Blogdemocrazia, l'era digitale ha cambiato il modo di comunicare e di agire nella società. E la Repubblica degli Stagisti ne è un esempio significativo

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 31 Ott 2011 in Approfondimenti

Nell’era del web 2.0 la democrazia passa anche attraverso i flussi di notizie veicolati dai nuovi media. Ma i blog e i social network possono sostituire i tradizionali luoghi del dibattito pubblico? A questa domanda cerca di rispondere Blogdemocrazia (Carocci, 17,60 euro), saggio della giornalista Paola Stringa che si interroga sui nuovi possibili utilizzi della rete.
E tra i case history di blog partecipativi l’autrice cita anche la Repubblica degli Stagisti (alle pagine 59 e 60) a esempio di come il web, oltre a costituire massa critica,  sappia e possa anche capitalizzare risorse. «Una nuova forma di sociologia web 2.0», riflette Stringa, vicina al modo di agire che «vent’anni fa era prerogativa di un sindacato».
Secondo la scrittrice, che racconta come nel 2007 Eleonora Voltolina iniziò scrivendo in un blog le sue esperienze formative e trasformando poi nel tempo il diario online in un giornale, la Repubblica degli Stagisti è oggi un «mezzo di servizio» dove non si raccolgono solo storie negative vissute sul lavoro, ma si dà vita a «issues» in alcuni casi finite perfino in Parlamento. La Stringa si sofferma anche sull’iniziativa Bollino OK Stage, considerata «la novità più importante», comparandola al marchio che danno le agenzie di rating ai titoli quotati in Borsa. «Un decalogo di comportamenti virtuosi a garanzia di chi fa tirocinio in azienda» che a oggi – dice – ha dimostrato un certo peso anche nel mondo dell’offline vista l’adesione di un folto gruppo di imprese.
Più avanti l’autrice solleva l
a questione della capacità del web di diffondere idee e movimenti superando ogni barriera geopolitica. E lo fa partendo dai paesi arabi sconvolti dalle rivoluzioni, in qualche caso - come la Libia - tramutate in vere e proprie guerre. Si parla della Cina, ricordando la censura di Google, e si arriva al caso iraniano e alle proteste giovanili filtrate attraverso i cinguettii di Twitter, a Cuba e al celebre blog Generación Y della dissidente Yoani Sánchez [nella foto].
Non si giunge però a una risposta, né si conduce il lettore verso una unica possibile via di riflessione. Il saggio si limita ad analizzare con metodologia compilatoria, riportando teorie di studiosi ed esperti, la potenza del web nel trasmettere informazioni e creare correnti di pensiero.
La Stringa contesta poi anche i limiti dell’era digitale: per primo la simbiosi che si è instaurata tra i cosiddetti «nativi digitali» e la pubblicazione di informazioni personali sui social network abbattendo tutti i paletti della privacy. Nonostante questo ponga un’enorme mole di dati a disposizione di mercati sempre più interessati a intercettare i gusti di potenziali consumatori, e distrugga ogni possibilità di oblio. «Con tutte queste informazioni quotidiane i social network diventano dei grandi contenitori di
memoria a disposizione della collettività» col risultato che «ogni giorno Facebook e le altre reti assorbono ricordi, immagini e pensieri».
Ma, osserva ancora la Stringa, c’è un altro pericolo a cui si va incontro. Il sovraccarico informativo che ha prodotto internet, con i milioni e milioni di dati che ogni giorno lo attraversano, non solo aumenta la superficialità ma «azzera la possibilità di condurre un serio dibattito pubblico basato sul confronto puntuale delle informazioni del giorno prima o dell’anno precedente». Con il risultato che «nell’era digitale si vive della stessa imprecisione dell’era orale
» grazie a «una forma mentis collettiva che è portata più facilmente a dimenticare». Una conclusione inquietante sugli eccessi della rete.

Ilaria Mariotti


Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- L'autrice di Blogdemocrazia: «La Repubblica degli Stagisti fa oggi quello che faceva il sindacato 30 anni fa»

E anche:
- 1° settembre 2007: tre anni fa nasceva la Repubblica degli Stagisti

 

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