Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti vuole dare voce alle testimonianze di donne - occupate nelle aziende dell’RdS network - che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" e/o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Sarah Corti, user experience architect per Sketchin, società ticinese leader nel design thinking, parte del gruppo Bip-Business Integration Partners.
Ho trentadue anni, ricopro un ruolo gestionale di responsabilità in una multinazionale del design, Sketchin – e da quattro mesi sono mamma. Non nego che essere donna e giovane in alcune occasioni per me rappresenta uno scoglio: molto spesso il cliente, sentendo la mia “vocina”, mi chiede “Non è che potete portare qualcuno con più esperienza?”, ma poi al momento dell’incontro e iniziando a lavorare il pregiudizio viene meno. Certo se fossi un uomo con i capelli bianchi l’approccio da parte dei clienti sarebbe sicuramente diverso... Per fortuna con i colleghi questo scoglio non esiste!
Sono cresciuta nella provincia di Como e ho frequentato l’Istituto tecnico con indirizzo informatico. L’ho scelto perché a tredici anni mi veniva difficile decidere cosa fare da grande, così ho pensato che l’informatica ormai stava prendendo il sopravvento e che studiarla mi avrebbe fornito la base per fare quello che mi piaceva.
I miei, che non hanno studiato all’università, mi hanno supportato nella scelta di un percorso che mi avrebbe permesso sia di entrare subito nel mondo del lavoro sia di proseguire gli studi nelle materie scientifiche. Alle superiori eravamo solo due ragazze su ventisei e ovviamente eravamo oggetto continuo di scherzi, ma non è mai pesato.
Dopo la maturità, ero indecisa sulla scelta e mi sono iscritta ai test di ammissione sia per il corso di laurea in Ingegneria informatica che per quello di Design del prodotto industriale al Politecnico di Milano. Alla fine ho superato entrambi e ho optato per il Design. Alle superiori ho capito che era la dimensione progettuale che mi attirava di più – come una infrastruttura dovesse funzionare – quindi ho deciso di spostarmi su una parte più creativa, anche se le materie più artistiche erano tutte nuove per me.
Due giorni soltanto dopo essermi laureata ho iniziato a lavorare come free lance per Danese, storico studio milanese dove già avevo svolto sei mesi di stage durante l’università. Era il periodo del Salone del mobile; inizialmente mi occupavo di prodotto, poi mi sono spostata su grafica e comunicazione, lavorando al sito internet e alla dimensione digitale. Sono rimasta lì per tre anni e nel frattempo ho aperto la partita Iva, che mi ha permesso di svolgere altri lavoretti in parallelo per altri studi. Poi cinque anni fa ho trovato la proposta di lavoro di Sketchin – un'azienda che oggi fa parte del gruppo Bip – come designer.
Sketchin è un'azienda "flat", cioè la sua organizzazione aziendale è all'insegna dell'appiattimento della gerarchia: i livelli operativi sono solo due, un responsabile o manager di processo e una serie di collaboratori. Così anche il mio colloquio è avvenuto in modalità "anomala". Mi attendevano tutti nell'open space, Ceo compreso, per sentirmi raccontare i miei progetti. Credo li abbia convinti la mia spontaneità e la mia propensione a mettermi in gioco.
Sono stata assunta fin da subito con un contratto a tempo indeterminato. Allora i dipendenti erano solo in diciassette: ora siamo una settantina! Per i primi tre anni il mio ruolo era di user experience designer, poi sono diventata user experience architect, ruolo che rivesto da ormai un paio d'anni. Oggi gestisco un team di cinque persone: ho un ruolo di coordinamento sia nei confronti del cliente finale che con il team. Il mio compito è quello di esplorare le esigenze del cliente per tradurle in progetto.
Se i primi tre anni ero operativa nel disegno dell’interfaccia, ora lo sono nel coordinamento del team e delle attività collaborative. Sketchin ha un gruppo di lavoro giovane – l’amministratore delegato, Luca Mascaro, ha trentacinque anni! – e c’è equilibrio tra uomini e donne. L’ambiente è positivo, super motivante e stimolante, grazie al confronto quotidiano. E l’organizzazione è flat: io formalmente sono responsabile di un team, ma non si sente la gerarchia. Inoltre c’è grande flessibilità, io lavoro tra gli uffici di Milano, Lugano e anche da casa. Conosco l'inglese e mi è anche capitato di lavorare a dei progetti presso la nostra sede di San Francisco. Ho viaggiato molto, ma non ho mai vissuto all'estero.
Amo il mio ruolo perché è stimolante e vario, mi permette di interfacciarmi con clienti e tipologie di business totalmente diversi – editoriale, banking sanitario... E il bello è dover riuscire con metodologie di design a far sedere intorno a un tavolo manager con ruoli importanti e, in massimo otto ore, a tirar fuori requisiti di business importantissimi, che impattano in maniera decisiva sull’azienda. Questo permette di vedere il design applicato non solo sul prodotto ma sul business.
Ho appena avuto una bambina e sono rientrata a lavoro da un mesetto. Avendo un contratto svizzero, il periodo di maternità previsto dopo il parto è di tre mesi. Io, d’accordo con il mio capo, sono invece riuscita ad assentarmi da lavoro un mese prima del parto e poi i tre successivi. Ho anche avuto la possibilità di partecipare a giornate di team building portando con me la mia bambina, se ne avevo la necessità. Ora i miei genitori, che per fortuna abitano a mezz’ora da me, mi danno una mano occupandosi di mia figlia durante il giorno.
Sia dal punto di vista familiare che formativo ho avuto a che fare con figure femminili molto forti, partendo da mia madre, passando alle professoresse, fino alla mia prima datrice di lavoro. Questo mi ha aiutato perché mi ha permesso di dire “Se ce l’hanno fatta loro, ce la posso fare anch’io”.
Il consiglio che mi sento di dare alle ragazze e ai ragazzi è di scegliere una scuola che apra porte su più fronti, visto che a 13-14 anni si è troppo giovani per decidere cosa diventare. E poi di non farsi condizionare: dopo le superiori c’era che mi diceva “Non scegliere una facoltà solo di maschi”, ma molto spesso avere a che fare con più uomini è più produttivo e stimolante e ti aiuta a rafforzarti.
Il design dei servizi può essere una buona scelta per i giovani di oggi: la digital business transformation è nel suo momento d’oro, il valore aggiunto è enorme. Progettando bene un servizio si può trasformare un’azienda, basti pensare a start up come Netflix o al carsharing, e a tutte quelle aziende nate da progetti fatti da qualcuno come noi e che stanno rivoluzionando il mercato. È interessante cavalcare quest’onda.
Il mio futuro? Essendo Sketchin un’azienda flat, mi vedo in crescita prima di tutto a livello umano e di soft skills: mi interessa la dimensione umana di crescita più che di ruolo e di prestigio. Tra dieci anni, ora come ora, mi vedo ancora qui, ed è strano perché io di natura sono irrequieta, se mi annoio cambio subito. Ma per fortuna qui il mondo dei clienti è in continua evoluzione, ogni giorno è una sfida nuova!
Testimonianza raccolta da Rossella Nocca
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