Scritto il 14 Giu 2021 in Notizie
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Un appello agli italiani all’estero, specialmente ai giovani. Raccontare le “Best Practice”: le iniziative, i progetti, le idee che ogni giorno migliorano/aiutano/arricchiscono la vita degli italiani all’estero.
Gli italiani ufficialmente residenti all’estero sono quasi cinque milioni e mezzo. Ovviamente tra loro vi sono i figli e i nipoti di chi è emigrato decenni fa: per le nostre regole sulla cittadinanza infatti si mantiene il diritto di avere il passaporto italiano grazie alla discendenza – lo ius sanguinis, contrapposto nel dibattito politico allo ius soli che è invece il diritto di cittadinanza in base al territorio in cui si nasce/vive.
Ma vi sono anche tantissimi italiani che negli ultimi anni hanno deciso di trasferirsi all’estero: l’ultima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo, uscita a ottobre 2020, racconta che gli iscritti all’Aire – l’anagrafe dei residenti all’estero – sono aumentati del 7,3% nell’ultimo triennio. E da notare che non tutti quelli che partono, ovviamente, si iscrivono all’Aire all'istante: alcuni fanno passare addirittura anni prima di fare questo passo (che in realtà sarebbe obbligatorio entro i primi 12 mesi dall’espatrio).
Ancora nel RIM 2020 si scopre che “nel corso del 2019 hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali, per solo espatrio, 130.936 connazionali (+2.353 persone rispetto all’anno precedente)”. Quel “per solo espatrio” vuol dire che sono già esclusi da questo numero gli oltre 91mila bambini che iscritti nel 2019 all’Aire “di diritto”, cioè perché nati all’estero da genitori con passaporto italiano.
Dei quasi 131mila espatriati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019, “il 40,9% ha tra i 18 e il 34 anni”: vuol dire che sono quasi 54mila gli under 35 andati via dall’Italia nel solo 2019. “In generale, gli emigrati hanno un’età mediana di 31 anni per gli uomini e 29 anni per le donne”. Un trend in continua crescita da molti anni.
Ora c’è una “chiamata” per loro. Per chi vive altrove da molti anni o anche solo da poco, la Commissione “Nuove migrazioni e generazioni nuove” del Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE) ha una proposta. Segnalare i progetti più innovativi che hanno incontrato nella loro vita all’estero che riguardano “famiglie, bambini, lingua e cultura italiana, lavoro, accoglienza”. Progetti organizzati da italiani, iniziative singole o portate avanti da soggetti istituzionali – come i consolati, per esempio – o non istituzionali come associazioni, reti etc. C’è un sito apposta per raccogliere i progetti: Nuovemigrazioninuovepratiche.it.
L’obiettivo è la “circolarità”: far conoscere le best practice, far circolare le informazioni, in modo che un territorio possa fungere da pungolo o da ispirazione per un altro territorio.
Qualche esempio? I Newcomers Network Party portati avanti dal Comites di Monaco di Baviera, gli incontri di Primo Approdo di San Paolo, Parigi, Londra. Ma anche lo sportello del lavoro, iniziativa sempre della Baviera per aiutare i cittadini italiani a non finire nei tranelli del lavoro nero o a condizioni di precarietà e fragilità per la mancata conoscenza della lingua.
E proprio a proposito di lingua, e del desiderio di chi vive all’estero di mantenere e far mantenere ai propri figli e nipoti la conoscenza dell’italiano, c’è un altro esempio: una comunità di una ventina di famiglie di Essen, in Germania, che si è riunita attorno al bel progetto italiano “Nati per leggere” e che, approfittando della disponibilità della Biblioteca comunale Sala Borsa di Bologna e dei frequenti rientri di alcuni dei suoi membri, approvvigiona incontri di lettura e prestiti di libri per bambini e ragazzi con sempre nuovi arrivi e in maniera gratuita.
Oppure, al contrario in un certo senso perché in questo caso la lingua di cui si parla non è quella di provenienza ma quella di destinazione, il progetto Itau Family, che sta per “Famiglia Italoaustraliana Online”, che ha creato un canale You Tube con consigli per superare l’esame di lingua piuttosto ostico che viene richiesto ai giovani italiani che si trasferiscono in Australia.
Altro esempio ancora, il blog “Mamme di cervelli in fuga”: una rete di genitori che si scambiano consigli e suggerimenti su come vivere e reinventare la genitorialità quando i figli sono lontani.
«La nuova emigrazione ha dato prova di creatività nel trovare mezzi di mutuo soccorso, di capacità di connessione, di voglia di dimostrare attaccamento all'Italia» dice Maria Chiara Prodi, da anni residente a Parigi e presidente della Commissione “Nuove migrazioni e generazioni nuove” del CGIE: «Tutta questa creatività rischia di disperdersi, mentre, grazie al ruolo della rappresentanza di base degli italiani all'estero, ha il potenziale per venire in aiuto a tanti altri gruppi informali e per essere valorizzata nel lavoro di collaborazione con istituzioni ed associazioni storiche dell'emigrazione italiana».
Per partecipare raccontando la best practice “preferita” basta collegarsi al sito Nuovemigrazioninuovepratiche.it e compilare un breve form. E non serve nemmeno essere iscritti all’Aire, nessuno si formalizza: dunque possono partecipare anche tutti coloro che vivono di fatto all’estero ma non l’hanno ancora ufficializzato con il cambio di residenza; e anche quelli che dopo un periodo all’estero sono tornati in Italia. «Aiutateci a raccogliere le iniziative più belle e a metterle in circolo!» è l’appello che Maria Chiara Prodi.
Expat, battete un colpo!
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