Dis-Coll ora anche per assegnisti e dottorandi di ricerca, ma l'Inps non sa dire quanti ne hanno finora usufruito

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 14 Giu 2017 in Notizie

Disoccupazione dottorandi Inps

Dopo una battaglia durata due anni, ora anche i dottorandi e gli assegnisti di ricerca potranno contare sulla Dis-Coll, l’indennità di disoccupazione introdotta dal decreto legislativo 22/2015 e rivolta ai collaboratori coordinati e continuativi iscritti in via esclusiva alla gestione separata dell’Inps.

Precedentemente prorogata fino al 30 giugno 2017 dal decreto milleproroghe, la misura è stata resa strutturale ed estesa ad assegnisti e dottorandi con borsa di studio attraverso il disegno di legge 2223/B sul lavoro autonomo approvato in via definitiva dal Senato lo scorso 10 maggio scorso e in vigore dal 1° luglio 2017.

Ma a quante persone è stata finora utile la Dis-Coll? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto all'Inps, che tuttavia in oltre un mese non è stato in grado di fornire i dati precisi sui percettori dell'indennità dal 2015 a oggi. Provando a dedurre i primi dai dati contenuti nell’Osservatorio sui lavoratori parasubordinati dell’Inps, nel 2015 il numero di collaboratori ammontava a 1 milione 111.684, a cui vanno sottratti i sindaci e gli amministratori (503mila), i borsisti e gli assegnisti (52mila), nonché i collaboratori non iscritti alla gestione separata in via esclusiva. 

Ma questo ci dice solo che la platea potenziale della Discoll era di poco meno di mezzo milione di persone: non ci dice quanti, di quel mezzo milione, abbiano effettivamente usufruito di questo ammortizzatore sociale.

Sembra bizzarro parlare dell'estensione di una misura senza poter avere dall'ente preposto all'erogazione di quella misura dati specifici sull'utilizzo che ne è stato fatto finora; ma le cose in Italia sembrano andare così, nel senso inverso a quell'accountability tanto invocata.

In ogni caso, pur non sapendo con precisione quanti ne abbiano usufruito negli anni passati, ora la Discoll è stata estesa a nuove categorie. Il decreto ha abrogato uno dei requisiti per la sua fruizione, ovvero la necessità che il soggetto possa far valere, nell'anno solare in cui si verifica l'evento di cessazione dal lavoro, un mese di contribuzione oppure un rapporto di collaborazione di durata pari almeno a un mese e che abbia dato luogo a un reddito almeno pari alla metà dell'importo che dà diritto all'accredito di un mese di contribuzione. Restano invece invariati gli altri due requisiti: lo stato di disoccupazione al momento della domanda; e l’aver versato almeno tre mesi di contributi alla gestione separata tra il 1° gennaio dell'anno solare precedente la data di cessazione dal lavoro e il giorno di disoccupazione.

L’entità della Dis-Coll ammonta al 75% del reddito medio mensile, a condizione che esso sia pari o inferiore a 1.195 euro. Nel caso invece in cui superi questa cifra, l’indennità di disoccupazione sarà pari al 75% del predetto importo, incrementato del 25% della differenza tra il reddito medio mensile e il predetto importo. In ogni caso, l’ammontare dalla Dis-Coll, stando alle disposizioni attualmente in vigore, non può superare i 1.300 euro mensili, con importo ridotto progressivamente del 3% al mese a partire dal quarto mese di fruizione dell'ammortizzatore. La durata massima di percezione è di sei mesi. Per provvedere al finanziamento della Dis-Coll, è stato disposto un aumento dello 0,51% per l’aliquota della gestione separata Inps. Dunque dal 32,72% si passerà al 33,23%.

La domanda per ottenere la Dis-Coll va presentata all’Inps per via telematica entro 68 giorni dalla data di cessazione del contratto di collaborazione e l’indennità di disoccupazione spetta a decorrere dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro se la domanda è presentata entro l’ottavo giorno o, qualora sia presentata successivamente a tale data, dal primo giorno successivo alla data di presentazione.

L’estensione della Dis-Coll ad assegnisti e dottorandi con borsa di studio ha rappresentato un piccolo grande successo per il mondo del precariato universitario. «È una vittoria anche simbolica, che afferma la dignità di due categorie che hanno tenuto in piedi la didattica e la ricerca nell’ultimo decennio» commenta Claudia Pratelli, responsabile
nazionale Scuola di Sinistra italiana e precedentemente membro del Direttivo nazionale Flc Cgil (Federazione lavoratori della conoscenza), in prima linea nella battaglia per l’estensione della Dis-Coll «e di cui era stata messa in discussione la natura lavorativa della prestazione».

Ricordiamo infatti che due anni fa il ministro del lavoro Giuliano Poletti aveva dichiarato: «La finalità del dottorato non è quella di eseguire prestazioni lavorative dietro pagamento di un compenso ma di consentire al beneficiario della borsa di studio di dedicarsi ad attività di studio e di ricerca utili a perfezionare il proprio bagaglio di conoscenze».

Ma l’estensione della Dis-Coll «è solo il primo passo di una battaglia più ampia, visto che la legge esclude partite Iva, dottorandi senza borsa, borsisti di ricerca con borse post lauream o date da fondazioni ed enti privati», precisa Pratelli. Inoltre la previdenza sociale non basta a risolvere i problemi dell’università italiana. «Secondo i dati dell'ultima Indagine Adi su Dottorato e Post-Doc 2016, dei 13.725 assegnisti di ricerca italiani il 93,5% è destinato a essere espulso nei prossimi anni dall’università», aggiunge l'ex sindacalista.

«La Dis-Coll è una condizione necessaria, ma non risolve il problema strutturale del finanziamento del sistema universitario, del reclutamento e del turnover», le fa eco Giuseppe Montalbano, segretario nazionale dell’Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani) che, insieme alla Flc-Cgil ha portato avanti le istanze dei precari dell’università «perchè riguarda figure che non hanno più uno sbocco e, finito il sussidio, probabilmente fuggiranno all'estero. Per questo il giorno stesso dell’approvazione della legge abbiamo lanciato la nuova campagna #ricercaèfuturo: il nostro impegno non finisce qui».

Insomma, il rinnovo e l'estensione della Dis-Coll rappresentano una boccata d'aria, ma anche una soluzione ancora troppo magra per una categoria che vive nella precarietà di lavoro e di futuro.

Rossella Nocca

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