Quella volta che il prof a Ingegneria mi disse “Ma lei, signorina, non potrebbe fare altro?”. La risposta: Girl Power!

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 06 Giu 2019 in Storie

ingegneria Meta System occupazione femminile STEM

La scienza è sempre più donna. E c’è un’ampia serie di ragioni per le quali oggi, per una ragazza, può essere conveniente scegliere un percorso di studi in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La Repubblica degli Stagisti ha deciso di raccontarle una ad una attraverso una rubrica, Girl Power, che esprime la voce di tante donne innamorate della scienza e fortemente convinte che in campo scientifico, di fronte al merito, non ci sia pregiudizio che tenga. La testimonianza di oggi è quella di Giulia Brunetti, Senior System Integration Engineer presso Meta System, azienda dell’RdS network specializzata in sistemi elettronici avanzati per il settore automobilistico.      

Ho 28 anni e sono della provincia di Pesaro. Ho frequentato il liceo scientifico a indirizzo sperimentale, studiando inglese e tedesco, poi mi sono iscritta al corso di laurea in Ingegneria biomedica all’università di Cesena e infine mi sono specializzata a Modena in Ingegneria elettronica, seguendo il corso in lingua inglese. 

Ho sempre avuto una predisposizione per le materie scientifiche e una grande passione per la matematica. Durante la triennale ho scoperto l’ingegneria elettronica, che non avevo mai sentito nominare prima, e ho deciso di sceglierla, perché mi piaceva ma anche perché mi poteva dare una possibilità di lavoro molto concreta. E infatti mi ha portato in poco tempo a essere completamente indipendente dalla mia famiglia e a poter fare progetti per il futuro a breve termine con il mio compagno. 

Due anni fa, a neanche un mese dalla laurea, ho trovato un lavoro con contratto a tempo indeterminato presso l’azienda Meta System. Mi hanno contattato loro, attraverso AlmaLaurea. La posizione ricercata, che attualmente ricopro, era quella di ingegnere di sistema, con il compito di definire il design e le specifiche interne del prodotto, che nel nostro caso sono i caricabatterie per automobili.

Al colloquio credo di averli convinti per la mia determinazione a non precludermi nulla, oltre che per la mia carriera accademica e per la conoscenza, fondamentale nel mio lavoro, della lingua inglese. 

Le maggiori difficoltà non le ho trovate tanto all’ingresso nel mondo del lavoro quanto nel percorso universitario. Non è stato semplice, soprattutto per la mancanza del background tecnico che ti può dare un istituto tecnico. Qualche volta ho pensato “Magari non fa per me”, ma poi non ho mai trovato niente che mi piacesse di più. E non sono per nulla pentita: quello che faccio mi piace perché imparo molto tecnicamente ma ho anche un grande contatto con le persone, sia in azienda che esternamente. Inoltre in Meta System c’è un ambiente di lavoro giovane, alcune persone le conoscevo già dall’università, e c’è grande apertura e flessibilità. 

Per fortuna la mia famiglia, dove sono stata la prima laureata, mi ha spinto a coltivare la mia passione anche se comunemente viene percepita come più “maschile”. Mia mamma e mia nonna sono state per me di grande ispirazione, in quanto hanno sempre lavorato otto-nove ore al giorno senza mai far sentire una mancanza alla famiglia, così mi sono detta che poteva farcela anch’io. 

Certo all’esterno il pregiudizio l’ho avvertito. Alla specialistica eravamo tre ragazze su dodici iscritti. Una volta un professore di Fisica mi ha detto: “Ma lei, signorina, perché fa ingegneria? Non potrebbe andare a fare altro nella vita?”.

Anche sul lavoro bisogna dimostrare due, tre volte di più per non essere viste come segretarie. Nella mia divisione Ricerca e Sviluppo su centoventi dipendenti siamo circa una decina di donne. Per fortuna nelle Risorse Umane ci sono solo donne e si stanno impegnando per favorire l’ingresso femminile. Il lato positivo di un ambiente maschile è che le donne sono molto unite, si fa squadra e ci si sostiene molto. 

Consigli alle ragazze sul futuro? Oggi senza dubbio ci sono figure richieste più di altre, come ad esempio gli ingegneri elettronici e informatici. Si pensi, nel caso della mia azienda che tratta con case automobilistiche, al fatto che oggi non si parla più solo di meccanica ma anche di elettrica. 

Credo che nessuno, nel mio ambito come in altri, debba farsi fermare dai pregiudizi: il segreto della felicità è seguire quello che uno sente dentro. Anche se vuoi fare filosofia e ti dicono che non troverai lavoro oppure vuoi fare ingegneria e ti dicono che è un lavoro da uomini. In generale, se fai vedere quello che sei e vali, riesci a far sparire i pregiudizi!

Testimonianza raccolta da Rossella Nocca

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