Rossella Nocca
Scritto il 08 Ott 2018 in Approfondimenti
farmacia formazione sbocchi occupazionali università e lavoro
I farmacisti italiani sono sul podio dei professionisti più ricchi. Secondi i redditi medi per categoria pubblicati dall’Agenzia delle entrate (Fonte: Dichiarazioni dei redditi 2016), con i loro 121mila euro, sono secondi soltanto ai notai e precedono i medici.
Ma questi dati non devono trarre in inganno sullo stato di salute della categoria. A meno che gli aspiranti farmacisti non abbiano alle spalle una farmacia di famiglia, la strada per loro non è proprio in discesa. Gli iscritti all’albo dei farmacisti sono circa 96mila (dati aggiornati al 2017). Di questi, 57mila, tra titolari e collaboratori, sono occupati nelle farmacie, che ammontano a 20mila tra comunali e private. 17mila, invece, quelli che operano in altri settori: Servizio sanitario nazionale, industria farmaceutica e distribuzione intermedia. Secondo i dati AlmaLaurea, il tasso di occupazione a un anno dal titolo nella classe di laurea in farmacia e farmacia industriale è del 55,1%, mentre la retribuzione netta mensile media è di 1.226 euro.
In base alle previsioni della Joint Action Health Workforce Planning and Forecasting, iniziativa comunitaria cui partecipa il nostro ministero della Salute, il fabbisogno di farmacisti per il Servizio sanitario nazionale per il periodo 2015-2040 è di circa 1.500 unità l’anno. «In media i 33 Dipartimenti di Farmacia in Italia producono 4.500 neolaureati l'anno. Ciò significa che c'è un esubero di 3mila laureati ogni anno», spiega Davide Petrosillo, presidente della Federazione nazionale associazioni giovani farmacisti (Fenagifar). Secondo le stime della Federazione ordini farmacisti italiani (Fofi), da qui a vent’anni saranno 63mila i professionisti disoccupati.
«Il problema occupazionale è il riflesso dell'attuale situazione di instabilità del settore» aggiunge Petrosillo «dovuta fra le altre cose anche alla recente novità dell'ingresso del capitale nelle farmacie, che porta i titolari di farmacie ad essere più oculati nelle assunzioni». La legge 124/2017 sulla concorrenza ha infatti autorizzato l'ingresso delle società di capitali nella titolarità dell'esercizio della farmacia privata.
Ma non solo. «Diversi fattori economici, come la discesa del prezzo dei medicinali e la contrazione del Fondo sanitario, hanno ridotto fortemente i margini della farmacie di comunità» spiega il presidente della Fofi, Andrea Mandelli, senatore nella scorsa legislatura.
Ma quali possono essere le soluzioni per migliorare l’accesso al mondo del lavoro? «La strada più percorribile al momento sarebbe quella di introdurre nei corsi di laurea in farmacia il numero programmato a livello nazionale», propone Petroselli. Una strada percorribile? «La fattibilità dipende dal legislatore. Di certo il numero dovrebbe tenere conto del fabbisogno individuato dal ministero, pari ad esempio a 448 unità l'anno per l'anno accademico 2017/18», commenta il presidente Fofi.
Un’altra soluzione potrebbe arrivare dai nuovi sbocchi nella farmacia dei servizi. «La linea della Federazione si basa sul presupposto che il farmacista può e deve andare oltre la dispensazione del medicinale. Ad esempio» spiega Mandelli «egli può collaborare al processo di cura in un ambito strategico come l’aderenza alla terapia. Il modello della farmacia dei servizi è alla vigilia dell’implementazione sul territorio e speriamo che contribuisca definitivamente ad assorbire la disoccupazione. Anche il corso di laurea deve essere riformato per adeguarsi al nuovo ruolo del farmacista».
A proposito di formazione, sono numerosi i nuovi ambiti da esplorare. «Oggi invitiamo i giovani a puntare sugli aspetti più "etici" della professione come la galenica, la fitoterapia, la presa in carico del paziente e la comunicazione efficace», spiega Petroselli. Poi aggiunge: «Importante sarà di pari passo, curare gli aspetti del marketing e della gestione, in quanto con l'ingresso del capitale nelle farmacie non ci si potrà permettere errori di gestione economica. Se oggi i giovani continuano a scegliere farmacia è proprio perché la vedono come una professione in evoluzione».
Altra proposta della Federazione è quella di incrementare gli organici dei farmacisti ospedalieri. «Il Servizio sanitario dovrebbe considerare che in tutto l’Occidente industrializzato il farmacista ospedaliero è presente a livello di reparto e fa parte dei team di cura, con effetti positivi in termini clinici ed economici».
Secondo i dati dell'ultimo annuario statistico del Servizio sanitario nazionale (2016 su dati 2013), i farmacisti occupati nel Ssn erano 2.512, distribuiti fra i 1.070 ospedali, considerando – ricordiamo – che ciascun ospedale del Ssn è obbligato ad avere una farmacia.
Anche nel settore farmaceutico oggi sono tanti i giovani che si trasferiscono all’estero. In Europa ci sono oltre 150mila farmacie e i farmacisti italiani hanno la possibilità di esercitare la professione in qualsiasi paese europeo, in quanto i titoli richiesti in Italia (laurea, esame di Stato) sono riconosciuti dall’Unione europea. L’unico “ostacolo” è il test linguistico sulla conoscenza della lingua del paese ospitante. Al momento, secondo quanto riportato in uno studio di AgrifarLab, laboratorio di idee di giovani farmacisti Fenagifar, i paesi in cui cresce l’offerta sono la Germania e i Paesi scandinavi, mentre saturi risultano i mercati del Regno Unito e dei Paesi del Sud (Francia, Spagna, Portogallo, Grecia).
Per fornire una bussola ai futuri farmacisti sulle opportunità nazionali e internazionali, l’università La Sapienza di Roma qualche mese fa ha organizzato l’incontro “Cosa farò da grande: professione farmacista”, rivolto a laureandi e neo laureati e destinato ad essere il primo di un ciclo. «Ci siamo resi conto che i nostri ragazzi avevano poca consapevolezza delle opportunità post laurea» racconta alla Repubblica degli Stagisti Rossella Fioravanti, ricercatrice in Chimica farmaceutica presso l’ateneo e consigliere dell’Ordine dei farmacisti di Roma «così abbiamo voluto far capire loro, attraverso gli interventi di testimonial della categoria, che quella in farmacia è una laurea versatile e che non devono dare per scontato l’impiego all’interno di una farmacia».
Insomma, anche se oggi chi si iscrive a questo corso di laurea non lo fa più per la garanzia di un’occupazione, sono tante e interessanti le sfide verso le quali il settore farmaceutico si avvia, sfide che potrebbero richiedere nuove competenze e creare nuove opportunità.
Rossella Nocca
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