Ilaria Mariotti
Scritto il 17 Mag 2021 in Storie
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Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti dà voce alle testimonianze di donne – occupate nelle aziende dell’RdS network – che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Ilaria Rossato, analista per Prometeia, società italiana di consulenza, sviluppo software e ricerca economica per banche, assicurazioni e imprese.
Ho 28 anni e sono nata in un paese in campagna in provincia di Padova, Montagnana. Mi è sempre piaciuta la matematica, qualcosa di innato e senza particolari influenze familiari dal momento che i miei genitori sono imprenditori. E neppure i miei fratelli, che sono molto più grandi di me, hanno fatto percorsi di tipo scientifico. Ma già dalle scuole medie i professori avevano individuato questa mia attitudine, tanto da suggerire alla mia famiglia un percorso per me in questo ambito. Mi sono così iscritta al liceo scientifico, impegnandomi sempre molto nello studio.
A diciott'anni però non avevo un’idea precisa di ciò che avrei voluto fare nella vita o in quale città sarei finita. Sapevo tuttavia che qualsiasi strada avessi intrapreso di lì in avanti l’avrei percorsa fino alla fine, senza voltarmi indietro e senza ripensamenti, perché così ero cresciuta. E così in effetti è andata.
In Prometeia Advisor Sim, a Bologna, sono entrata quando ancora ero all'università, alla facoltà di Finanza, proponendomi per un tirocinio di tre mesi finalizzato alla redazione della tesi di laurea e per cui mi è stato riconosciuto un rimborso di 500 euro mensili. Subito dopo la discussione mi hanno richiamato, offrendomi un tirocinio di sei mesi come analyst, qui con un rimborso di circa mille euro mensili. Il passo successivo è stato l'apprendistato e infine il contratto a tempo indeterminato. In azienda ho sperimentato cosa significasse davvero lavorare nel mondo della finanza.
Sono stata inserita in un team che si occupa di consulenza per le fondazioni di origine bancaria, quindi enti con grandi patrimoni da investire su asset finanziari, dai 70 milioni in su. La formazione è stata lunghissima e dura tuttora. E le difficoltà ci sono state perché le responsabilità sono state subito grandi nonostante fossi appena uscita dall'università e l'inserimento fosse stato molto veloce. Ci si può sentire sotto stress e non all'altezza. A volte è difficile reggere le pressioni del mestiere, nonostante ci siano molti stimoli e una volta raggiunti gli obiettivi si provi parecchia soddisfazione: specialmente adesso che sono in una fase intermedia a metà tra la consulenza vera e propria, quella in cui si parla con il cliente, e l'analisi pura dei dati dei primi tempi.
Serve carattere perché l'ambiente è prettamente maschile e a volte gli stereotipi, anche se non all'esterno, sono dentro di noi. Mi è successo di pensare in qualche occasione che se fossi stata un uomo sarebbe stato più facile perché avrei forse reagito in modo diverso, più razionale. Le ragazze della mia età nella mia squadra sono solo un paio, ma in azienda vedo tante donne che hanno svolto o stanno svolgendo una brillante carriera. Credo che questo sia dovuto anche al loro carattere deciso.
Le ore di lavoro possono essere molte, a seconda delle giornate. Ma adesso, grazie allo smartworking, il problema è ridotto perché non serve spostarsi e si guadagna tempo che si può poi spendere per fare altre cose. Io per esempio ho delle passioni a cui mi sono sempre dedicata oltre la matematica, la danza e i viaggi, che mi piacerebbe riprendere superata la pandemia. Ho praticato anni di danza classica e moderna, e poi di recente mi sono specializzata nella salsa. Adesso sono in pausa per l'emergenza, ma non ho intenzione di abbandonare perché rappresenta una parte di me fondamentale! Lo stesso per i viaggi. Amo in particolare le barche e il mare, vorrei prendere una patente per guidarne una. Durante un viaggio in Argentina mi sono appassionata anche allo snorkeling, e sono riuscita a vedere un relitto in fondo al mare!
Se guardo indietro al mio percorso, mi rendo conto che quando ho scelto l'università sono andata un po' controcorrente perché mi sono trasferita a Bologna, senza conoscere nessuno. E questo nonostante la facoltà che avevo scelto, Economia e Finanza, fosse anche disponibile presso l'università di Padova, che sarebbe stata più vicina a casa mia. Ma avevo voglia di buttarmi in un ambiente nuovo. Mi sono laureata nei tempi, e sono uscita dalla specialistica in Finanza, Intermediari e Mercati nel 2016 con il massimo dei voti, a 24 anni.
In triennale, pur essendo un corso di finanza, c’erano molte ragazze. All’inizio della specialistica tuttavia mi sono resa conto che di ragazze ne erano rimaste pochissime e quando capitava di dover svolgere lavori di gruppo, raramente trovavo qualche altra ragazza. La spiegazione che mi sono data è che, pur essendo ambedue i corsi molto selettivi e a numero chiuso, la triennale è legata all'economia di base, per cui da lì si possono intraprendere percorsi a più ampio spettro come il marketing.
Molte ragazze del mio corso hanno cominciato a lavorare subito dopo questa laurea. Per la specialistica invece, in cui si studiano temi come la borsa e gli investimenti finanziari, bisogna essere convinti fino in fondo. Si tratta di un ramo dell'economia più legato alla finanza, quindi alla matematica in senso stretto. Per quello la mia scelta è caduta lì: perché più vicino alla mia materia preferita, la matematica, ma al tempo stesso meno teorico e più legato alla realtà economica. Infatti amavo le materie più analitiche, e odiavo i corsi di diritto e le materie troppo slegate dalla realtà. In quegli anni mi sono dedicata soprattutto allo studio, a parte qualche lavoretto saltuario come promoter nelle profumerie.
In tutto il mio percorso non ho mai avvertito di essere discriminata per il fatto di essere donna, né ho subito alcuna forma di gender pay gap. Non ho mai pensato “questo non accadrebbe se fossi un uomo”. Ho un carattere ribelle, sebbene nascosto dietro un temperamento tendenzialmente calmo, e non avrei permesso che mi fosse riservato un trattamento diverso in quanto donna. In fin dei conti sono sempre stata circondata da figure maschili e ho sempre avuto un temperamento un po' da leader. Ed è questo che serve nel settore della finanza, altrimenti è facile sentirsi fuori posto. In questo ambiente mi trovo bene, con i miei colleghi si respira un clima leggero. E meritocratico, perché non c'è uno sforzo che passi inosservato.
Sul futuro non mi sono ancora veramente interrogata, né sento di aver messo radici fisse. Non penso che questo lavoro sarà di impedimento per costruirmi una famiglia. L'impegno va condiviso con il partner, non c'è motivo di sacrificare la carriera. Per questo alle ragazze consiglierei di fare ciò che più loro piace, indipendentemente dallo sforzo necessario per raggiungere l'obiettivo o dagli ostacoli che potranno incontrare nel loro percorso. La passione, la volontà e la determinazione nel lungo termine ripagano sempre.
Testo raccolto da Ilaria Mariotti
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