600 euro (e a volte anche di più) per gli autonomi iscritti a casse previdenziali diverse dall'Inps: ecco come richiederli

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 03 Apr 2020 in Notizie

casse previdenziali Coronavirus decreto cura italia freelance inpgi lavoratori autonomi ordini professionali

Sono aperte dal primo aprile le domande per l’indennità di 600 euro destinata ai lavoratori iscritti a casse previdenziali autonome, prevista dall'articolo 44 decreto “Cura Italia”. Il decreto ha previsto per questi professionisti, circa 1 milione e mezzo di persone complessivamente,  la possibilità di attingere a una quota parte di 200 milioni di euro del “Fondo per il reddito di ultima istanza”, destinato ai lavoratori le cui attività hanno subìto una riduzione o cessazione a causa del Coronavirus, attraverso le proprie casse previdenziali.

Facendo un rapido calcolo, dividendo i 200 milioni di euro stanziati per marzo per i 600 di indennità si arriva a poco più di 333mila sussidi disponibili per gli iscritti alle casse previdenziali autonome. La platea di un milione e mezzo di beneficiari è quindi potenziale, non solo perché i requisiti previsti dal decreto, specificati sotto, la vanno a ridurre ma anche semplicemente per un fattore non irrilevante che potremmo definire "matematico".

Sono complessivamente diciannove le casse previdenziali autonome, nello specifico: Inpgi (giornalisti), CNN (notai), Cassa Forense (avvocati), Cipag (geometri), Cassa ragionieri e periti commerciali, Cndadc (commercialisti), Enpab (biologi), Enpac (consulenti del lavoro), Enpaf (farmacisti), Enpaia (agrotecnici e periti agrari), Enpam (medici), Enpap (psicologi), Enpav (veterinari), Epap (agronomi, forestali, attuari, chimici e geologi), Eppi (periti industriali), Inarcassa (architetti e ingegneri), Enpapi (infermieri, assistenti sanitari e vigliatrici d'infanzia) ed Enasarco (agenti di commercio).


Chi ha diritto ai 600 euro

Lo scorso 28 marzo è stato emanato il decreto che specifica che hanno diritto ai 600 euro i «lavoratori che abbiano percepito, nell’anno di imposta 2018, un reddito complessivo, quindi anche non derivante da lavoro, non superiore a 35mila euro la cui attività sia stata limitata dai provvedimenti restrittivi emanati in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19» e «i lavoratori che abbiano percepito nell’anno di imposta 2018, un reddito complessivo compreso tra 35mila euro e 50mila euro e abbiano cessato o ridotto o sospeso, la loro attività autonoma o libero-professionale in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19». Nel caso dei lavoratori con reddito inferiore a 35mila non è necessario dimostrare un calo del fatturato. Chi invece è sopra i 50mila di reddito complessivo non è incluso tra i beneficiari.

La misura non è cumulabile con l’indennità prevista per i lavoratori autonomi indicati negli altri articoli del decreto (liberi professionisti titolari di partita IVA attiva alla data del 23 febbraio 2020, professionisti non iscritti agli ordini, titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa iscritti alla gestione separata, artigiani, commercianti, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo e lavoratori agricoli, non titolari di pensione o iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie) e con altre misure di sostegno al reddito come il reddito di cittadinanza.


A questa misura sono stati riservati 200 dei 300 milioni del Fondo
. Nel decreto si parla infatti di «quota parte del limite di spesa», 
i restanti 100 milioni saranno destinati ad altre tipologie di lavoratori, come già anticipato dall’articolo 44 del decreto Cura Italia.

Come fare domanda

L’indennità non va richiesta all’Inps ma,
spiega il decreto, agli enti di previdenza cui sono obbligatoriamente iscritti «che ne verificano la regolarità ai fini dell’attribuzione del beneficio».


