Servizio civile, la denuncia: “Per il 2019 soldi dimezzati”. Il Dipartimento promette che troverà i fondi aggiuntivi

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 16 Nov 2018 in Approfondimenti

fondi servizio civile

Quest’anno sono stati messi a bando oltre 53mila posti come volontari del servizio civile, lievitati poi a poco meno di 57mila per effetto del bando straordinario di Garanzia Giovani. Un numero alto, anche se in effetti sufficiente ad accontentare solo poco più della metà dei 100mila candidati. Ma nel prossimo futuro i posti potrebbero essere ancora meno. Questo per effetto dei 148 milioni di euro previsti dalla legge di bilancio in discussione alla Camera, che secondo le previsioni si ridurrebbero a 143 milioni di euro nel 2020 e 102 nel 2021.

Di fronte alla prospettiva di un possibile dimezzamento delle opportunità per i giovani, la settimana scorsa il Forum nazionale servizio civile, la Rappresentanza nazionale dei volontari del servizio civile, la Conferenza nazionale enti di servizio civile e l’Associazione Mosaico hanno lanciato un comunicato stampa congiunto «per chiedere ai parlamentari di tutte le forze politiche di presentare e sostenere emendamenti che rendano possibile nel 2019 un bando come quello del 2018».

L'altroieri il governo ha affidato la replica a una nota del sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega al servizio civile Vincenzo Spadafora: «La legge di bilancio non prevede alcun taglio significativo per il 2019. In realtà si conferma quanto stanziato dal precedente governo».

Effettivamente l’ultimo stanziamento diretto per il bando scaduto il 28 settembre scorso per il servizio civile – che prevede la possibilità
per giovani tra i 18 e i 29 anni di fare un’esperienza di durata variabile tra otto e dodici mesi presso un ente in Italia o all’estero – era stato pari a 152 milioni, non molto lontani dai 148 previsti per il 2019.

Ma con una differenza: «Avendo mantenuto negli ultimi anni un rapporto con il governo e il Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale» precisa infatti Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum nazionale servizio civile e di Amesci «sapevamo che era solo una parte del finanziamento complessivo, mentre il resto veniva preso in quota parte da fondi per il terzo settore, la riqualificazione delle periferie, e finanziamenti speciali di singoli ministeri, e quindi che 270-300 milioni sarebbero stati assicurati».

Anche Spadafora promette di impegnarsi a «trovare fondi aggiuntivi per il 2019». Ma, in attesa di conoscere le fonti di stanziamento, i conti per ora continuano a non quadrare.

«Ciascun giovane volontario ha il costo unitario di 5.400 euro l’anno» spiega alla Repubblica degli Stagisti Borrelli «somma che comprende il rimborso spese mensile di 433,80 euro ai ragazzi, i 90 euro l’anno agli enti ospitanti per la formazione e i costi generali del Dipartimento, dalla comunicazione alle ispezioni. I 148mila euro coprirebbero quindi solo 27mila volontari». 

«Con questo taglio si farebbe un passo indietro rispetto agli sforzi fatti in questi anni» aggiunge Feliciana Farnese, rappresentante nazionale dei volontari del servizio civile e componente della Consulta nazionale del servizio civile «in controtendenza rispetto all’obiettivo finale del servizio civile universale. Universale che voleva dire dare la possibilità di svolgere l’esperienza a tutti i giovani che facevano domanda, in Italia e nell’Unione europea, e voleva dire inclusione, attraverso il coinvolgimento dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione umanitaria e sussidiaria internazionale».

Un’altra scelta molto criticata è quella di cancellare il progetto sperimentale Integr-Azione per giovani migranti, che peraltro non toccava le tasche dello Stato, usufruendo del programma Fondo asilo, migrazione e integrazione (Fami). «Negare l’accesso a un fondo che non costa nulla è puro ostracismo» commenta Borrelli «verso un progetto che, in una situazione delicata del rapporto tra italiani e migranti, era una delle poche strade strutturate per far uscire i migranti da situazioni di ghetto e marginalità».

Rispetto a questa sospensione, il sottosegretario replica così: «Non è stato possibile prevedere fondi Fami nel recente Avviso agli enti di presentazione progetti per il 2019, non certo per disinteresse mio o del Dipartimento, ma perché gli accordi sottoscritti prevedevano impegni di risorse soltanto per il 2018». Accordi che il dipartimento aveva stipulato con il ministero dell’Interno e quello del Lavoro: la patata bollente della responsbailità di questa cancellazione passa dunque ai due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, titolari proprio di quei due dicasteri.

Altro nodo è il silenzio del governo sulla ricostituzione della Consulta nazionale del servizio civile, decaduta il 17 ottobre scorso, «proprio mentre sono urgentissimi i provvedimenti di modifica della normativa» si legge nel comunicato degli organi di settore «a cominciare da quella in materia di accreditamento degli enti e di organizzazione quotidiana del servizio dei giovani operatori volontari, per dare applicazione alle nuove disposizioni di legge».

Spadafora spiega così questo ritardo: «Non è stato possibile insediare la Consulta nazionale per il servizio civile universale prevista dal DLgs 40/2017, in quanto la nuova disposizione individua i rappresentanti degli enti mediante il nuovo Albo di servizio civile universale. Tale albo, come è noto, non è ancora operativo, essendo ancora efficaci, fino al 5 maggio 2019, i previgenti albi». Ma la soluzione dovrebbe essere dietro l’angolo: «A stretto giro verranno chieste agli enti e alle amministrazioni le designazioni dei rappresentanti che siederanno nella nuova Consulta, ai quali si aggiungeranno i rappresentanti eletti dai volontari», si legge sempre nella nota.

Tuttavia gli stanziamenti e la Consulta non rappresentano al momento le uniche preoccupazioni degli operatori del settore rispetto alla salvaguardia del servizio civile. «Perché un giovane dovrebbe lavorare 30 ore a settimana per 433,80 quando, grazie al reddito di cittadinanza, potrebbe riceverne 780 a fronte di 8 ore di impegno settimanali?», si chiede il presidente del Forum nazionale servizio civile: «Perché, anziché introdurre forme enormemente più costose e disorganizzate, non si pensa di ingigantire il servizio civile, ad esempio estendendolo agli ultra 60enni o agli under 18?»

Spadafora assicura che il governo non marginalizzerà l’esperienza: «Abbiamo  iniziato a ragionare con una prospettiva di lungo periodo sull’impianto stesso della programmazione
» si legge nella nota: «A breve, coinvolgeremo i diversi attori del sistema per poter disporre di tutti gli elementi di valutazione. Stiamo poi individuando soluzioni organizzative ed operative per ridurre drasticamente i tempi della valutazione dei progetti, accelerare l’avvio in servizio dei volontari e mettere a regime le diverse fasi di governo del sistema».

Per il momento, al di là dei possibili scenari futuri, ci si aspetta che «il governo si impegni  a cercare di trovare altri fondi per rimanere quantomeno sullo stesso numero di volontari del 2018». O almeno questo è l'auspicio di Feliciana Farnese e dei circa 100mila giovani che ogni anno fanno richiesta per accedere ai percorsi di servizio civile.

Rossella Nocca

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