Il 13 agosto è stato approvato il decreto legge 138 che all’articolo 11 introduceva una limitazione nell’uso dei tirocini formativi, dedicandoli esclusivamente ai neodiplomati e neolaureati da non più di un anno. Poi a metà settembre è arrivata una circolare interpretativa del Ministero del Lavoro che per un attimo ha tranquillizzato molti laureati «extra 12 mesi», perché specificava che l’articolo 11 non riguardava disoccupati, inoccupati, immigrati e altri soggetti svantaggiati. Tutto risolto quindi? Non proprio. Un lettore della Repubblica degli Stagisti, con il nickname “agenziaformativa” ha segnalato nel forum il caso della regione Campania dove i centri per l’impiego hanno deciso di continuare nell’interpretazione ristretta del decreto, negando gli stage agli inoccupati e disoccupati. Il perché lo spiega alla Repubblica degli Stagisti Giannandrea Trombino, 42enne funzionario responsabile del cpi di Napoli Fuorigrotta, dopo aver guidato quello di Napoli Centro e quello di Scampia.
Dottor Trombino, a seguito dell’approvazione del decreto 138 e alla successiva circolare ministeriale del 12 settembre il centro per l’impiego di Napoli ha sospeso l’attivazione di tirocini per i disoccupati e inoccupati, quelli che la circolare definisce «tirocini di reinserimento – inserimento al lavoro»?
Innanzitutto diciamo che la circolare ha dato adito a molti dubbi anche tra noi operatori. I miei colleghi ed io abbiamo interpretato il testo giungendo alla conclusione che, in mancanza di una normativa regionale specifica che stabilisca diversamente, si possono al momento stipulare i tirocini con soggetti che stanno uscendo dal mondo dell’istruzione, sia scolastica sia universitaria, quindi con diplomati e laureati da non più di 12 mesi.
Come mai questa interpretazione restrittiva?
Penso che l’obiettivo fosse quello di evitare gli abusi del tirocinio che sono stati fatti negli anni passati, e di promuovere l’utilizzo di contratti regolari, tra cui il contratto di Apprendistato, anch’esso recentemente riformato. In questo senso, il limite a neodiplomati e neolaureati posto dal decreto, voleva evitare probabilmente l’utilizzo del tirocinio per mascherare veri e propri rapporti di lavoro - senza diritti contrattuali, retribuzione e previdenza - come è successo troppo spesso in questi ultimi anni. Se i tirocini fossero aperti a tutti i disoccupati e inoccupati allora ci sarebbero anche i quarantenni: mentre il decreto voleva evitare proprio questo.
Quindi non c’è nessuna possibilità per i laureati da più di 12 mesi?
Il decreto 138 e la successiva circolare ministeriale pongono dei “paletti” base in materia di tirocini, limitandolo ai soggetti neo diplomati/laureati da non più di dodici mesi, ma ribadiscono la competenza esclusiva delle Regioni in materia. I “paletti” servono anche perchè non tutte le Regioni hanno già adottato proprie norme organiche in materia. Le Regioni che si sono già dotate di una propria normativa, o che lo faranno, potranno chiaramente estendere la platea dei tirocinanti ad ulteriori fasce di soggetti, oltre ai neo diplomati/laureati e alle altre categorie svantaggiate menzionate nel decreto 138. Analogamente, Regioni, Ministeri e Province potrebbero varare specifiche iniziative di inserimento-reinserimento rivolti ad ulteriori categorie di soggetti svantaggiati. In Campania, ad esempio, abbiamo avuto diversi progetti con tirocini aziendali rivolti a categorie differenti e target specifici negli ultimi anni.
Quali sono questi progetti e chi coinvolgono?
Ad esempio la Regione avviò un progetto che aveva come target gli indultati [coloro che escono prima dal carcere per effetto dell’indulto, ndr]. Nella città di Napoli abbiamo poi il progetto Quadrifoglio i cui destinatari sono i giovani tra 18 e 29 anni.
Quando si attiva un tirocinio, il cpi chiede ai soggetti ospitanti delle garanzie relative all’inserimento lavorativo successivo? E nel caso in cui il soggetto ospitante non sia in grado di fornirle, il tirocinio viene ugualmente attivato?
Non possiamo normalmente chiedere alcuna garanzia, perchè il tirocinio non è un rapporto di lavoro e le parti normalmente con esso non assumono impegni successivi allo stage; bisogna ricordarsi infatti che si tratta di formazione. Ci sono però dei progetti particolari, come ad esempio il progetto IN.LA, sempre della Provincia di Napoli, in cui le aziende che aderiscono al bando, ricevono contributi per ospitare un tirocinante in azienda, e si impegnano, al termine del tirocinio, a stipulare un contratto di lavoro di almeno 12 mesi.
Ai giovani rimasti fuori dall’applicazione del decreto non resta quindi alcuna possibilità?
Non del tutto: come detto prima, domani mattina la Regione o la Provincia potrebbero intervenire in maniera diversa, con una normativa regionale più elastica, o con progetti e misure rivolti a target diversi da quelli di cui parla il decreto 138.
intervista di Marianna Lepore
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