Scritto il 24 Mar 2020 in Approfondimenti
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È un momento di grande confusione per gli stagisti italiani (e non solo per gli stagisti, e non solo per gli italiani…). Ma ci sono aziende che, fin dall’inizio di questa “crisi Coronavirus”, sono riuscite a organizzarsi bene e a far proseguire i tirocini in corso al meglio senza soluzione di continuità. E quel che emerge chiaramente è che quanto più un’azienda è “tecnologica”, tanto più risulta facile gestire un momento come questo, convertendo le attività di dipendenti e collaboratori dalla modalità “in presenza” a quella “da remoto”, e garantendo anche ai propri tirocinanti una continuità sia nell’esperienza formativa sia nel reddito rappresentato dall’indennità mensile.
In Illimity, per esempio, gli stage extracurriculari in corso al momento dell’inizio della situazione Coronavirus erano undici, mentre i curriculari erano due. Ne è stato fermato soltanto uno: «Abbiamo deciso di sospendere quello extracurricolare che stava facendo una ragazza francese, perché non parla ancora bene l’italiano e di conseguenza non è autonoma nel lavoro» spiega Ilaria Pascutti, del team di Talent Acquisition & Development: «Tuttavia abbiamo concordato sin da ora con lei e con il tutor aziendale un periodo di recupero», quando la situazione sarà tornata alla normalità. Per tutti gli altri lo stage è proseguito senza intoppi: «Grazie allo smart working siamo riusciti a mantenere in essere tutti i percorsi avviati. Gli stagisti stanno lavorando da remoto dalle loro residenze in diverse parti d’Italia – Toscana, Liguria, Molise, Lombardia».
Illimity, che ha il suo headquarter a Milano, si è mossa peraltro con grande anticipo rispetto ad altre realtà, anche perché il suo business è particolarmente adattabile alla modalità di lavoro da remoto: «Abbiamo disposto lo smart working per la quasi totalità dei collaboratori dal 24 febbraio, quindi ancor prima che le università e la Regione Lombardia si attivassero per dare indicazioni» ripercorre Pascutti: «Ci siamo fin da subito confrontati con le università e altri enti promotori per chiedere la possibilità di svolgimento degli stage da remoto. Tutti gli enti hanno risposto tempestivamente acconsentendo a questa “nuova” modalità di svolgimento senza remore, dimostrando grande flessibilità. Nei giorni successivi abbiamo ricevuto indicazioni relativamente a procedure e documenti da produrre per formalizzare la situazione».
Il fatto che illimity sia un’azienda giovanissima – fondata da Corrado Passera soltanto due anni fa – e fortemente tecnologica ovviamente aiuta: «Siamo una realtà digital native, costruita sulla condivisione e sullo smart working» riflette Pascutti: «La tecnologia ha permesso di fare leva sulla nostra natura agile preservando al tempo stesso la qualità del servizio. Al momento, salvo i colleghi che lavorano in filiale – ne abbiamo mantenuta una per gestire i clienti dell’ex Banca Interprovinciale a Modena – la totalità del lavoro può essere svolta da remoto». Due stage si sono conclusi proprio in questi giorni, e uno di essi è stato trasformato in assunzione; e addirittura è già prevista la partenza di un nuovo stage, che «inizierà il 3 aprile in modalità “smart internshipping”».
In Noovle, società di consulenza con sede a Milano, lo slittamento verso il lavoro da remoto all’indomani dell'ordinanza del 23 febbraio è stata «relativamente "graduale"» spiega Piergiorgio De Campo, co-founder, direttore generale e Cto di Noovle: «Siamo sicuramente un'azienda attrezzata per continuare ad operare senza intoppi: fortunatamente, essendo attrezzati e primi promotori dello smart working, siamo riusciti a rispondere prontamente. Le figure di staff hanno continuato ad andare in ufficio per un po’, ma col primo decreto dell'8 marzo si è imposto il lavoro da casa su tutta la popolazione» aziendale.
E a quel punto si è posto il tema di come gestire lo stage. In Noovle in quel momento era operativa una sola stagista: «Il soggetto promotore – JobFarm, ex Actl – è assolutamente non pervenuto», dunque non ha fornito indicazioni, e allora «in autonomia, e vista la mansione della nostra trainee Roberta, una ragazza di 26 anni originaria di Ragusa ma su Milano per intraprendere la strada del Developer Front End dopo una breve academy», in Noovle hanno preso la decisione di farla proseguire «da remoto. La nostra trainee prosegue a sentire tramite strumenti di messaging di Google il suo tutor, Emanuele, con il quale si è sempre interfacciata».
Situazione simile in Mercer, dove al momento sono attivi tre tirocini curricolari e tre extracurricolari, e per aprile è prevista, salvo cause di forza maggiore, l’attivazione di altri tre percorsi, due extracurricolari e un curricolare. «Siamo stati molto rapidi nell’attivazione dello smartworking per tutti i nostri dipendenti, prima in a Milano e successivamente anche a Roma, compresi gli stagisti» dice Paola Pagni, principal – HR director di Mercer in Italia, e ancor prima del “lockdown” dell’8-9 marzo «avevamo già applicato, in via prudenziale, regime di smartworking e cancellazione di viaggi e meeting di persona».
