Scritto il 11 Mag 2021 in Notizie
covid effetti del Covid sullo stage Regione Lombardia stop ai tirocini
Questa è la storia di qualcosa che è successo l’anno scorso, ma che viene alla luce solo adesso. Una vicenda accaduta in Lombardia che riguarda il “mercato degli stage”: a qualcuno questa espressione non piace, ma che quello degli stage sia un mercato per molti versi simile al mercato del lavoro è innegabile. Il fulcro della vicenda è che la Regione a un certo punto, per un mese e mezzo, aveva vietato di attivare tirocini extracurricolari: eppure in quel periodo qualcuno ha continuato ad attivarne – venendo meno alle indicazioni regionali, realizzando in qualche caso anche profitto dalla “disobbedienza”, e creando una situazione di concorrenza sleale verso gli altri soggetti promotori che invece avevano scelto di rispettare il divieto.
Nella primavera del 2020, appena dopo lo scoppio della pandemia, la Regione Lombardia aveva deciso di sospendere la possibilità di attivare nuovi percorsi di tirocinio. La situazione era molto difficile da gestire, il Covid dilagava, il governo aveva appena decretato il lockdown totale, le aziende arrancavano per continuare a lavorare, attrezzandosi per lo smart working. Con tutto quello che c’era a cui pensare, gli stagisti erano l’ultima delle priorità. Anzi, un grattacapo in più.
Dunque: niente più avvii di nuovi tirocini extracurricolari tra il 31 marzo e il 18 maggio 2020. Ne avevamo dato notizia subito, il 1° aprile, qui sulla Repubblica degli Stagisti nell’articolo «Stop all'attivazione di nuovi tirocini dalla Regione Lombardia “fino al permanere delle restrizioni”». Ma, in realtà, in quel periodo di attivazioni ce ne sono state. Era risultato chiaro fin da subito: alcuni soggetti promotori rispettavano il divieto, altri invece no. Per averne conferma, già l’8 maggio del 2020 il consigliere regionale Pietro Bussolati del Partito Democratico aveva avanzato una istanza: una “richiesta di accesso agli atti” in cui chiedeva informazioni rispetto a quanti tirocini extracurricolari risultavano «essere stati attivati sul territorio della Regione Lombardia a partire dal 1° aprile 2020 (dunque successivamente al comunicato della Regione datato 30/03/2020) secondo i dati delle Comunicazioni Obbligatorie (CO)» e rispetto a chi fossero «i soggetti promotori che dal 1° aprile hanno attivato tirocini sul territorio della Regione Lombardia».
La Regione non ha risposto per oltre dieci mesi. Qualche settimana fa è arrivata, finalmente, la replica ufficiale con i dati richiesti. In quel periodo di divieto sono stati attivati in Lombardia oltre 500 tirocini, per la precisione 529. La risposta è firmata da Sabrina Sammuri, direttrice generale della Direzione Lavoro della Regione Lombardia. Nel testo Sammuri specifica che «l’ufficio competente ha avviato verifiche puntuali, ancora in corso, sull’effettività e sulle motivazioni che hanno portato gli operatori a scostarsi dagli indirizzi regionali» e che «i primi riscontri di tali verifiche consentono di ricondurre il fenomeno a due casistiche essenziali».
La prima di queste casistiche sarebbe quella dell’errore umano, cioè della imprecisione nel compilare le scartoffie: «in alcuni casi, le comunicazioni di avvio di tirocinio sono riferite in realtà a proroghe di tirocini sospesi che, per errore materiale, sono state inserite come comunicazioni di nuovo avviamento». Ma quante sviste potranno esserci state, oggettivamente? Confondere un nuovo avvio con una proroga non è così frequente.
La seconda casistica sembra più consistente: «In altri casi, si tratta effettivamente di nuovi avvii per i quali il piano formativo ha previsto lo svolgimento dell’esperienza formativa con modalità “a distanza” e per i quali l’operatore – riferendosi ad un precedente comunicato regionale – ha interpretato in senso estensivo gli indirizzi regionali, intendendo ammissibili nella modalità “a distanza” anche nuove esperienze di tirocinio».
La spiegazione della direttrice Sammuri sembra però un po' debole. Non c’era, in realtà, posto per dubbi. A maggior ragione considerando il fatto che la Regione aveva anche pubblicato il 18 aprile un ulteriore documento per chiarire eventuali fraintendimenti, e la FAQ numero 4 rispondeva proprio alla domanda “È possibile attivare nuovi tirocini?” con un inequivocabile “NO. Non è possibile attivare nuovi tirocini fino al permanere delle attuali restrizioni. Il divieto di attivazione di nuovi tirocini si applica durante il periodo di emergenza indipendentemente dal settore di attività economica della azienda”, e specificando anche che “le opzioni per lo svolgimento delle attività indicate nel comunicato del 12 marzo (tra queste le modalità alternative alla presenza in azienda), riguardano i tirocini avviati prima del periodo di emergenza Covid – 19”. Più chiaro di così.
Ma quali sono i soggetti promotori che invece hanno deciso di non fermarsi, e di continuare ad attivare tirocini anche in quel mese e mezzo in cui la Regione Lombardia l’aveva vietato? In cima alla lista c’è ACTL Sportello Stage, che da solo ha attivato oltre un quarto dei “tirocini proibiti”.
