Competenze digitali per trovare lavoro, un nuovo "alleato" per i giovani disoccupati

Scritto il 12 Giu 2019 in Notizie

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Uno dei problemi dell'occupazione – giovanile e non solo – in Italia è che le persone senza lavoro non hanno le competenze che le aziende cercano: il cosiddetto “mismatch” tra domanda e offerta vuol dire che i posti disponibili ci sarebbero, ma i datori di lavoro non riescono a trovare candidati in grado di svolgere il tipo di mansione di cui hanno bisogno. Corollario a questo discorso: molto spesso le competenze “missing” sono quelle dell'area digitale. Le aziende cercano persone in grado di maneggiare con disinvoltura programmi, applicazioni, strumenti (“tools”) informatici, e più spesso che mai non le trovano.

Sono sempre più numerose le iniziative che si propongono di contribuire a diminuire questo mismatch, e spesso si incentrano proprio sul trasferimento di competenze digitali. Ultima nata, presentata nei giorni scorsi a Milano, è DigitAlly (un gioco di parole tra “digitally” che in inglese significa “in digitale”, e “ally” che vuol dire “alleato”), voluta e finanziata dal fondo di venture capital Oltreventure con 245mila euro. Quello che questa start-up offre ai giovani – il prossimo “open day” per conoscere da vicino il progetto è in calendario lunedì 17 giugno a Milano, presso il Tim Space di via Magolfa – è un percorso di formazione tutto incentrato sul digitale, ad esclusione della parte di coding (cioè la programmazione vera e propria, la “scrittura” informatica).

stage lavoro digitally«DigitAlly parte dal riconoscimento di un gap tra mondo dell’educazione / formazione e mondo del lavoro» spiega Francesca Devescovi, ceo di DigitAlly [a sinistra nella foto, insieme ad Anna Simioni]:  «Ciò che si impara a scuola e all’università spesso non serve per lavorare; allo stesso tempo le conoscenze richieste dalle aziende non vengono insegnate quasi da nessuna parte. C’è quindi una dispersione di forze: da una parte i ragazzi che, dopo gli studi, si trovano sfiduciati e disorientati rispetto al proprio futuro lavorativo; dall’altra le aziende che avrebbero bisogno di competenze soprattutto in ambito digitale e sono invece in difficoltà nell’attrarre e nell’inserire nel mondo del lavoro questa nuova generazione».

Il primo e più importante target di Digitally è quello dei giovani senza lavoro: a loro viene proposto di seguire un corso di formazione della durata di sette mesi, di cui i primi tre – pari a 13 settimane per la precisione – in aula. «Le lezioni si svolgeranno in un coworking dentro la città di Milano, dove i partecipanti potranno incontrare tante altre persone che lavorano a progetti innovativi» racconta Anna Simioni, presidente e founder di DigitAlly: «La formazione è diversa da ciò che i ragazzi hanno vissuto finora: impareranno insieme in aula tutti i giorni lavorando moltissimo in team, grazie a professionisti del settore, il contatto quotidiano con aziende e project work concreti ed esperienziali».

La seconda parte del percorso consiste in un’esperienza lavorativa di quattro mesi (sedici settimane) presso le aziende partner. «Al termine del percorso di apprendimento in classe i ragazzi metteranno in pratica ciò che hanno appreso attraverso un’esperienza lavorativa» dice Simioni: «I ruoli sono generalmente legati al mondo digitale: gestione del cliente, comunicazione attraverso i social media, realizzazione di campagne marketing e siti. L’esperienza lavorativa è garantita ai partecipanti che acquisiscono strumenti e skill del percorso in aula. Il periodo in azienda è di almeno quattro mesi, con una retribuzione mensile non inferiore ai 600 euro», che potrebbero anche arrivare sotto forma di indennità, in caso l'inquadramento previsto fosse quello dello stage extracurricolare.

La tipologia di contratto, specifica Simioni, sarà scelta da ciascuna delle aziende partner. Ce ne sono già «diverse», assicura De Vescovi, «che si sono alleate per acquisire maggiori competenze digitali attraverso l’inserimento dei ragazzi formati da DigitAlly e supportare anche il resto dei dipendenti anche grazie alle iniziative di reverse mentoring o upskilling che DigitAlly offre». Il progetto ha un partner tecnologico – Microsoft, e in particolare il programma “Ambizione Italia” – e un partner scientifico, l’università Cattolica di Milano, che ha condotto per Digitally la ricerca qualitativa che è alla base del modello di business. «Le aziende che accoglieranno le ragazze e i ragazzi per l’esperienza lavorativa sono il Centro Medico Santagostino, Unes Supermercati, Nexi, Jointly e anche molte altre che si stanno aggiungendo» dice ancora De Vescovi: «Per questo servizio non chiediamo fee alle aziende, ma chiediamo loro di offrire una posizione lavorativa di almeno quattro mesi retribuita 600 euro al mese».