Applicare lo smart working agli stagisti è in un certo senso una sfida – perché fare uno stage da casa, in condizioni normali, è un controsenso… Dunque come si fa ad “adattarlo” a una modalità da remoto? «Per sua natura lo stage è un’esperienza formativa che necessita della presenza costante del tutor, o eventualmente di altri colleghi che possano fornire un contributo, per svolgersi al meglio» dice Pascutti: «in un’azienda come illimity, ancora in forte crescita, le cose da fare sono tante e spesso ai ragazzi in stage viene data qualche responsabilità in più». Una cosa che «li gratifica e al tempo stesso li rende più autonomi nella gestione delle attività».
La sfida più grande per proseguire uno stage da casa sta proprio nel contatto costante col proprio tutor: «Per gli stagisti è ancora più importante la vicinanza del responsabile e la chiarezza delle indicazioni aziendali» riflette Pagni: «Per garantire la qualità dell’apprendimento e della supervisione ci assicuriamo che vengano seguiti da vicino».
«Ovviamente la juniority rende l'attenzione alla "vicinanza" dei trainee fondamentale, così come nelle normali occasioni lavorative è fondamentale che le persone siano seguite a dovere» concorda De Campo. E in realtà la questione del contatto tra colleghi è importante a qualsiasi livello: «Per gli altri dipendenti vale lo stesso discorso, siamo sempre in contatto tramite chat e videocall, insieme alle mail; e la scorsa settimana abbiamo anche organizzato un momento di confronto per capire come viviamo questo momento particolare da Milano a Palermo, essendo noi già dislocati su tutto il territorio italiano, isole comprese». Una «video call massiva» cui hanno partecipato 130 persone di Noovle, «una pluralità di voci che hanno condiviso il vissuto dell'azienda. È stato un momento corale».
In moltissimi casi nelle ultime settimane gli stage sono stati sospesi, ma a Noovle questa ipotesi non è stata nemmeno prospettata: «E comunque non l'avremmo fatto» spiega De Campo: «I nostri tirocini sono solo a scopo di inserimento, siamo molto gelosi del nostro know how e vogliamo trasmetterlo come prima fase di un investimento sul lungo periodo, quindi la continuità della formazione è fondamentale per noi».
L’attività prosegue peraltro a 360 gradi, selezioni di nuovi candidati comprese – a distanza, ovviamente: «Per i colloqui utilizziamo Hangouts: eravamo già abituati ad occasioni in cui la videocall era d'obbligo, non è cambiato molto in questo senso». E se si trovasse qualcuno di adatto, verrebbe assunto anche in questo momento, senza attendere il termine della fase di lockdown? «Proseguiremmo con le assunzioni, ne abbiamo avute quattro nelle due settimane appena passate, e ne abbiamo due programmate per aprile!». Un atteggiamento quindi molto positivo: «La mia opinione è che nei momenti di crisi ci sia sempre molto rischio ma anche grandissima opportunità» chiude De Campo: «Questo è il momento in cui potremo vedere e toccare con mano se lo smart working funziona davvero, come abbiamo sempre sostenuto».
In ogni caso, la chiave sembra essere la tecnologia: «Gli strumenti aziendali che abbiamo a disposizione – Teams, SharePoint, e così via – ci consentono di lavorare in condivisione costante e agevolano molto il lavoro in team» riflette Pascutti di illimity: «La nostra infrastruttura in cloud ci ha permesso fin da subito di sfruttare le potenzialità del digitale».
«Tutti i nostri dipendenti sono dotati di laptop e cellulare, quindi la conversione a smartworking è stata rapida» le fa eco Pagni: «Abbiamo investito più energie nel farci sentire presenti come azienda, abbiamo comunicato tempestivamente le misure e le raccomandazioni adottate per far fronte alla situazione – smartworking, chiusura uffici, no meeting di persona, no viaggi… – abbiamo creato momenti di condivisione e partecipazione in videoconferenza come townhall, training virtuali a disposizione di tutti i dipendenti, formazione condivisione di competenze specifica, momenti informali di networking come zoomcoffee, lezioni di yoga e ginnastica in streaming, un photocontest sui momenti che ci vedono impegnati nel lavoro da casa. Il gruppo internazionale ha messo a disposizione ulteriori risorse informative e di guida per affrontare l’emergenza, come siti intranet informativi, team internazionale di business continuity e alert».
Rispetto ai giovani impegnati in stage aziende più “vecchio stile”, dunque, in questo momento quelli che stanno facendo esperienze formative in aziende più avanzate dal punto di vista tecnologico sembrano essere più fortunati: i loro stage raramente sono stati sospesi, e possono proseguire a pieno ritmo anche da casa.
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