Diventare magistrati in Italia: la difficile via del tirocinio, gratis o con borsa di studio

Matteo Moschella

Matteo Moschella

Scritto il 30 Gen 2016 in Approfondimenti

Del milione e 700 mila studenti universitari italiani, circa 200mila sono iscritti a Giurisprudenza o facoltà simili. Quali sono gli orizzonti professionali per questi giovani? Naturalmente lo sbocco più frequente è la libera professione, ma c'è anche chi sogna di entrare in magistratura. La strada non è semplice, e bisogna certamente avere molta voglia di studiare. Alla formazione sui libri si è affiancata, da qualche anno a questa parte, la possibilità di fare tirocini all'interno dei tribunali: un interessante occasione per chi sogna di fare questo mestiere, e attraverso uno di questi percorsi di “training on the job” può tastare con mano come funziona davvero il lavoro di un pubblico ministero o di un giudice.

Questo particolare tipo di tirocinio non va confuso, però, né con il “normale” tirocinio extracurriculare (sia nella tipologia “di formazione e orientamento” sia tantomeno in quella di “inserimento / reinserimento lavorativo”), che è regolamentato da 21 normative regionali, nate tra il 2012 e il 2014 sulla base delle Linee guida emesse dalla Conferenza Stato-Regioni, né con il tirocinio per l'accesso alle professioni regolamentate, cioè il classico “praticantato forense”.

Qui si parla invece di uno strumento comparso nel 2013, di cui già la Repubblica degli Stagisti ha raccontato vari aspetti, dai bandi ai decreti sull’importo e i requisiti per le borse di studio legate ai tirocini.

Ma come funziona questo percorso? 
Tra le vie per arrivare all’esame di Stato per coloro che volessero diventare magistrati, quella del tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari è tra le più recenti: «La disciplina dei tirocini formativi, storicamente, è partita dal 2011, recependo le esperienze fortunate - e intelligenti -  di alcuni uffici giudiziari, tra cui quello milanese» spiega alla Repubblica degli Stagisti Laura Cosentini, presidente della Sesta Sezione Civile del tribunale di Milano e responsabile dei tirocini presso il capoluogo lombardo. Ancora prima di una vera e propria legge, quindi, il tribunale aveva iniziato «a dare ingresso a tirocinanti già laureati a fianco di magistrati che, contemporaneamente, acquisivano una formazione, ma potevano anche dare un apporto al magistrato in termini di ricerca, approfondimenti, studio di una questione, lettura di un fascicolo e anche stesura di bozze di provvedimenti».

Non bisogna però confondersi, pensando che questi tirocini riservati agli aspiranti magistrati abbiano qualcosa a che fare con la legge, art. 37 del D.L. 98/2011, che permette ai tribunali di stipulare con soggetti esterni (Ordine degli Avvocati, scuole di specializzazione o università) accordi per far svolgere un anno di esperienza all’interno del tribunale a studenti neolaureati e che questi mesi equivalgano al praticantato svolto presso le altre istituzioni. Questo “praticantato", infatti, interessa solo gli aspiranti avvocati e ricercatori in materie giuridiche, e non chi voglia intraprendere la carriera di magistrato, in quanto non è valido per il conteggio dei mesi per sostenere il concorso di magistratura.

Bisogna invece fare riferimento a una normativa successiva, istituita dal decreto legge 69/2013, che all’articolo 73, istituisce la possibilità per il neolaureato di affiancare un magistrato per un periodo di diciotto mesi, per seguirlo e aiutarlo nelle sue attività ordinarie. Con questo strumento lo Stato costituisce una valida alternativa alle altre più lunghe e onerose vie per arrivare alla magistratura – le cosiddette SSPL, Scuole di specializzazione per le professioni legali, istituite dalla legge 217/1997 – oppure essere già avvocato o aver perseguito il dottorato di ricerca.

