La scienza è sempre più donna. E c’è un’ampia serie di ragioni per le quali oggi, per una ragazza, può essere conveniente scegliere un percorso di studi in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La Repubblica degli Stagisti ha deciso di raccontarle una ad una attraverso una rubrica, Girl Power, che ha la voce di tante donne innamorate della scienza e fortemente convinte che, in campo scientifico più che altrove, di fronte al merito non ci sia pregiudizio che tenga. La testimonianza di oggi è quella di Martina Pedrielli, Project Manager in Meta System, azienda dell’RdS network specializzata in sistemi elettronici avanzati per il settore automobilistico.
Ho 31 anni e vengo da Modena. Dopo il liceo scientifico, avevo tante idee diverse sul mio futuro. Volevo studiare Lingue e diventare interprete, ho fatto il Conservatorio e mi vedevo pianista o violoncellista. Ho fatto il test di ammissione alla facoltà di Medicina, ma sono rimasta fuori per pochi posti. Ho deciso allora di scegliere un corso di studi che mi desse più sbocchi occupazionali. Mio padre è ingegnere meccanico e non volevo prendere lo stesso ramo, perché abbiamo caratteri simili e ci saremmo scontrati.
Ho optato per Ingegneria elettronica: all’inizio ho fatto la triennale a fatica, poi ho incontrato un gruppo di colleghi che mi ha accompagnato e aiutato a tenere ritmi serrati. Se prima ero orientata verso l’ambito biomedicale – via di mezzo tra medicina e ingegneria – poi ho proseguito con la magistrale sempre in ingegneria elettronica. Studiare l’ingegneria ti dà un approccio sfidante alle cose, una forma mentis che ti insegna ad arrivare fino in fondo. Capisci che ce la puoi fare e lo applichi al resto della vita.
A fine percorso sono partita per l’America per scrivere la tesi magistrale a San Diego, in California, in una clinica che faceva drug discovery ad alti livelli. Consiglio a tutti di fare un’esperienza all’estero, perché ti forma e ti rende indipendente a un livello che a vent'anni non immagineresti mai. A me ha insegnato a buttarmi, a credere in me stessa. La prima cosa che mi hanno detto in America è che la differenza tra gli italiani e gli americani è che gli italiani davanti a una sfida mettono più in dubbio le proprie capacità, gli americani dicono “lo faremo e lo faremo meglio di tutti”, anche senza essere certi di averne le capacità.
Al ritorno, prima ancora di laurearmi, mi sono ritrovata a fare una serie di colloqui tramite Almalaurea. Mi era chiaro che non volevo fare il tecnico puro. Sono finita un po’ per caso nel settore automotive, nell'azienda Meta System, dove cercavano un Project Manager, e ho subito ottenuto un contratto a tempo indeterminato.
Io non sapevo nemmeno inquadrare quel ruolo, ma per fortuna ho trovato persone che mi hanno guidato e allo stesso tempo lasciato prendere i miei spazi. Oggi mi occupo di elettrificazione di case auto elettriche e ibride e coordino un team di una ventina di persone. È un ruolo di forte responsabilità, perché rispondi di fronte al cliente sia dell’azienda che del lavoro delle altre persone.
Per avere credibilità bisogna dedicare tempo e fare rinunce, ma poi si è ripagati. Il mio obiettivo ora è crescere nello stesso ruolo, guadagnando sempre più responsabilità e indipendenza.
Qui ho trovato un mondo tutto maschile, sì, ma non maschilista. Già all’università eravamo due-tre ragazze su una cinquantina di studenti. In genere a Ingegneria è così, tranne per i rami civile e ambientale. In azienda ho due colleghe donne che hanno studiato come me elettronica.
Quando sono entrata in Meta System avevo ventisette anni e un ruolo “manageriale” – ed ero una donna. Se dimostri che sei brava poi la gente crede nelle tue potenzialità. Per me è fondamentale che le persone con cui lavoro mi stimino: credo che la coesione rappresenti il 90 per cento della riuscita dei progetti. Qui l’ho trovata e mi sento fortunata.
Alle ragazze consiglio di convincersi che arriveranno fino in fondo e di appoggiarsi a chi le supporta nel loro percorso. Il segreto è credere in te stessa anche quando gli altri ti guardano pensando che non ce la farai. Consiglio loro di scegliere senza remore le materie scientifiche, se le appassionano: è un percorso pieno di rinunce, ma anche di tanta soddisfazione!
Rossella Nocca
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