“Il mio gemello portato per le materie umanistiche, io ingegnera”: Francesca e l'infondatezza degli stereotipi di genere

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 20 Dic 2023 in Storie

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La scienza è sempre più donna. E c’è un’ampia serie di ragioni per le quali oggi, per una ragazza, può essere conveniente scegliere un percorso di studi in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La Repubblica degli Stagisti racconta questo mondo in questa rubrica, Girl Power, attraverso la voce di donne innamorate della scienza e fortemente convinte che, in campo scientifico ancor più che altrove, di fronte al merito non ci sia pregiudizio che tenga. La storia di oggi è quella di Francesca Marino, Salesforce business analyst per T4V, società di consulenza informatica che fa parte dell'RdS network.

Comincio con un aneddoto, per scardinare l'infondatezza di qualsiasi stereotipo di genere. Ho un fratello gemello che fa il giornalista sportivo, mentre io sono laureata in Ingegneria informatica e oggi lavoro come analista funzionale. Lui da sempre più portato per le materie umanistiche; io invece, fin da piccola, considerata da tutti come la tecnica di casa. Mi piaceva capire i meccanismi delle cose, le smontavo e rimontavo, e tutti venivano da me se c'era qualcosa da aggiustare. Mio papà è un medico e mia mamma ha lavorato presso uffici universitari, ma la mia propensione per le materie scientifiche credo sia innata. E sono sempre stata appoggiata nelle mie scelte da chi mi circondava.

Sono nata a Milano 32 anni fa, e dopo le scuole medie – su indicazione anche dei docenti, che avevano individuato questa mia attitudine – mi sono iscritta al liceo scientifico, dove ho sempre riportato voti migliori nelle materie come matematica e fisica. Non che fossi una “capra” nelle altre, ma faticavo a imparare concetti in modo mnemonico. Già al quarto anno ho così deciso di partecipare alla Summer school del Politecnico di Milano, con in testa l'idea di studiare anche all'università una materia stem. E lì ho superato il test che ti garantisce un posto in facoltà subito dopo il diploma.

Così è stato: dopo la maturità sono entrata a Ingegneria Informatica, e devo dire che è qui che mi sono scontrata per la prima volta con pregiudizi legati al genere. Il corso era nettamente a prevalenza maschile: su duecento persone, eravamo solo una decina di ragazze. Ricordo in particolare un episodio: dovevamo compilare un elenco con i nominativi della classe, e di fronte al mio e quello delle altre partecipanti un ragazzo diede per scontato provenissimo tutte dall'istituto tecnico. Non era concepibile che una ragazza potesse studiare informatica all'università, a meno che questa “stranezza” non fosse giustificata da quel precedente percorso di studi.

Ci facevano pesare il fatto di essere donne, ma questo atteggiamento non l'ho mai riscontrato nei professori, solo nei compagni. D'altronde erano dei ventenni, a loro volta immaturi, forse non si rendevano troppo conto del loro comportamento. E aggiungo che nel tempo la cosa è scemata, si è trattato solo degli inizi. Oggi forse sarebbe diverso, c'è maggiore sensibilità su questi temi. Però per me è stato un percorso tosto, anche per questi motivi, oltre alla difficoltà intrinseca degli studi. 

Così, dopo un periodo di pausa preso per motivi personali, mi sono laureata alla triennale nel 2019. Ma già verso la fine del triennio, era il 2018, avevo svolto un tirocinio curriculare presso un'azienda di informatica di Milano. Dopo la laurea mi hanno tenuta con un contratto di apprendistato. Anche in questo caso mi sono scontrata con alcuni fastidiosi pregiudizi. All'inizio, in una occasione, il mio responsabile mi disse candidamente che, siccome non sapevano cosa farmi fare, potevo presenziare a un incontro presso il cliente perché ero prima di tutto di bella presenza. E poi sì, anche perché ero stata brava. Sono tutte situazioni in cui fortunatamente mi sono trovata quando ero alle prime armi: ma quello dell'informatica è un ambiente indubbiamente maschilista.

Per fare un altro esempio, non mancano mai i commenti sull'aspetto fisico: ma io mi sono sempre impegnata per far capire cosa ci fosse al di là di quello. Ora, anni più tardi, mi preme sottolineare che è tutto diverso. Anche perché, dopo quell'azienda, ho avuto una seconda assunzione in un'altra realtà a partire da settembre 2021. In questo settore le offerte di lavoro non mancano, e capita anche che le aziende facciano di tutto per tenerti, come per esempio proporre una controfferta economica. A me è successo quando ho deciso di lasciare, senza che neppure lo chiedessi io, né che fossi spinta da motivazioni economiche. Nell'ambito informatico mediamente le retribuzioni siano superiori alla media. E non mi è mai capitato di scoprire che ci fossero differenze di salario per una qualche discriminazione di genere. 

A T4V sono approdata solo a gennaio del 2023. Sono venuta a conoscenza dell’azienda perché due miei ex colleghi lavorano qui: nello specifico è stato quello che oggi è il mio responsabile a convincermi a entrare a far parte del team! Sono una Business analyst, in italiano una “analista funzionale”, in ambito Salesforce. Serviva una persona proprio in quel ruolo, che fosse già a autonoma e che facesse un po' da supporto anche a profili junior. E così è iniziata la mia esperienza in T4V. Sono soddisfatta perché sono consapevole che non è la norma essere assunta e inserita in una posizione adeguata alle proprie competenze. Spesso alle giovani come me – mi raccontano persone che conosco – sono affidati ruoli minori, inferiori alla loro preparazione. Conosco un caso di un'avvocata che in uno studio di soli uomini è trattata come fosse la segretaria. E dire che lo studio ne ha una – di segretaria!

Nel mio quotidiano, in T4V, mi relaziono principalmente con il team business lato cliente e con i miei colleghi del team tecnico in modo da far comunicare le due parti. Raccolgo i requisiti di nuovi progetti, li analizzo, e insieme al team tecnico se necessario completiamo l'analisi in modo che loro siano in grado di implementare il tutto. Mi occupo anche della gestione interna dei team di lavoro in attività quali la distribuzione dei compiti e il coordinamento, quando necessario anche di formazione. Lavoro per lo più in smart working, con un contratto che è stato da subito a tempo indeterminato. 

L'azienda adotta però una modalità ibrida, di cui io sono una fan: andiamo almeno una volta a settimana in ufficio. E solo se vogliamo, una volta in più. Ci sono però tante iniziative per farci conoscere tra di noi, e farci sentire anche persone in carne e ossa, oltre che dipendenti. C'è stata per esempio di recente la festa di Natale, e poi si organizzano merende in ufficio, oppure un contest fotografico quest'estate. Cose importanti, altrimenti si rischia di non vedersi mai. Specialmente nel mio gruppo di lavoro, che è sparso tra Roma, Milano e altre sedi. 

Anche in T4V l'ambiente è ancora leggermente a prevalenza maschile, ma non avverto più quelle problematiche dovute al fatto di essere una ragazza, come accaduto in passato. Sono questioni su cui nel giro di pochi anni l'attenzione è molto salita. Alle ragazze interessate a intraprendere percorsi nelle materie Stem suggerisco di non abbassare mai la testa. Bisogna essere preparate a quello a cui si può andare incontro, ma si deve anche imparare a farsi scivolare i commenti di dosso, senza per questo bloccarsi. Essere preparate è la base di partenza, il punto di forza iniziale. Nel mentre mai farsi mettere i piedi in testa, ma cercare di combattere le ingiustizie sia in ambito accademico che lavorativo. Il vento, piano piano, sta cambiando.

Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

 

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