La domanda deve essere presentata secondo lo schema predisposto dai singoli enti previdenziali e va corredata dalla dichiarazione dell’interessato di essere lavoratore autonomo/libero professionista, non titolare di pensione; di non essere già percettore delle indennità previste dagli articoli;  di non aver presentato per il medesimo fine istanza ad altra forma di previdenza obbligatoria; di aver percepito nell’anno di imposta 2018 un reddito non superiore agli importi indicati; di aver chiuso la partita IVA nel periodo compreso tra il 23 febbraio 2020 e il 31 marzo 2020 o di aver subito una riduzione di almeno il 33 per cento del reddito relativo al primo trimestre 2020 rispetto al reddito del primo trimestre 2019, o, per i titolari di redditi inferiori a 35mila euro, di essere nelle condizioni già specificate.

Non è semplicissimo però, per non dire poco probabile, che a marzo 2020 un lavoratore sia già in grado di dimostrare una riduzione del reddito del primo trimestre di almeno il 33%, il che potrebbe ridurre di molto la platea di beneficiari.
Infatti alcune casse previdenziali hanno previsto di spostare più avanti la finestra temporale per dimostrare di essere stati penalizzati nel proprio reddito dalla situazione emergenziale.

In ogni caso fanno fede inoltre la fatturazione e le informazioni fornite al momento della presentazione della domanda, al di là dell'effettiva ricezione del denaro derivante da una determinata prestazione lavorativa.


Tirando le somme, si può dire che nell’ambito della totalità di iscritti agli ordini, viene quindi identificata una fetta specifica di beneficiari, legata ai criteri del reddito e a condizioni di difficoltà causate dal Coronavirus.

All’istanza deve essere allegata fotocopia del documento d’identità in corso di validità e del codice fiscale e coordinate bancarie o postali per l’accredito dei 600 euro. A oggi le casse non hanno fornito indicazioni specifiche sulle tempistiche di erogazione, ad eccezione di Enpam
l'ente di previdenza di medici e odontoiatri, che ha parlato di una tempistica di circa una settimana dalla ricezione della domanda, e Enpacl, ente di previdenza e assistenza dei consulenti del lavoro, che promette che accrediterà l'indennità nel giro di tre-quattro giorni lavorativi dalla ricezione della domanda.

La verifica dei requisiti è sempre a carico degli enti di previdenza obbligatoria che provvederanno all’erogazione dell’indennità «in ragione dell’ordine cronologico delle domande presentate
e
accolte sulla base del procedimento di verifica della sussistenza dei requisiti per l’ammissione al beneficio e trasmettono l'elenco dei soggetti ai quali è stata corrisposta l'indennità all'Agenzia delle entrate e all'Inps per ricevere le informazioni necessarie ad effettuare i controlli secondo modalità e termini da definire con accordi di cooperazione tra le parti». Quindi in questo caso sì che, a differenza della misura dei 600 euro per gli iscritti all'Inps, l'ordine cronologico – e quindi la celerità nel fare domanda – conterà.

Già prima dell’emanazione del decreto alcune casse dei professionisti si erano mosse per venire incontro ai propri iscritti freelance in questa situazione d’emergenza. Le casse previdenziali devono attenersi ai requisiti fissati dal decreto per l'erogazione dei 600 euro, ma possono stanziare fondi propri o promuovere in autonomia iniziative a favore dei propri iscritti. Fondi che non sono alternativi, ma possono cumularsi con quelli fissati dal Governo, a patto che ovviamente si soddisfino i requisiti.

Consulenti del lavoro / Enpacl


L'Enpacl  ha intenzione di discutere nella prossima assemblea dei delegati del 23 aprile l'integrazione dell'indennità con altri 400 euro così da arrivare a mille complessivi, destinati quindi agli stessi beneficiari del bonus di 600 euro. Una platea, spiega il direttore generale Fabio Faretra
[nella foto a destra], "identificata in circa 16mila potenziali destinatari su 26mila iscritti totali. Per dare il via all'integrazione abbiamo bisogno dell'approvazione dell'assemblea e dei ministeri del Lavoro ed Economia, che speriamo di ottenere al più presto. Nel frattempo abbiamo previsto per tutti la sospensione del versamento dei contributi previdenziali per il 2020".

