Lo stage al Consiglio dell’Unione europea, “un'esperienza da avventurieri”

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 23 Set 2018 in Storie

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Il Consiglio dell'Unione europea offre ogni anno un centinaio di posti per tirocinanti europei con almeno la laurea di primo livello, con un buon rimborso spese: più di 1000 euro mensili. L'avvio degli stage per chi farà domanda entro il 28 settembre, e verrà selezionato, è previsto per febbraio 2019. Domenico Cantarero, 27 anni, ha partecipato al progetto dal settembre 2017 al gennaio 2018 e ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza a Bruxelles.

Sono nato in un piccolo paese al centro della Sicilia, in provincia di Enna. E dopo aver preso
il diploma scientifico nel 2009, mi sono iscritto al corso di laurea in Comunicazione all’università di Catania, studiando i media, la gestione aziendale, il marketing, il linguaggio pubblicitario e qualche applicazione informatica. Nello stesso periodo ho anche studiato l’inglese e lo spagnolo, lingue che si sono rivelate in seguito fondamentali per la mia candidatura allo stage a Bruxelles.

Presa la laurea di primo livello nel 2013 ho poi proseguito gli studi all’università di Urbino Carlo Bo, dove ho conseguito nell’ottobre 2016 la laurea magistrale in Economia e gestione aziendale. Ho scelto la città ducale perché mi sembrava a misura della vita studentesca, e in effetti ho avuto ragione. Avevo una borsa di studio che mi ha aiutato a coprire le spese, ma in ogni caso la città non è molto cara, ha dei costi in linea con quelli delle città universitarie minori. Durante il periodo universitario ho anche svolto un part time di 200 ore totali per l’ente regionale al diritto allo studio.

La scelta di passare da una laurea in comunicazione a una in gestione aziendale è stata la conseguenza di due considerazioni: la praticità di questo corso e la passione per l’ambito economico aziendale che mi ha in seguito travolto. Il corso di laurea non mi è sembrato difficile, forse anche perché dal giorno della laurea ho studiato per circa sei mesi le materie economico aziendali prima di iscrivermi alla magistrale.

Presa la laurea in Economia ho iniziato il praticantato per l’abilitazione come dottore commercialista, sempre a Urbino. Con il tempo, però, la convinzione che fosse la scelta giusta è andata sfumando e l’esperienza, per quanto positiva e formativa, è finita nell’estate dell’anno seguente. Non ho quindi mai concluso questo praticantato e non penso che in futuro cambierò idea. Complice della mia convinzione nell’interrompere questo percorso è stato anche il buon esito della candidatura per uno stage presso il Consiglio dell’Unione europea che avevo inviato un mese prima della laurea magistrale.


E
ra stato un amico a parlarmi dell’opportunità di fare uno stage presso qualche istituzione europea a Bruxelles e, onestamente, quando ho inviato la mia application nell’agosto 2016 non nutrivo nessuna speranza di essere chiamato. Poi però, inaspettatamente, a marzo ho ricevuto la mail dell’ufficio traineeship della segreteria del Consiglio, che mi annunciava di essere stato selezionato per la seconda “tranche” di tirocinanti, dal settembre 2017 al gennaio 2018.

Prima di partire ho cercato casa già dall'Italia, attraverso il sito Spotahome.com, in modo da avere un pensiero in meno una volta arrivato sul posto. A Bruxelles sono arrivato a fine agosto, andando a vivere nel quartiere di Woluwe Saint-Lambert. Il contratto per questo tirocinio prevedeva cinque mesi, non rinnovabili, di stage con un rimborso spese di circa 1.150 euro più un credito da utilizzare per la mensa di 40 euro. A questo si è aggiunto un rimborso per la trasferta calcolato proporzionalmente dalla distanza dal luogo di residenza. Pur vivendo lontano da casa sono riuscito sempre ad autofinanziarmi grazie al rimborso spese che arrivava puntuale ogni mese, senza dover chiedere aiuto a qualche familiare.

