Eleonora Voltolina
Scritto il 06 Ott 2020 in Approfondimenti
social media stagisti con esperienza twitter
Dagli allo stagista: ormai da tempo c’è un nuovo sport sui social network, specie Twitter – attribuire gli errori di giornali e televisioni ai tirocinanti. Che è divertente, certo. Ma anche crudele. E sleale.
Il fatto che ci siano molti stagisti impiegati nel settore dei media è innegabile, e sicuramente tante, troppe testate li utilizzano, anche se sono inesperti, per risparmiare sul costo del personale ed evitare di pagare collaboratori con più esperienza. Altrettanto innegabile è che a volte questi stagisti vengano caricati di compiti che non hanno ancora gli strumenti per svolgere bene e in autonomia, e di responsabilità che vanno oltre il loro ruolo.
Da qui il fiorire di commenti sardonici, sopratutto su Twitter, ogni volta che sui giornali, in tv o sugli account social delle testate appare qualcosa di scarsa qualità – un refuso, una traduzione imperfetta, un titolo sballato. Qualche esempio?
“Singolare che il principale quotidiano economico italiano faccia un titolo che stonerebbe a Cuba. Stagisti dei social del Sole datevi una regolata”
“Cercate di pagarli sti stagisti traduttori, poi vi lavorano a cazzo”
“Che sfigati repressi che devono essere quelli che gestiscono gli account della serie A...stagisti sottopagati”
“sono stato a manifestazioni che, descritte il giorno dopo su Repubblica: si erano svolte altrove, con altre persone presenti, ed erano successe cose diverse. Pagateli sti poveri stagisti che magari fanno un po di desk research prima di scrive”
“Alcuni degli on line news sono fatti da stagisti sottopagati, altri da scimpanze’”
“A scrivere i tweet ci mettono gli stagisti.”
“Un appello per la correttezza dell'informazione: SMETTETELA di affidare le mansioni di photo editor a stagisti affetti da discromatopsia”
Capitolo a parte il Grande Fratello VIP, che genera commenti letteralmente a profusione sugli (ipotetici) stagisti incapaci:
“Stop freeze? Dai ragazzi ma chi c’è alla regia? Gli stagisti? #GFVIP”
“Ringraziamo Mediaset che risolve il problema della disoccupazione giovanile mettendo ogni anno in regia stagisti usciti dalla scuola di meccanica #gfvip”
“forse in regia, quest'anno, hanno messo stagisti c'è crisi #gfvip”
“Regia di Mediaset extra pietosa, audio osceno. Piersilvio ma li vogliamo pagare questi stagisti? #gfvip”
In realtà, capita molto spesso che gli errori siano compiuti invece da chi ha un contratto sicuro, e magari meno motivazione a controllare con cura il proprio lavoro. Altro che i poveri tirocinanti inesperti con l'ansia da prestazione.
Inoltre, una dei vantaggi principali del “learning on the job” è proprio – o quantomeno dovrebbe essere – quello di avere il diritto di sbagliare: uno stagista sta imparando, non è un professionista, e quindi tutti suoi output dovrebbero essere vagliati dal suo tutor e dai colleghi. O forse vogliamo gli “stagisti con esperienza”, vero e proprio ossimoro sempre più frequente negli annunci di lavoro? Non c’è niente di più ingiusto che penalizzare una persona per gli errori che fa mentre sta imparando, proprio per il concetto che sbagliando si impara e che lo stagista sta lì per ricevere formazione, non per offrire lavoro.
Ora, come questa verità si concili con la vena sardonica dei social, e di coloro che li usano per strappare un sorrisetto e magari un like o un retweet, è arduo da dire. Ma magari la prossima volta che vedrete un tweet che “blasta lo stagista”, anziché aderire al giochino dedicate un pensiero commosso al poveraccio che nel migliore dei casi stava solo facendo lo stagista – il che comprende la possibilità di fare errori – e nel peggiore è invece additato come colpevole della scarsa qualità del lavoro dell’organizzazione in cui è capitato, e viene accusato ingiustamente di errori che nemmeno è stato lui a fare.
Eleonora Voltolina
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