Stage in Italia, bene ma non benissimo: la fotografia in un Rapporto del ministero del Lavoro

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 20 Apr 2018 in Notizie

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Come va lo stage in Italia? La situazione è abbastanza stabile; non rosea, ma interessante. Questo articolo focalizza esclusivamente ai tirocini extracurriculari, gli unici per i quali esista una rilevazione ufficiale.

La prima notizia è che il tirocinio extracurriculare – cioè svolto al di fuori dei percorsi di formazione; per capirci, non quelli fatti dagli studenti universitari – continua ad essere uno strumento molto utilizzato: in media ne partono 26mila al mese.

Per la precisione, nel 2016 ne sono stati attivati 318mila: il dato è contenuto nel Rapporto 2017 sulle Comunicazioni obbligatorie pubblicato dal ministero del Lavoro. Il numero è più basso dell'anno precedente, circa il 9% in meno, e la ragione è semplice: il dato dell'anno scorso, relativo agli stage attivati nel 2015, era falsato dal "doping" di Garanzia Giovani, che aveva fatto schizzare in alto le attivazioni sopratutto in alcune Regioni del Sud (Sicilia su tutte).

Scorporando i dati per aree geografiche emerge che al Nord le attivazioni sono addirittura aumentate: se nel 2015 erano stati poco meno di 166mila, nel 2016 sono saliti a 181mila. Interessante notare che qui le ragazze in stage salgono di ben dieci punti percentuali (da 47% a 57%), tanto che adesso in numeri assoluti sono quasi tante quanto i colleghi maschi. I tirocini al Centro sono rimasti praticamente invariati, scendendo da 66mila a 63mila. E quelli nel Mezzogiorno sono invece passati da 118mila a 73mila, una netta battuta d'arresto dopo i dati esorbitanti del 2015.

«Le differenze regionali sono rilevanti» si legge nel Rapporto: «Si passa da una diminuzione sostenuta in Sicilia (-84,3%), Basilicata (-41,2%), Abruzzo (-31,4%), Calabria (-30,3%), Sardegna (-26,1%), Umbria (-17,2%) e Toscana (-14,8%), a un aumento del volume di tirocini che si verificano soprattutto in Puglia (+45,6%), Emilia-Romagna (+19,8%), Liguria (+19,7%), Molise (+19,0), Valle d’Aosta (+18,9%) e Friuli Venezia Giulia (+18,3%)». Non sfugge agli autori del Rapporto che «le Regioni interessate da importanti riduzioni nel volume di tirocini attivati sono quasi tutte Regioni che nel 2015, rispetto al 2014, avevano sperimentato forti tassi di crescita, con picchi fino a +716% come nel caso della Sicilia».

Dunque nel 2016 si è tornati in qualche modo alla normalità. In particolare, il numero degli «individui interessati da almeno un’attivazione di tirocinio» è pari a poco più di 299mila, con uomini e donne in «sostanziale parità» (rispettivamente 50,2% e 49,8%). Il numero di teste (stagisti) è lievemente più basso di quello assoluto (stage), perché ovviamente può capitare che la stessa persona svolga nello stesso anno più di uno stage.

Il rapporto dice però davvero pochissimo rispetto alla probabilità di assunzione post stage: «I dati confermano» si legge soltanto «la tendenza già osservata lo scorso anno in merito al fatto che il tirocinio è sempre più utilizzato come strumento di selezione da parte dei datori di lavoro. Infatti, nel 2016 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato superiore a 103mila». Il che equivale dunque a un 32,5% di stagisti extracurriculari assunti al termine del percorso formativo. [Su questo però la Repubblica degli Stagisti ha chiesto al ministero del Lavoro alcuni dati più dettagliati].

Passando ad analizzare nel dettaglio dove hanno luogo gli stage, si nota subito come la maggior parte dei tirocini 2016 si sia concentrata nel settore dei Servizi: quasi 240mila attivazioni, pari a tre quarti del totale, in gran parte nei settori “Trasporti, comunicazioni, attività finanziarie e altri servizi alle imprese” e “Commercio e riparazioni” che insieme totalizzano quasi la metà di tutti gli stage (45,9%). In particolare, circa 33mila uomini e 40mila donne nel corso del 2016 hanno fatto uno stage nel settore “Commercio e riparazioni”; la disparità di genere è probabilmente da attribuire al fatto che il mestiere di venditore nei negozi è tradizionalmente percepito come femminile – ergo, “la commessa”.

E gli stage nella pubblica amministrazione? Nel 2016 hanno rappresentato circa l'11% di tutti gli stage extracurriculari attivati in Italia: in numeri assoluti parliamo di poco meno di 35mila, in netto calo rispetto ai 46mila dell'anno precedente. Forse  effetto della circolare del ministero del Lavoro che vieta di attivare stage di Garanzia Giovani negli uffici pubblici, data la palese impossibilità che poi essi sfocino in assunzioni? Può essere; anche se si sa che alcune Regioni, come la Campania, quella circolare l'hanno bellamente ignorata.

Un altro aspetto fondamentale indagato dal Rapporto è quello relativo all'età degli stagisti. Dei 299mila stagisti del 2016, 146mila – poco meno della metà – sono persone con meno di 25 anni. Vi sono poi 117mila stagisti tra i 25 e i 34 anni, pari al 39%; 31mila nella fascia di età 35-54 anni e oltre 4.500 ultra 55enni.

L'aspetto piuttosto preoccupante, qui, è che facendo un confronto con gli anni precedenti risulta chiaro che lo strumento dello stage non accenna a calare: complessivamente gli over 35 erano 34mila nel 2014 (pari al 16% del totale), 40mila nel 2015 (12% del totale) e 36mila nel 2016 (12%). Usare lo stage su persone mature è infatti una pratica molto discutibile, che rischia di umiliare e frustrare chi viene coinvolto, degradato al rango di stagista pur avendo già un bagaglio di anni - o addirittura decenni - di esperienza lavorativa.

Eleonora Voltolina

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