L’impatto con Bruxelles è stato positivo: è una città multiculturale con persone che arrivano da tutta Europa e, certo, anche tanti italiani. Ho però trovato anch’io qualche difficoltà, dovuta al fatto di essere fuori dai confini: come quelli con la lingua o la cucina del posto!

Alla segreteria del Consiglio UE sono stato assegnato all’unità Transparency, che si occupa delle disposizioni sull’accesso alla documentazione prodotta dalle istituzioni e la relativa legislazione. Una scelta perfetta per me che ho sempre ritenuto che la prima regola per il buon funzionamento di una democrazia sia appunto la trasparenza tra l’istituzione e il cittadino. Dopo un mese dall’inizio dello stage si è presentata la possibilità di inserirmi nel team degli internal auditors, grazie alle competenze tecniche che avevo acquisito in tema di controlli contabili. Ho quindi continuato lo stage in entrambe le unità, dividendo e organizzando diversamente il lavoro.

Per me è stata un’esperienza entusiasmante, unica e per certi versi irripetibile. Uno degli aspetti più interessanti dello stage è la possibilità di vivere da dentro le istituzioni europee, capire come funziona quell’immenso sistema burocratico. E poi, altrettanto importante, è il confronto interculturale che si ha con i colleghi che arrivano da tutta Europa e che sicuramente costituisce un momento importante per la propria crescita culturale. C’è però un limite: per la vita lavorativa del domani non si apprende un granché di pratico, se non il miglioramento delle proprie competenze linguistiche.

Vivere a Bruxelles non è stato difficile: il costo della vita è accessibile, e l’affitto medio per un monolocale, o “studio” come lo chiamano da quelle parti, è di 550 euro. Per quanto mi riguarda ero riuscito a trovarne uno che, spese incluse, veniva 500 euro al mese. Ben al di sotto dei 1.100 di rimborso spese.

Una volta in Belgio, oltre all’esperienza dello stage, ne ho approfittato anche per fare un po’ il turista, visitando il parlamento, la Commissione europea, la Corte dei diritti umani di Lussemburgo, oltre alla Corte dei Conti europea e alla Banca Centrale degli investimenti! E una volta arrivato il momento di tornare in Italia, in valigia ho potuto inserire un inglese decisamente migliorato e anche un po’ di francese imparato. Elementi non di poco conto visto che oggi la buona conoscenza di una lingua è fondamentale nella ricerca di un’occupazione. Così, carico di ottimismo e soddisfatto dell’esperienza fatta ho ricominciato a cercare lavoro in un ambito prettamente aziendale. E oggi lavoro per l’Udinese Calcio dove ho un contratto di apprendistato. Ho trovato questo lavoro per puro caso attraverso un'agenzia di intermediazione. Oggi, quindi, vivo a Udine dove mi trovo bene: è una città a misura d'uomo e molto vivibile.

La mia esperienza con lo stage, quindi, è stata positiva, ma all’estero è percepito in maniera diversa rispetto all’Italia. Da noi è ancora un tabù: si ha la percezione che sia un modo che utilizzano i datori di lavoro per sfruttare lavoratori a un bassissimo costo. Qualcosa che in parte è vero, ma, soprattutto per i neo laureati, dovrebbe essere pane per i denti! Ricordiamoci, infatti, che è il primo collante tra la teoria e la pratica per i giovani ed è assolutamente necessario, anche se spesso svolto senza alcun rimborso spese.

Come tanti conosco da un po’ di tempo la Repubblica degli Stagisti, dove ho avuto modo di leggere tante belle storie di stage positivi che aiutano a non far perdere la speranza di un futuro lavorativo. E oggi che mi trovo a raccontare proprio qui la mia storia da stagista al Consiglio dell’unione europea do un unico avviso: questa è un’esperienza da fare per gli avventurieri, un po’ meno per chi ha fin da subito le idee chiare sulla carriera da inseguire. Ma è sicuramente utile per imparare bene l’inglese e, perché no, anche qualche altra lingua!


Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

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