Il punto di vista di un outsider che invita i giovani a riappropriarsi del loro futuro: con questo nuovo editoriale Alessandro Rosina, 40 anni, docente di Demografia e autore insieme a Elisabetta Ambrosi del bel saggio Non è un Paese per giovani (Marsilio) prosegue la sua collaborazione con la Repubblica degli Stagisti.
Il vincitore morale della sessantesima edizione del festival di Sanremo è l’orchestra. Un’orchestra viva, pulsante e pensante. In un’Italia soporifera, che si lascia scivolare addosso di tutto, è accaduto l’inatteso: i musicisti, da discreta presenza al servizio delle canzoni, si sono trasformati in plateali contestatori del verdetto finale. Come dargli torto? Va bene premiare il nuovo, ma a condizione che sia talento vero e sia in grado di conquistarsi il podio per propri meriti. Ed invece ecco che vince Valerio Scanu, classe 1990, noto principalmente per essere amico di Maria (de Filippi), a scapito della ventiseienne Malika Ayane [nella foto] che invece è qualità vera, allo stato puro. Così come l'anno scorso il primo posto era andato a Marco Carta, 25 anni, un altro amico di Maria – che addirittura era stata invitata dal presentatore Paolo Bonolis sul palco dell'Ariston a incoronare il "suo" Marco.
Spazio ai giovani, quindi, a patto che rimangano burattini con alle spalle un Grande Vecchio che dietro le quinte muove i fili per loro. A tutti gli altri… tanti bei premi di consolazione.
Sono molti, troppi, i concorsi che in Italia vanno in questo modo. Sanremo è davvero lo specchio del Paese. Ma per fortuna stavolta qualcuno ha detto no. È come se l’orchestra fosse stata uno dei membri della commissione d’esame, visto che aveva diritto di voto. Un voto qualificato, poi però soverchiato dalla valanga di sms della gente comune (e da quelli fatti appositamente mandare dai “grandi vecchi”, appunto).
E allora: grazie all’orchestra, per non aver accettato di farsi prendere in giro e per aver lasciato ai posteri il segno tangibile del proprio dissenso. Un singolo musicista che avesse storto la bocca all’annuncio dei vincitori sarebbe passato inosservato. È stato, invece, un moto generale quello che si è spontaneamente sollevato. Certo, potevano magari alzarsi tutti ed andarsene, rifiutando di suonare i pezzi finali. Ma sono dei veri professionisti e “the show must go on”.
Ma quando parliamo del fatto che deve vincere il merito, cosa intendiamo? Possiamo consolarci dicendo che poteva anche andare peggio, che la de Filippi sa scegliere bene e farci digerire bene le sue scelte? Se accettiamo questo allora non avremo difficoltà a votare i vari giovani inseriti ad arte nelle liste elettorali. Poi però non lamentiamoci se in Italia, gattopardescamente, tutto cambia senza mai cambiare veramente.
Alessandro Rosina
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