Medici/ Enpam


L'
Enpam ha fissato un contributo di mille euro per tre mesi (febbraio-maggio 2020) agli iscritti che stanno avendo un calo di fatturato di almeno il 33% dall'inizio dell'emergenza Coronavirus – contando dal 21 febbraio scorso – rispetto all'ultimo trimestre del 2019. Una misura che non tiene conto del reddito e per la quale l'ente ha previsto una platea di potenziali beneficiari pari a circa 130mila su 370mila iscritti, al quale si aggiungono i destinatari del bonus di 600 euro, in parte sovrapponibili qualora vi fosse coesistenza di tutti i requisiti.


Il presidente dell'ente Alberto Oliveti [nella foto a sinistra], a capo anche di Adepp, associazione degli enti previdenziali privati, ha espresso soddisfazione per il provvedimento del Governo:
«Anche i professionisti potranno così ottenere l’indennizzo esentasse e direttamente tramite il proprio ente previdenziale, tagliando così i tempi».

Psicologi / Enpap

«È un inizio, di certo non sufficiente. Oltre che i colleghi con redditi più alti, che sono quelli che forse di più so
ffrono la riduzione del lavoro visto che in tanti hanno assunto impegni maggiori in termini di costi incomprimibili da sostenere, restano scoperte fasce fragili troppo ampie dei nostri iscritti: i neoiscritti che non hanno prodotto reddito nel 2018 – quasi impossibile – e i  tantissimi pensionati che continuano a lavorare per sopravvivere. Le nostre pensioni sono infatti bassissime, in media alcune decine di euro al mese e tantissimi colleghi sono costretti a continuare a lavorare per sopravvivere»: non è certo lusinghiero il giudizio del presidente dell'ente di previdenza degli psicologi Felice Damiano Torricelli [foto a destra].

L'ente ha previsto delle ulteriori misure straordinarie per venire incontro ai propri iscritti: rafforzamento del fondo per sostenere gli iscritti in stato di bisogno e snellimento delle procedure, in modo da consentire la più rapida erogazione dei contributi; m
aggiore velocità nell’erogazione dell'indennità di malattia, coprendo con una diaria tutti coloro che si ammalano o che sono messi in quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria; attivazione di una nuova, estrema copertura che garantisce un contributo significativo agli eredi di coloro che sfortunatamente dovessero decedere.

Giornalisti / Inpgi

L
Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, ha comunicato lo stanziamento di 42 milioni di euro per i propri iscritti, attraverso un’una tantum di 500 euro. Per beneficiare del bonus è necessario essere in possesso di specifici requisiti: aver conseguito un reddito complessivo compreso tra 2.100 e 35mila euro nell’ultimo triennio, aver registrato nel trimestre marzo-maggio 2020 un calo di fatturato di almeno il 33% rispetto all’ultimo triennio dell’anno scorso.

Da quest’ultimo requisito si evince quindi che non sarà possibile avere i 500 euro non prima del prossimo giugno – un aspetto non di poco conto, dato che non permette di accedere al bonus in mesi di piena emergenza come questi, ma posticipa il tutto a giugno.

La misura può essere richiesta compilando il modulo online sul sito dell’Inpgi ed è cumulabile con l'indennità di 600 euro stanziata dal Governo qualora ci fossero iscritti che soddisfino tutti i requisiti fissati.


Tuttavia «i requisiti restringono notevolmente la platea di beneficiari» – commenta Daniela Stigliano (foto a destra), consigliera generale Inpgi – «arrivando a circa 2.800 beneficiari su 35mila iscritti, per cui ritengo che le misure decise siano inadeguate e penalizzanti per i colleghi».

Il rischio, quindi, è che questi provvedimenti di cui si è molto parlato, che considerano già in partenza importi ridotti, finiscano per arrivare solamente a pochi, vanificando così il senso delle misure stesse – cioè di essere di supporto a chi in questa fase è più in difficoltà.


Resta poi da capire come verranno impiegati i restanti 100 milioni del Fondo per il reddito di ultima istanza, il cui utilizzo verrà formalizzato in questi giorni.

Chiara Del Priore

Community