Il testo dell'articolo 73 determina i requisiti per l’ammissione al periodo di formazione: oltre alla laurea di ciclo unico in Giurisprudenza, con votazione minima di 105, il candidato deve avere meno di 30 anni, avere ottenuto il voto minimo di 27/30 in determinati esami (diritto costituzionale,  diritto  privato,  diritto processuale civile,  diritto  commerciale,  diritto penale, diritto processuale penale, diritto del lavoro e diritto amministrativo) e avere i cosiddetti «requisiti di onorabilità» (cioè non avere carichi pendenti presso il casellario penale). Verificate le condizioni, il neolaureato può inoltrare la domanda di tirocinio presso il Tribunale in cui vuole svolgere i diciotto mesi.

I periodi durante l’anno in cui partono i percorsi di tirocinio cambiano in base a esigenza di ogni singolo tribunale, quindi bisogna fare attenzione alle bacheche online (e anche a quelle fisiche, con i fogli esposti!) dei Palazzi di giustizia. In alcuni siti web degli uffici giudiziari sono già presenti i bandi riguardanti i tirocini per l’anno prossimo: a Roma il numero di ragazzi e ragazze viene deciso ogni sei mesi in base alle esigenze della sede, mentre i tribunali di Torino e Milano hanno già fissato le scadenze per la presentazione delle domande per il 2016 (a Torino entro il primo del mese di febbraio, aprile, giugno, ottobre e dicembre, a Milano l'11 aprile e il 10 settembre dell’anno prossimo).

Se selezionato, il candidato viene convocato in tribunale per un colloquio conoscitivo, nel quale esprime le proprie preferenze su quale tipo di ufficio giudiziario – primo e secondo grado, tribunale di sorveglianza, tribunale minorile e tribunale del riesame – in cui voglia svolgere la propria attività e in quale materia tra civile e penale. Un’altra distinzione che emerge, legata alle regioni, riguarda l'orario. A Milano, ad esempio,  ci sono due modalità: part time (minimo 20 ore alla settimana) o full time da 40 ore («l'unico valido per l’equiparazione con l’avvocatura» spiega il magistrato Cosentini), mentre i tirocinanti di Torino sono impegnati per tutti i giorni della settimana, eccetto il sabato. Superato il colloquio, il candidato viene assegnato al proprio giudice e può iniziare il tirocinio. 

Uno dei nodi principali legati a questo percorso formativo per aspiranti magistrati è quello del compenso. Già lo scorso luglio la Repubblica degli Stagisti aveva trattato il problema delle borse di studio offerte ai tirocinanti. Nelle prime formulazioni della legge le borse di studio statali erano indirizzate agli studenti che presentassero una certificazione Isee che accertasse una fascia di reddito molto bassa, equivalente alla fascia più bassa delle tasse universitarie. Gli ultimi decreti, però, hanno cancellato la fascia minima e determinato che le borse verranno assegnate a partire dalle attestazioni Isee minori fino all’esaurimento della somma totale indirizzata ai finanziamenti statali – non oltre gli 8 milioni di euro annuali. L’indennità del tirocinio è di circa 400 euro mensili.

Quanti sono i ragazzi che hanno finora intrapreso la via del tirocinio formativo prima di sostenere l’esame di stato per entrare in magistratura, a livello nazionale non è ancora noto: il ministero della Giustizia non ha ancora reso pubblici i dati numerici. Nel solo tribunale di Milano, in questi due anni, si calcola che circa 200 ragazzi abbiano iniziato il periodo dei diciotto mesi, attualmente una ventina abbiano finito e si stiano preparando per il prossimo concorso alla magistratura. Rimane da vedere se questa via
economica”, ma anche molto pratica, per diventare magistrati – ma anche per sostenere il praticantato per l’avvocatura, visto che i diciotto mesi sono a norma di legge equivalenti anche all’anno di pratica forense prescritto dagli ordini o a un anno di SSPL – potrà supplire alla formazione postuniversitaria per preparare l’esame di stato e aiutare a formare i nuovi magistrati italiani.

Matteo Moschella

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