Expo, tante imprecisioni e una verità: in Italia c'è poco rispetto per i candidati in cerca di lavoro

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 23 Apr 2015 in Editoriali

Il caso di questi giorni è l'affaire Expo. Ieri un articolo sul Corriere della Sera, «Turni scomodi per lavorare all'Expo: 8 su 10 ci ripensano», riportava la notizia che molte opportunità offerte da Expo vengono snobbate rimarcando come, seppur per pochi mesi, i contratti "rifiutati" prevedano ottime condizioni retributive - 1.300 euro al mese - e ventilando la possibilità che a far desistere i potenziali lavoratori sia stato il calendario di lavoro, con turni anche di sabato e domenica.

Un articolo che sarebbe stato "forte", se avesse contenuto informazioni verificate, numeri certi e campane diverse. Invece no. E la Rete non perdona. I social network permettono a ognuno di noi di commentare - e talvolta, come in questo caso, confutare - le notizie. Così l'articolo ha scatenato una sollevazione da parte dei tanti che si sono candidati in questi mesi per lavorare a Expo.

Sono emerse in poche ore numerose storie di gente chiamata a colloquio a ottobre e poi tenuta in stand-by fino a marzo, addirittura ad aprile; persone che si sono sentite proporre l'inizio da un giorno all'altro; o che, inizialmente contattate per un lavoro, hanno poi scoperto che la proposta era in realtà uno stage, o che le ore di lavoro erano 4 al giorno e non 8.

La furia è montata anche contro alcuni commentatori eccellenti, come Aldo Grasso e il suo videoeditoriale «I giovani rinunciano all'Expo, una generazione non abituata al lavoro», e le testate online si sono scontrate a colpi di articoli ed editoriali. «Expo, giovani che rifiutano il lavoro: ecco com'è andata» su Wired, «Bamboccioni contro affamatori, uno scontro che non serve a nulla» su Linkiesta, «Expo 2015, costretti a rifiutare il lavoro perché chiamati a 10 giorni dall’inizio» sul Fatto Quotidiano, «Expo 2015, i giovani a Grasso: "Ecco perché abbiamo rinunciato al lavoro"» su Vanity Fair, «Expo, Manpower, Corriere: la retorica dei giovani che non vogliono lavorare ha rotto il cazzo» su Valigia Blu, solo per citarne alcuni.

Il mio pensiero è che sia sempre bene partire dai numeri. L'agenzia per il lavoro Manpower, vincendo una gara, è stata incaricata l'anno scorso da Expo di trovare 650 lavoratori da assumere con contratti d’apprendistato (340), alcuni della durata di 7 mesi e altri di 12, e contratti a tempo determinato (310). In più, all'interno di Expo è previsto uno "Youth Training Program" con l'attivazione di circa 200 stage con rimborso spese di 516 euro mensili e un pasto giornaliero. In totale, secondo le dichiarazioni del commissario di Expo Giuseppe Sala, sono 15mila le persone che lavorano o lavoreranno sul sito, tra il momento di costruzione e i sei mesi espositivi.

A fronte di questi numeri, tutto sommato piccoli, sono arrivate a Manpower 160mila candidature per le posizioni di lavoro per Expo spa, e 150mila per i Padiglioni. L'agenzia ora scrive sul suo sito di aver reclutato e assunto circa 1000 persone «che stanno già lavorando e/o che inizieranno a lavorare a partire dal 1 maggio per Expo» (il numero dunque deve essere aumentato, nel frattempo, rispetto ai 650 contratti + 200 stage inizialmente annunciati), a cui si aggiungono altri 3.200 che lavorano (o inizieranno a lavorare) per i Padiglioni.

Il fatto che si tratti di contratti temporanei è assolutamente normale, essendo Expo una esposizione temporanea. Anche il fatto che ai lavoratori si affianchino i volontari è un'altra cosa normale: il tema dei volontari è obbligatorio, come ha sottolineato tempo fa anche l'assessore al Lavoro del Comune di Milano Cristina Tajani (che peraltro ha annunciato oggi di aver scritto ad Expo spa e Manpower chiedendo di «avere evidenza del processo di selezione dei giovani assunti per Expo»). ll Bie - Bureau International des Expositions -
chiede espressamente, quando si presenta il dossier per una esposizione universale, di indicare le forme di volontariato che facciano partecipare la società civile all’evento. Il volontariato insomma non è stato introdotto a Milano, ma è un must di tutti gli Expo, in qualsiasi città avvengano. Di volontari, per la cronaca, a Expo Milano ne saranno impiegati 7mila; presteranno servizio per 5 ore e 30 al giorno, per 14 o 15 giorni. Oltre a questo volontariato "standard" , ce ne saranno anche altre tre tipologie: uno lungo 12 mesi come volontari del servizio civile, uno da 6 mesi come fruitori della DoteComune Expo in collaborazione con Anci, e poi le esperienze di un solo giorno.

