«Assunto dopo lo stage al Comitato delle Regioni», la storia di Paolo da L'Aquila a Bruxelles

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 16 Set 2018 in Storie

stage Stage in istituzioni europee tirocinio

C’è tempo fino al 30 settembre per candidarsi alla sessione primaverile dei tirocini presso il Comitato europeo delle Regioni. La Repubblica degli Stagisti ha raccolto la storia di Paolo Ciampaglione, 32 anni, tirocinante della scorsa sessione primaverile e oggi junior communication specialist per una società esterna che lavora per il Comitato.

Vengo dalla provincia di L’Aquila e ho appena finito uno stage di cinque mesi presso il Comitato europeo delle regioni di Bruxelles, dove tuttora lavoro grazie a un contratto con una società esterna. 

Ma partiamo dall'inizio. Ho studiato Cooperazione internazionale alla Sapienza di Roma. Dopo la laurea ho fatto un’esperienza di tirocinio di sei mesi in Irlanda con il Leonardo Programme, in una ong che si occupava di scambi interculturali tra studenti irlandesi e scuole in Sudamerica e Africa. Successivamente sono stato un anno in Malawi, dove ho lavorato in una ong italiana, Cooperazione internazionale (Coopi) come assistente al country director. Scrivevo progetti e mi spostavo per il Malawi per il supporto ai progetti in corso. Dopo la scadenza del contratto, mi sono candidato per uno stage sia alla Commissione europea, perché mi interessava l’unità di cooperazione, che al  Comitato europeo delle regioni, anche perché avevo fatto un Master al collegio europeo di Parma. 

Sono stato pre-selezionato per lo stage presso il Comitato europeo delle Regioni, dove ho sostenuto un colloquio con l'Unità Eventi del dipartimento di Comunicazione.  Durante il colloquio telefonico mi hanno chiesto perché ero interessato al tirocinio, abbiamo parlato in inglese, lingua di cui avevo una conoscenza avanzata, e poi in francese livello base. Il colloquio è durato una decina di minuti ed è stato abbastanza informale. 

Ho lavorato presso l’Unità Eventi del Comitato da febbraio a luglio 2018. È stato interessante e abbastanza impegnativo, perché l’Unità Eventi è quella centrale, in quanto organizza conferenze ed eventi locali. Io ho supportato l‘organizzazione di conferenze all’interno del Comitato. Ma, in particolare, ho lavorato alla campagna Riflettere sull’Europa, che a ottobre diventerà Futuro sull’Europa. La campagna consiste nell’organizzazione di eventi locali nei paesi dell’Europa e non, organizzati da regioni, province, comuni e associazioni che si occupano di temi legati all’Ue. Gli eventi sono sostenuti da un membro del Comitato e consistono in dibattiti con i cittadini nelle loro aree di appartenenza per discutere sul futuro dell’Europa. I messaggi sono raccolti in un report: il prossimo rapporto finale verrà presentato il 9 ottobre 2018. 

Inoltre ho partecipato al (Y) factor project, un progetto facoltativo in cui gli stagisti hanno carta bianca nell’organizzazione di un’attività legata al lavoro del Comitato. Con il mio gruppo abbiamo organizzato un dibattito con i cittadini di Molenbeek, un comune di Bruxelles non ben visto agli occhi di molti. È stato il primo evento organizzato al di fuori del Comitato. Abbiamo coinvolto quindici associazioni che si occupano di inclusione sociale e organizzato per il 1° luglio scorso presso il Comune di Molenbeek prima un workshop e poi un dibattito con i cittadini, la sindaca e il presidente del Comitato Karl-Heinz Lambertz riguardo i problemi del quartiere. L’evento ha avuto molto successo ed è stata una bella soddisfazione.

Nonostante fosse uno stage, io sono stato coinvolto in tutte le attività dell'Unità ed ho lavorato molto. Il capo unità era il mio tutor, ma ho lavorato soprattutto con la campaign manager, che mi ha insegnato moltissimo. Il Traineeship office è sempre disponibile per risolvere eventuali problemi. Inoltre, gli stagisti vengono coinvolti in molte visite ad altre istituzioni europee di Bruxelles e nei mesi successivi anche fuori Bruxelles, come ad esempio a Lussemburgo presso la Corte dei Conti e Corte di Giustizia. Uno dei pochi difetti è che forse l’istituzione dovrebbe pensare a informare di più gli stagisti sulle opportunità che ci sono all’interno dell’Unione e sui contratti che potrebbero esser loro proposti dopo lo stage.

Su ventitré stagisti della mia sessione, due erano italiani più una ragazza italo spagnola, poi c’erano quattro tedeschi due finlandesi un inglese/neozelandese un lituano, un ungherese e così via. Durante lo stage condividevo la casa con la mia fidanzata, e spendevamo in tutto 800 euro, quindi il rimborso di 1.200 mi era sufficiente per vivere. La giornata lavorativa prevedeva otto ore giornaliere, per un totale di quaranta settimanali. Gli orari si potevano gestire liberamente: il Comitato apriva alle 7.30, il lavoro entrava nel vivo per le 9.30, a me è capitato di uscire tanto alle 17 quanto alle 20 a seconda degli impegni. 

Ho sempre cercato di dimostrare curiosità e propositività. Ho avuto la fortuna di trovarmi in un’unità in cui avevano bisogno di personale, così finito lo stage sono rimasto a lavorare al Comitato. Dal 1° agosto ho un contratto con una società esterna con il ruolo di junior communication specialist e continuo ad occuparmi della campagna Riflettere sull’Europa. l contratto dura più o meno fino a gennaio e spero possa essere rinnovato. In ogni caso farò il concorso Epso per cercare di entrare in modo permanente all'interno delle Istituioni UE. 

In generale a Bruxelles mi trovo bene, è una città viva a livello culturale e di divertimento, offre molte possibilità, ma allo stesso tempo è piccola e non molto caotica, e i servizi funzionano abbastanza bene. Certo l’ambiente è diverso da quello in cui sono cresciuto, ma Bruxelles è piena di italiani ed è molto internazionale, quasi non sembra di vivere in Belgio. L’intenzione è di restare a Bruxelles per qualche anno, ma in futuro mi piacerebbe tornare in Italia, a Roma, a patto di trovare un lavoro che soddisfi le mie esigenze, preferibilmente in ambito europeo e di cooperazione.

Consiglio uno stage nel Comitato perché, essendo l’istituzione più piccola dell’Ue, l’ambiente è più familiare e informale e hai l’opportunità di essere più a contatto con le persone che ci lavorano, compresi i capi unità. E, in particolare, consiglio l’Unità Eventi perché è in continuo fermento e si ha modo di lavorare di imparare tanto.

Testimonianza raccolta da Rossella Nocca

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