137 dei 529 tirocini avviati in Lombardia tra il 31 marzo e il 18 maggio del 2020 risultano infatti essere stati attivati proprio da questo soggetto promotore. Oltre ad ACTL Sportello Stage, ma con numeri decisamente inferiori, vi sono poi quattro università che risultano in quel periodo avere fatto partire tirocini extracurricolari a favore dei propri neolaureati: 57 attivazioni attribuite alla Bocconi, 48 al Politecnico di Milano, 29 alla Cattolica, 15 alla Bicocca. Tra gli “eretici”, anche se con numeri molto contenuti, risultano anche Aliseo (17 tirocini attivati), Recruit srl (15), il Comune di Milano (13), Future Management Recruitment srl (anche qui 13) e Career Paths srl (11).
L’elenco comprende in tutto una novantina di soggetti promotori. Complessivamente le realtà autorizzate a promuovere tirocini su suolo lombardo sono molto più numerose: l’elenco fornito dalla Regione Lombardia in questo caso però comprende, ovviamente, solo quelle per le quali risultano una o più “occorrenze” in quel periodo in cui le attivazioni erano interdette. Ma la maggior parte delle realtà citate nella tabella risultano avere attivato solo pochissimi tirocini nel periodo di blocco – molte solamente uno o due.
Qual è il problema? Oltre al fatto di violare una indicazione dettata dal legislatore competente in materia di tirocini, cioè? Il problema sta nel fatto che alcuni di questi soggetti promotori guadagnano dall’attivazione di stage. Il che, di per sé, non è un male naturalmente. Si tratta di un servizio. Ma se viene a un certo punto stabilito formalmente uno stop alle attivazioni di stage, e qualcuno sceglie di non rispettarlo, si crea una situazione di concorrenza sleale. Perché, non rispettando il divieto, si realizzano dei guadagni quando gli altri competitor invece sono forzatamente fermi.
Paradossalmente le aziende clienti dei soggetti promotori “ligi” alle regole sono state penalizzate (le loro richieste di attivazione di stage congelate, rimandate), mentre le aziende clienti dei soggetti promotori “indisciplinati” sono state avvantaggiate, e hanno visto soddisfatte le loro richieste di attivazione di tirocini.
C'è poi la questione pecuniaria. Le aziende clienti di ACTL Sportello Stage, che hanno potuto continuare ad accogliere tirocinanti in violazione delle indicazioni regionali, hanno pagato per il servizio di attivazione di ciascun percorso formativo un corrispettivo. Poniamo che sia anche solo 100 euro (si tratta di una cifra verosimile ma puramente indicativa, dato che non si dispone qui dell’informazione precisa sul tariffario che Sportello Stage applica ai suoi clienti). Attivare 137 tirocini durante il periodo di divieto, ipotizzando appunto che per ciascuna di queste prestazioni ci sia stato un corrispettivo di 100 euro, significa che Sportello Stage nell'intervallo temporale in cui i suoi competitor erano fermi perché rispettavano le indicazioni regionali ha invece guadagnato quasi 14mila euro.
Nel caso delle università il discorso è un po’ diverso, perché qui l’attivazione degli stage non è una fonte di guadagno. Sia i tirocini curricolari (a favore di studenti) sia quelli extracurricolari (a favore di neolaureati nei primi 12 mesi dopo il conseguimento del titolo di studio) vengono avviati gratuitamente, senza che il soggetto ospitante debba pagare una fee. Certo, rimane la “macchia” di non aver rispettato una indicazione regionale, generando per i propri neolaureati un vantaggio a scapito dei neolaureati di università più “ligie” alla regola. Ma non vi è il risvolto della concorrenza sleale né del guadagno accumulato svolgendo una attività in quel momento interdetta.
La nostra posizione come Repubblica degli Stagisti, qualcuno lo ricorderà, è sempre stata che il blocco degli stage fosse una decisione sbagliata. Ci siamo pubblicamente espressi, nell’articolo «Il paradosso: aziende pronte a dare opportunità e soldi ai giovani, le Regioni mettono il veto» e nell’editoriale «Coronavirus e mercato del lavoro, la scellerata scelta delle Regioni di vietare gli stage», chiedendo alla Regione Lombardia (e a tutte le altre che avevano preso la medesima decisione) di togliere quel blocco, perché ci sembrava assurdo che – in un momento economicamente così difficile! – le aziende che avevano la possibilità e l’intenzione di accogliere stagisti e offrire opportunità ai giovani venissero bloccate da un divieto regionale.
Ma che la decisione della Regione Lombardia non fosse saggia, o sensata, non elimina il fatto che fosse una indicazione formale, messa nero su bianco. E a questo divieto i soggetti promotori operanti sul territorio lombardo avrebbero dovuto assoggettarsi.
Ora, a quasi un anno di distanza, è arrivata la conferma: mentre la maggior parte delle realtà che attivano tirocini ha rispettato le indicazioni della Regione Lombardia, ve ne sono state alcune – e una sopra tutti: ACTL Sportello Stage, appunto – che hanno scelto invece di contravvenire. Verosimilmente non ci sarà alcuna sanzione. Ma era una vicenda che andava raccontata.
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