“Ho sentito il fuoco del volontario”, quattro giovani del servizio civile raccontano perché hanno deciso di continuare

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 05 Apr 2020 in Storie

Coronavirus servizio civile Volontariato

Avrebbero potuto restare a casa, senza rischi e continuando a percepire il loro rimborso spese mensile. E invece oltre 3mila giovani volontari del servizio civile, da Nord a Sud, hanno scelto di continuare la loro esperienza per dare il proprio contributo durante l’emergenza Covid-19. Questo prima ancora che, il 4 aprile, il Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale annunciasse la ripresa dei progetti.

«Tutti i nostri volontari sono rimasti attivi» racconta Veronica Somma, operatore locale di progetto presso l’Associazione R.O.S.S. (Reparto Operativo Soccorso Stabia) di Castellammare di Stabia, da dodici anni nel mondo del volontariato, dal terremoto di Amatrice all’emergenza Coronavirus «e abbiamo riconvertito i nostri progetti, perché le persone più deboli avevano bisogno di noi».

La Repubblica degli Stagisti ha raccolto le testimonianze di alcuni volontari che, nonostante l'iniziale sospensione del servizio civile, con la possibilità di usufruire di «giorni di permesso straordinario per causa di forza maggiore» fino al 3 aprile scorso, hanno scelto di restare operativi, nell'ambito di progetti promossi da Arci Servizio Civile e Amesci funzionali a fronteggiare l'emergenza Coronavirus.  

Miriam Sicilia, 28 anni, volontaria nel progetto “Comunit-aria” presso il Comune di Cisternino (Brindisi)
Dopo la circolare di sospensione del 10 marzo, mi hanno detto che c’era la possibilità di continuare il mio servizio presso il Coc, il centro operativo comunale, attivato in casi di emergenza. Non ho avuto alcun dubbio, forse anche perché non ero ancora entrata nel pieno della consapevolezza di cosa fosse questo virus. Tuttavia oggi lo rifarei, perché sono sempre stata legata al mio paese, dove ho scelto di rimanere, e oggi posso rendermi utile per la mia comunità. Ci occupiamo di ricevere le telefonate delle persone in quarantena obbligatoria o fiduciaria e degli anziani per la consegna della spesa e dei farmaci, interfacciandoci con Croce Rossa, Unitalsi e Protezione civile e offriamo anche un supporto psicologico. Quello che più mi colpisce è quanta povertà stia emergendo. Sentire dall’altra parte della cornetta un “grazie” o semplicemente un tono di voce che cambia ti fa sentire appagata. Di questa esperienza mi porterò dietro il non dare per scontato nulla. Oggi mi sono riscoperta molto più paziente e so che, anche se per risollevarci ci vorrà un po’, dopo tutto questo avrò le spalle più forti per farlo.

Alì Mammer, 20 anni, volontario nel progetto "Comune Amico" presso il Comune di Casale di Scodosia (Padova) 
Il mio progetto consiste nell’assistenza agli anziani, per questo non ho mai pensato di fermarmi. Anzi, l’emergenza ha rafforzato la mia volontà di fare il servizio: sapevo che le persone avrebbero avuto bisogno più di prima. Infatti il nostro servizio oggi si è ampliato: consegna di pasti giornalieri agli over 65, ma anche medicinali, spesa, commissioni in banca o in posta, accompagnamento in ospedale per visite etc. È bello vedere la riconoscenza negli occhi delle persone. Questa esperienza ci sta cambiando la visione del mondo: stiamo capendo quanto sia importante sostenersi, darsi un aiuto nei momenti di difficoltà. 

Dario Di Palma, 21 anni, volontario nel progetto Campania Aib presso l'Associazione R.O.S.S. (Reparto Operativo Soccorso Stabia) di Castellammare di Stabia (Napoli)
Tutto è iniziato dalla telefonata di una signora anziana che, in lacrime, ci ha chiesto un aiuto per gli alimenti. Da lì abbiamo sentito il “fuoco del volontario”, una fiamma attiva in tutti noi, e abbiamo capito che non desideravamo altro che renderci utili per la nostra comunità. Abbiamo montato le tende per il triage in ospedale e oggi prestiamo assistenza per l’imbarco e lo sbarco passeggeri al porto e prepariamo e consegniamo i pacchi alimentari. Le giornate cominciano alle cinque e mezza per chi presta servizio al porto e finiscono alle otto e mezza di sera. Ma vedere le persone che ci sorridono ripaga di tutto. Sin da piccolo volevo entrare nella Protezione civile perché la vedevo vicina ai cittadini, oggi finalmente posso fare qualcosa per chi ne ha bisogno. 

Martina Amenta, 23 anni, volontaria nel progetto "Un'esperienza nell'emergenza" presso la Croce Reale di Venaria (Torino)
Il mio progetto consiste in un servizio di 118 assistenziale, per il trasporto negli ospedali di pazienti in dialisi. Inizialmente ne avevo scelto un altro sulla promozione culturale, ma sono stata ritenuta più idonea per questo e oggi sono contentissima che sia andata così. Sto imparando a rapportarmi con la paura attraverso i pazienti che, essendo più vulnerabili, hanno bisogno di essere rassicurati. Certo all’inizio ho pensato che, entrando a contatto con persone più esposte, avrei messo più a rischio di contagio anche i miei genitori. Tuttavia lo spirito del volontario è proprio quello di provare a essere utile, no?

Altre storie di volontari si possono trovare sui canali social del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, che ha avviato la campagna #noirestiamoconvoi, proprio per dare risalto ai “volti” di alcuni dei tanti giovani che si si stanno impegnando durante questa emergenza. 

Rossella Nocca

Community