sindacato: «Molte lavoratrici e lavoratori iscritti alla gestione separata Inps, tra cui assegnisti di ricerca, collaboratori e dottorandi, nell'estratto conto Inps si ritrovano privi di buona parte dei contributi previdenziali versati». Che fare dunque se si pensa di aver subito la stessa sorte? Ad Articolo 36 lo spiega Luigina De Santis, già segretaria generale dal 1999 al 2006 della Federazione europea dei sindacati dei pensionati (Ferpa), nell'ambito della Confederazione europea dei  sindacati, e oggi componente del Collegio di presidenza dell'Inca nazionale.

La campagna nasce dalle segnalazioni di alcuni dipendenti pubblici, in special modo ricercatori universitari. Quali sono le università coinvolte?
Le prime segnalazioni risalgono al 2007 e investivano diversi ricercatori e assegnisti dell'ateneo Federico II di Napoli, per i quali l'Inca ha ottenuto la correzione delle posizioni assicurative da parte dell'Inps. Successivamente la vicenda dei contributi scomparsi ha interessato l'università di Pavia, dove sono ancora in corso gli accertamenti, ma già oggi possiamo dire che l'Inps sta correggendo gli estratti conto individuali per i quali il patronato della Cgil locale ha indicato alcune registrazioni scorrette. Ed è  anche sull'onda di queste segnalazioni che abbiamo deciso di avviare la campagna coinvolgendo lavoratrici e lavoratori impegnati nei principali atenei italiani, dove presumibilmente potrebbero esserci stati errori nell'operazione di accreditamento dei contributi previdenziali. Si tratta, ad esempio, degli atenei della Sapienza di Roma, di Cagliari, Modena, L’Aquila, Sassari, Brescia e Palermo. È utile sottolineare che ad essere coinvolti non sono solo gli assegnisti e ricercatori universitari, ma anche lavoratrici e lavoratori precari con contratti cocopro e cococo della pubblica amministrazione: Ministeri, Comuni tra i quali segnaliamo Napoli e Livorno, interessati dalla campagna aperta all’inizio di giugno.

Il problema riguarda solo gli enti pubblici, o anche dipendenti precari di imprese private?

Riteniamo che la vicenda dei contributi scomparsi possa riguardare tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori precari sia privati che pubblici. Per questa ragione è importante
rivolgersi all'Inca per  verificare la correttezza dei versamenti accreditati, tanto  più che i contributi dopo cinque anni “si prescrivono”: vale a dire che, decorso tale termine, non sarà più possibile rivendicarne il versamento da parte del committente, cioè l’azienda o la pubblica amministrazione per la quale si lavora. I lavoratori coinvolti rischiano dunque di vedersi pregiudicare anche le loro aspettative pensionistiche. La stessa cosa accade per i lavoratori impegnati con aziende private, che sono più soggette all’evasione contributiva. È accaduto che, pur avendo operato sul reddito del lavoratore  la trattenuta di un terzo dell’ammontare dei contributi, l’azienda non li abbia versati all’Inps. Si tratta di una carenza a più gradi di quella compiuta dalle pubbliche amministrazioni, che hanno sbagliato nel versare ma i contributi li hanno versati nella stragrande maggioranza dei casi.

Come fa materialmente un precario ad accorgersi di questi buchi guardando la sua busta paga? Dove si devono scovare i campanelli d'allarme?

La verifica più efficace è
controllare l’estratto conto dei lavoratori parasubordinati. Tale documento può essere acquisito online direttamente dal lavoratore interessato o dal patronato delegato, collegandosi al sito internet dell’Inps. Nell’estratto vengono elencati i nominativi dei committenti, il reddito  percepito per ciascun contratto di collaborazione  e i relativi contributi. Teniamo conto che le università in alcuni casi hanno provveduto al versamento cumulativo  dei contributi  dovuti per i loro assegnisti, ma non hanno indicato correttamente l’importo contributivo da destinare a ciascuno di essi. In alcuni casi  sono stati versati contributi senza indicare i nominativi dei lavoratori a cui vanno attributi. L’Inps già da qualche anno ha modificato la procedura che si utilizza per i versamenti proprio per porre fine a queste confusioni: da qui  il nostro invito a verificare il proprio estratto contributivo Inps. Ci si può rivolgere all'Inca, presso l'ufficio più vicino alla propria residenza, dove operatori  del patronato competenti e disponibili potranno controllare le posizioni individuali e chiedere all’Inps di correggere eventuali errori.

Nella vostra pagina si legge che «i contributi di moltissimi lavoratori iscritti alla gestione separata potrebbero non essere stati registrati correttamente dal sistema, nonostante le amministrazioni li abbiano versati». Ma la vostra campagna si occupa anche di buchi previdenziali relativi a contributi non pagati? Se sì, in che modo agirete in questo caso?

Nel caso in cui i contributi non siano stati pagati, ci troviamo di fronte ad una vera e propria evasione contributiva. Il patronato può inviare  all’Inps copia del contratto sottoscritto dal lavoratore e dal committente, chiedendo all’Inps di obbligarlo al pagamento dei contributi. Ciò può avvenire quando i contributi si riferiscano ad un arco di tempo non superiore a cinque anni; per questo il patronato Inca insiste con gli interessati affinché controllino al più presto.

Che risposta avete avuto dall'Inps a sei mesi dalla vostra richiesta?

Già dalle prime segnalazioni abbiamo avuto risposte positive dall'Inps, che ha provveduto alle relative correzioni. Inoltre quando la vicenda si è estesa ad altre realtà, abbiamo avuto diversi incontri con la Direzione dell'Istituto, che hanno dato  risultati positivi. Infatti l'Inps dopo aver cambiato le procedure si sta preparando ad una verifica analitica di tutte le posizioni di lavoratrici e lavoratori iscritti alla Gestione separata. Inoltre con l’Istituto abbiamo convenuto che, in caso di errore nel versamento, non si porrà il problema della prescrizione nei cinque anni: si tratta di errori materiali nei versamenti, non di evasione contributiva. L’Istituto, su nostra richiesta, si è detto disponibile a riesaminare anche domande di prestazioni temporanea, in primis per l’indennità di maternità, che siano state rifiutate per carenza di contribuzione. Chiediamo dunque a tutti coloro che hanno avuto risposte negative da parte dell’Inps di farle riesaminare dal patronato, dopo la regolarizzazione del loro estratto contributivo..

Il fenomeno riguarda anche le gestioni separate delle casse previdenziali di categoria? Vi occuperete anche di queste nella vostra campagna?

La nostra attività di assistenza e consulenza riguarda tutte le casse previdenziali. È nella nostra mission istituzionale occuparci a tutto campo del settore previdenziale, senza distinzione alcuna. I lavoratori e le lavoratrici iscritti alle diverse casse previdenziali potranno rivolgersi con fiducia all'Inca che agirà fornendo tutte le informazioni, nonché consigli per eventuali azioni da intraprendere affinché i diritti sociali, sanciti per legge, siano essi previdenziali o assistenziali, siano effettivamente esigibili.  

Intervista di Eleonora Voltolina  

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