Stage nell'edilizia (e non solo): non sta ai tirocinanti comprare il materiale, bensì sempre alle aziende

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 19 Feb 2018 in Approfondimenti

dispositivi protezione individuale filca cisl stagisti testo unico sicurezza

Che gli stage non si svolgano solo dietro a una scrivania ma siano anzi spesso una pratica sul campo in azienda in settori come l’edilizia, i laterizi o il marmo, non è una novità. Quello però che a volte non si sa è che questi stagisti hanno gli stessi diritti di ogni altro lavoratore in termini di sicurezza e deve essere proprio l’azienda che li prende in tirocinio a doversi fare carico di ogni spesa relativa alla loro sicurezza.


L’approfondimento che la Repubblica degli Stagisti ha svolto parte proprio da una richiesta di una madre che sul forum aveva raccontato del figlio iscritto a una scuola professionale e dei due periodi di stage che avrebbe svolto in un’azienda durante l’anno, chiedendo: «A scuola gli è stato detto di acquistare le scarpe antinfortunistiche. Ma secondo la legge chi deve fornire questo ausilio?».

La legge di riferimento è il Testo unico sicurezza, ovvero il decreto legislativo 81/2008, che definisce il lavoratore una «persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione». Il testo sulla sicurezza equipara al lavoratore vari altri individui e tra questi anche «il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento (….); l’allievo degli istituti di istruzione e universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro».

In pratica, spiegano alla Repubblica degli Stagisti dall’Ance, l’associazione nazionale costruttori edili, «lo stagista è un lavoratore a tutti gli effetti e il datore di lavoro presso cui presta la sua attività è tenuto a rispettare tutti gli obblighi a suo carico previsti dal Testo Unico Sicurezza, tra cui la fornitura dei dispositivi di sicurezza individuale». Infatti, l’articolo 18, comma 1, del decreto afferma che il datore di lavoro deve «fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale, sentito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione».

Quindi se un giovane inizia uno stage lì dove è necessario adottare dei dpi, questi «sono assolutamente in carico all’azienda», conferma Stefano Macale, segretario della Filca Cisl, la federazione di categoria della Cisl che si occupa dei lavoratori dell’edilizia.


E l’azienda non ha alcun modo per tirarsi indietro da questo obbligo
. «Se lei andasse a fare un’intervista in un cantiere, l’azienda dovrebbe fornire anche a lei che non è un dipendente i dispositivi di protezione individuali atti a che lei non si faccia male nel cantiere o nel luogo di lavoro», continua a spiegare Macale alla Repubblica degli Stagisti. Non solo, l’obbligo è tale che «nel caso in cui il lavoratore inavvertitamente o per usura rompa, ad esempio, le scarpe antinfortunistiche, l’azienda deve fornirgliene di nuove».

L’obbligo spetta dunque senza ombra di dubbio al datore di lavoro
. Che deve effettuare la valutazione dei rischi per tutti i lavoratori e in base a questa decidere il tipo di dpi da fornirgli. In pratica, spiega l’Ance «se a seguito della valutazione dei rischi, lo stagista non risultasse esposto a rumore, non sarà necessario fornirgli le cuffie antirumore».


Ma i dispositivi costano, e l'azienda potrebbe asserire di non poterseli permettere anche per gli stagisti. Problema suo: non può comunque delegare ad altri il loro acquisto. Al massimo «se sono ancora idonei possono essere riutilizzati i dispositivi già presenti in azienda» precisa il segretario Cisl.

Ma cosa fare se l’azienda si sottrae, e non ottempera all'obbligo di fornire agli stagisti
– e in generale ai dipendenti – scarpe antinfortunistica, caschetti protettivi e altri dispositivi obbligatori? Dall’Ance consigliano di «far presente al datore di lavoro quali sono gli obblighi a suo carico enunciati nel decreto legislativo 81/08. E, per essere tutelato, informare il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza dell’azienda». Insomma in ogni caso rifiutarsi di lavorare senza protezione visto che fornirla è «un obbligo legislativo, etico e morale dell’azienda». Della stessa idea anche Macale, che aggiunge: «Se lo stagista ritiene che non avere le dotazioni di sicurezza individuale può ledere alla sua incolumità, può rifiutarsi di svolgere le mansioni che gli sono state incaricate. E rivolgersi alle organizzazioni sindacali o alle asl se presenti sul territorio».

Nel primo caso per quanto riguarda la Filca Cisl oltre ad uffici che si occupano di sicurezza e problemi contrattuali, «abbiamo in quasi tutti i territori la figura degli RLST, che sono dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza a livello territoriale, non aziendale. Certo la prima persona a cui lo stagista può rivolgersi è il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza aziendale, gli RLS, ma visto che in alcune aziende molto piccole sono di comodo, come sindacato abbiamo scelto la figura degli RLST, che non dipende direttamente da nessuna azienda».

Senza dimenticare che, nel caso degli stagisti, il primo punto di riferimento è il tutor del soggetto promotore, cioè l'ente (per esempio il centro per l'impiego) che ha attivato materialmente lo stage, e che deve vigilare sul buon andamento del progetto formativo – anche dal punto di vista del rispetto delle prescrizioni di legge.


Quello che è certamente importante ricordare è che non è lecito obbligare un giovane a farsi carico delle spese per qualsiasi equipaggiamento indispensabile allo svolgimento dello stage. «Se l’azienda vuole le prestazioni di uno stagista deve mettere in conto che ci sono anche le protezioni individuali» conclude Macale, aggiungendo che «i costi per la sicurezza e l’incolumità dello stagista devono essere messi tra quelli assolutamente prioritari».

Marianna Lepore

Community