Luisa Urbani
Scritto il 11 Ago 2019 in Storie
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La Repubblica degli Stagisti compie in questo mese di agosto un viaggio nell'universo del lavoro stagionale: articoli e storie che focalizzano questo particolare segmento del mercato del lavoro, con le sue luci e ombre. Questa è la storia di Floridon Peci, un ragazzo di origini kosovare e residente in Italia da molti anni. La sua passione sono i motori e vorrebbe lavorare in quel campo. Così, in attesa dell’occupazione dei sogni, si è cimentato come cameriere stagionale per guadagnare un po’ di soldi utili per costruire il suo futuro.
Ho diciott'anni e vivo a Villa Rosa, un paese sul litorale abruzzese, in provincia di Teramo. Quest’anno ho conseguito la maturità turistica e in autunno vorrei trasferirmi in Germanio o in Svizzera per realizzare il mio sogno di diventare meccanico o carrozziere.
Sin da quando ero piccolo nutro una grande passione per le auto e i motori. Un interesse che però non mi ha impedito di conoscere e sperimentare altri lavori, anzi mi ha spinto sin da subito a lavorare proprio nell’ottica di mettere da parte una somma necessaria per poter realizzare il mio desiderio. Mi piacerebbe lavorare all’estero perché credo che ci siano maggiori opportunità occupazionali, rispetto all’Italia. Ma per partire ho bisogno di mettere da parte un po’ di denaro.
Per questo, durante le vacanze estive degli ultimi tre anni, ho svolto “lavoretti” di qualsiasi tipo.
Ho la fortuna di vivere in una località dove c’è molto turismo nel periodo estivo e per questo è abbastanza facile trovare lavoro come dipendente stagionale, soprattutto nel settore della ristorazione.
In questi anni ho lavorato come cameriere, prima in un bar poi in un hotel. Sono state due esperienze agli antipodi: quella del bar merita una votazione da 10 e lode, a differenza dell’esperienza in albergo che è da bocciatura.
In hotel, al momento del colloquio i miei futuri datori di lavoro mi avevano fatto molte promesse: un contratto come lavoratore stagionale, dei giorni di riposo e turni da 8 ore. Ma una volta avviata la collaborazione tutte le promesse sono svanite nel nulla. Lavoravo dieci ore al giorno, comprendo tutti e tre i turni previsti: colazione, pranzo e cena. Praticamente ero sempre dentro la struttura.
A seguito delle mie sollecitazioni, dopo venti giorni di lavoro mi è stato consegnato il contratto da firmare. Sul documento erano previste quattro ore di lavoro, anziché le otto pattuite – che poi peraltro si sono trasformate in dieci. Solo in un secondo momento mi è stato spiegato che le restanti quattro ore non indicate nel contratto mi sarebbero state pagate in nero. Le ore extra invece no, per quelle non era previsto nessuno straordinario. Insomma: molta confusione e poche tutele per me.
L’estate successiva, data la brutta esperienza, ho scelto di cercare altrove. Così, abbandonata l’idea di lavorare di nuovo nell'albergo gestito da amici (o meglio ex amici) di mio padre, mi sono rivolto ai gestori del mio bar di fiducia, dove vado spesso a fare colazione.
Dopo un breve colloquio mi hanno proposto un contratto di lavoro stagionale come barista. Con un po’ di timore, reduce dalla passata esperienza, ho accettato e sono veramente molto soddisfatto di averlo fatto. Sono stati tre mesi altamente formativi, trascorsi in un ambiente sereno e tranquillo, al fianco di seri professionisti che mi hanno trattato con rispetto ed educazione, insegnandomi molto.
Il contratto è stato rispettato nei minimi dettagli: non ho lavorato nemmeno un minuto di più del previsto. Inoltre, essendo minorenne non potevo né lavorare la notte né servire alcolici e per questo i miei titolari hanno scelto di farmi fare il turno della mattina. Lavoravo 4 ore al giorno e guadagnavo circa 600 euro netti al mese.
Di certo preparare cappuccini e servire la colazione in un bar non è l’occupazione dei miei sogni, ma intanto è un mestiere che ho imparato e che mi permetterà sempre di avere una porta aperta in questo settore.
Alla luce delle mie esperienze posso dire che il lavoro stagionale è tutta questione di fortuna, come credo un po’ in tutte le situazioni che la vita offre. A fare la differenza non è il tipo di contratto che firmi, ma il datore di lavoro che trovi. Se il tuo titolare è una persona onesta e che ti rispetta hai modo di crescere professionalmente e umanamente, ma se davanti a te hai persone che ti percepiscono solo come forza lavoro verrai sempre e solo sfruttato.
Il futuro? Seguirò la mia passione per i motori. Adesso che ho conseguito la maturità e ho un po’ di risparmi da parte, potrò finalmente partire alla volta della Germania o della Svizzera per diventare carrozziere o meccanico.
Testo raccolto da Luisa Urbani
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