I partecipanti al corso avranno anche una sorta di “angelo custode”, denominato “Virgilio”: «Come il poeta nella Divina Commedia guida Dante lungo il viaggio, allo stesso modo ci piacerebbe che agissero i nostri due Virgilio, Bianca e Bruno» scherza Simioni riferendosi ai due junior del team, Bianca Ricardi e Bruno Di Benedetto: «Il loro compito sarà quello di incontrare le ragazze e i ragazzi interessati a DigitAlly per individuare, fra questi, i più motivati a partecipare il percorso. Dopodiché, selezionati coloro che prenderanno parte alle classi, saranno al loro fianco sia nelle situazioni collettive sia in momenti di colloquio individuale, per assicurarsi che sfruttino nel modo migliore l’esperienza di DigitAlly come opportunità di crescita lavorativa e personale».

stage lavoro digitallyIl team di DigitAlly al momento è composto da quattro persone: Simioni, un passato nella consulenza strategica e ruoli da “executive director per Cambiamento e Leadership” in molte realtà aziendali; Devescovi, già responsabile della formazione e welfare in Valore D e collaboratrice di AlleyOop del Sole 24 ore; e poi appunto i due “Virgilii”, Bianca Ricardi e Bruno Di Benedetto, entrambi under 30. Il contatto con i ragazzi potenzialmente interessati ad iscriversi al corso avviene soprattutto attraverso i social – Facebook, Instagram, Linkedin e Twitter. C'è un'agenzia specializzata in comunicazione e marketing sui social network che sta mettendo a punto una strategia per riuscire a intercettarli.

C'è da dire che DigitAlly non è un progetto gratuito. Ma quanto costa? E chi si può candidare? «Ragazze e ragazzi tra i 18 e i 29 anni con qualsiasi formazione e titolo di studio», dunque anche il semplice diploma di maturità, ma anche una «laurea triennale o magistrale» risponde Francesca De Vescovi: «Essendo i corsi obbligatori, è importante che si riesca a prendervi parte in maniera regolare. DigitAlly è un ambiente inclusivo, con pari opportunità e dove ogni diversità viene valorizzata. Accogliamo ragazze e ragazzi qualificati», è la promessa, «senza discriminazione di genere, background formativo e culturale, nazionalità, religione, disabilità, orientamento sessuale, appartenenza politica».

La quota di iscrizione costa 3mila euro, tuttavia la prima edizione prevede un prezzo scontato: «Coloro che prenderanno parte alla nostra prima “stagione” pagheranno 2mila euro, suddivisi in due parti» dice ancora De Vescovi. Idealmente, «partecipando a DigitAlly quest’anno, c’è la possibilità di ripagare interamente il corso tramite i quattro mesi di lavoro nelle aziende partner», perché la retribuzione/indennità minima che i ragazzi andranno a percepire dalle aziende una volta conclusa la parte in aula, 600 euro al mese, sarà pari a 2.400 euro per i quattro mesi complessivi.

È in corso proprio in queste settimane la raccolta delle candidature per la prima edizione, che si terrà a partire da settembre a Milano. Iscrivendosi entro il 1° luglio i candidati hanno la possibilità di concorrere per cinque borse di studio complete assegnate in base all’Isee messe a disposizione da Nexi.

stage lavoro digitallyAl corso potranno prendere parte non più di trenta persone, «selezionate principalmente in base alle loro motivazioni nella prospettiva di creare una classe eterogenea e in grado di costituire un gruppo affiatato». Durante le prime fasi della selezione i candidati saranno “sottoposti” a KnackApp, una tecnologia creata per fornire delle indicazioni sulle attitudini delle persone attraverso il videogaming. 

Il piano di crescita di Digitally prevede di raggiungere 2mila studenti con sei sedi in tutta Italia entro il 2022: «Sicuramente impareremo moltissimo da questa edizione anche grazie all’aiuto concreto dei ragazzi con cui lavoreremo» riflette De Vescovi.

L'offerta formativa di Digitally farà ottenere ai partecipanti anche specifiche certificazioni su alcuni dei tools digitali più richiesti dal mondo del lavoro: in particolare Google Ads, Google Analytics, Facebook e Hubspot. In più i ragazzi impareranno a gestire altri tools come Photoshop, Google Cloud, Excel, Instagram, Wordpress, Slack... Ma quali sono le professioni che si stagliano all'orizzonte di chi acquisisce competenze del genere? «Il digitale caratterizzerà sempre più il nostro modo di lavorare in modo trasversale, è un po’ come l’inglese di vent'anni fa» risponde Simioni: «All’inizio chi lo studiava pensava di fare il traduttore o di lavorare in qualche campo specifico, oggi è una competenza super diffusa che ti serve a fare moltissime cose. Pensiamo che gli strumenti digitali saranno ancora più indispensabili nel prossimo futuro, quindi se già ora ruoli come social media manager, user experience professional o data analyst, sono richiestissimi dal mercato, in futuro gli strumenti che insegniamo faranno parte del modo normale di lavorare di tutti, ed è ciò che spaventa chi vede nel digitale una minaccia».

Ma allora, perché non insegnare il coding? Cioè quei linguaggi di programmazione – tipo Java, MySql, Python, C++... – così richiesti dal mercato del lavoro? «Pensiamo che per programmare serva un profilo personale molto specifico, mentre gli strumenti digitali sono utilizzabili da tutti ed anzi si combinano bene anche con percorsi di studi umanistici» risponde ancora Simioni: «Ed in questo penso stia un grande valore di DigitAlly: avvicinare al digitale anche ragazze e ragazzi che ritengono che sia un mondo da ‘nerd’ o per cui sia indispensabile avere fatto un lungo percorso tecnico-scientifico – ingegneria, informatica, fisica… Gli strumenti del digitale sono pensati per essere usati da tutti, e sempre di più sarà il ruolo di interfaccia con la ‘macchina’ a fare la differenza nel nostro quotidiano.  Quindi le competenze di programmazione sono di certo importanti ma c’è anche molto altro che si può imparare per aiutare le nostre aziende – e il Paese –  nella trasformazione digitale».

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