Dunque, lasciando perdere il volontariato che deve sempre essere ben distinto dal lavoro, la questione "occupazione in Expo" si rivela tutto sommato semplice. C'è un grande evento temporaneo, che ha bisogno di lavoratori. Si apre una selezione, si valutano i cv, si fanno i colloqui, si chiamano le persone, si propone loro un contratto e una retribuzione, secondo la legge della domanda e dell'offerta con un preventivo accordo con i sindacati sui profili contrattuali e retributivi, e chi accetta viene assunto.

Il problema è che, dai racconti dei tanti che hanno risposto al bando, emerge che molti di questi passaggi sono stati fatti "all'italiana". Cioè male. Senza calcolare bene i tempi. Senza informare in maniera trasparente i candidati. Lasciandoli in attesa per settimane o mesi. Fornendo loro informazioni contraddittorie. Richiamandoli e chiedendo la loro disponibilità in tempi brevissimi, senza preavviso (quasi si stessero reclutando ingegneri per il crollo improvviso di una diga, anziché lavoratori per un evento già previsto da anni). Senza considerare che alcuni potessero già essere impegnati in altri lavori. Proponendo, in sede di colloquio, condizioni contrattuali e retributive diverse da quelle prospettate inizialmente. Chiedendo di "passare a firmare" senza nemmeno inviare preventivamente il contratto, per permettere ai candidati di valutarne i contenuti. Compiendo in alcuni casi addirittura un sottoinquadramento, offrendo stage a persone che si erano candidate per un lavoro, o part-time a chi si era candidato per posizioni full-time.

La verità la sanno solo Manpower ed Expo. Solo loro sanno davvero di chi è la responsabilità di questa disorganizzazione. Colpa degli impiegati di Manpower, incapaci di gestire tutte queste candidature, di costruire con i candidati una comunicazione chiara e trasparente dell'offerta lavorativa prospettata e di predisporre
una chiara tabella di marcia con gli avvii contrattuali da compiere? Oppure colpa di Expo, che anche a causa degli scossoni organizzativi degli ultimi mesi potrebbe aver chiesto a Manpower di attendere l'ultimo secondo prima di procedere con le contrattualizzazioni, preferendo tenere tutti in stand-by?

Non penso che lo sapremo mai, anche se ognuno di noi può farsi una sua idea. La mia è che sia improbabile che una società enorme come Manpower si sia fatta trovare impreparata a poche settimane dall'inaugurazione della manifestazione; e che se ha trattato davvero i candidati come loro raccontano di essere stati trattati, dando informazioni sommarie e lavorando su tempistiche schizofreniche, non lo ha fatto per sua inefficienza, ma per soddisfare la richiesta del cliente. Ma è solo un'ipotesi.

Per quanto riguarda il merito, cioè il contenuto effettivo delle proposte di lavoro e di stage in Expo, esse non sono il top, ma sono dignitose. Pagare 1000-1300 euro al mese un lavoratore, offrire una indennità di 516 euro a uno stagista: non sono condizioni da "top employer", certo, ma nemmeno da schiavisti. Nel libero mercato, ci sta che un'azienda offra queste condizioni; allo stesso modo ci sta che alcuni dei candidati le valutino buone e accettino, e che altri le considerino troppo basse, e rifiutino. Il corto circuito sta nel modo in cui i candidati vengono trattati: e qui si dovrebbe aprire un discorso lunghissimo su quanto siamo purtroppo indietro, in Italia, sul tema dei rapporti tra candidati, lavoratori e aziende che assumono.

L'unica cosa evidente è che Expo non ci ha fatto per niente una bella figura
. La speranza è che la polemica di questi giorni funga da detonatore, per migliorare la situazione e fare in modo che sia Expo sia gli intermediari che ha scelto per relazionarsi con i lavoratori temporanei, Manpower in testa, si comportino in maniera più trasparente e corretta con i selezionati che sono ancora in attesa di essere chiamati.

Eleonora Voltolina

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