Lavoro stagionale, preziosa occasione: «Anche se lo stipendio non è alto si può imparare un mestiere»

Luisa Urbani

Luisa Urbani

Scritto il 19 Set 2019 in Storie

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La Repubblica degli Stagisti prosegue anche a settembre il suo viaggio nell'universo del lavoro stagionale: articoli e storie che focalizzano questo particolare segmento del mercato del lavoro, con le sue luci e ombre. Questa è la storia di Chiara Piunti, 38enne marchigiana. Oggi si occupa di comunicazione aziendale in una ditta di prodotti di termoidraulica, ma in passato ha svolto vari lavori come dipendente stagionale. Un’esperienza – a suo avviso – molto costruttiva e fondamentale per il futuro.

Ho 38 anni e vivo a San Benedetto del Tronto, una località di mare in provincia di Ascoli Piceno. Sin dai tempi del liceo classico ho deciso che avrei lavorato nel mondo della comunicazione, e quindi mi sono iscritta a Scienze della comunicazione a Macerata. Durante la mia esperienza universitaria volevo essere economicamente indipendente: abitando in una città che vive di turismo, in estate non è difficile farsi “assumere” come camerieri o baristi. In verità parlare di assunzione è sbagliato dato che nel mio caso, ma non solo, non ho mai visto nessun contratto.

In una delle mie esperienza estive ho lavorato come cameriera in uno stabilimento balneare. Lo stipendio era buono: guadagnavo circa dieci euro l’ora e lavoravo solo le ore che erano state pattuite. L’unico problema era che venivo pagata in contanti a fine giornata, quindi zero garanzie e zero tutele. Ero agli inizi, e vedere quei cinquanta euro stretti nella mia mano mi bastava. Non chiedevo altro. Con il senno di poi, però, penso che avrei dovuto rivendicare i miei diritti. Per fortuna non ho mai avuto infortuni mentre ero in servizio, ma se mi fossi fatta male durante l’orario di lavoro? Come avrei fatto dato che non avevo nessun contratto?

Nel 2006, terminati gli studi universitari, ho avuto diversi lavori, sempre legati al marketing e alla comunicazione. Ho collaborato con un’impresa di pulizie e con una palestra locale. Poi però sono rimasta senza un’occupazione e, dato che la stagione estiva era alle porte, ho pensato di cercare nuovamente un lavoro come stagionale.

Grazie ad un amico ho saputo che un residence a Grottammare, una località vicina a San Benedetto del Tronto, cercava un receptionist per la stagione estiva. Così ho inviato il mio curriculum e sono stata chiamata per un colloquio che si è concluso con successo perché mi è stata subito proposta una collaborazione. Avrei lavorato da maggio a settembre, prima però dovevo fare un periodo di formazione non retribuita. In assenza di alternative ho accettato il lavoro e così, dopo due mesi di formazione, ho firmato il contratto.

La somma pattuita era di 1.200 euro netti per circa otto ore al giorno
nelle quali dovevo accogliere i clienti, rispondere alle telefonate e prendere le prenotazioni. Era un buono stipendio, anche se i giorni di riposo non venivano rispettati. Di fatto ho lavorato ininterrottamente per cinque mesi. Nonostante le ore extra però è stata un’esperienza più che positiva soprattutto perché, in quei mesi, sono stata affiancata da persone qualificate che mi hanno insegnato con cura e attenzione come svolgere il lavoro. Sono stati mesi duri ma che mi hanno arricchito professionalmente – insegnandomi, di fatto, un nuovo mestiere. L’esperienza è stata così positiva che, terminata la stagione estiva, i miei titolari mi hanno proposto di iniziare quella invernale in un’altra città italiana. Non ho accettato perché non volevo trasferirmi.

Alla luce delle mie esperienze credo che il lavoro stagionale, che è visto da molti come una semplice forma di sfruttamento, non lo sia affatto. Senza dubbio non si può generalizzare il discorso e si devono considerare i singoli casi. Quel che è certo però è che, anche se la retribuzione percepita è bassa, quella del lavoro stagionale è un’esperienza che ti permette di imparare molto. Per certi versi può essere visto come uno stage curriculare: non percepisci denaro – o quantomeno, ne percepisci poco – ma investi il tuo tempo per imparare qualcosa. Secondo me questo tipo di lavoro va concepito così.

Attualmente mi occupo della parte commerciale di un’azienda che produce prodotti di termoidraulica e per fortuna ho un contratto a tempo indeterminato che mi da una stabilità economica e non mi fa preoccupare per il mio futuro. Ma, sperando che non accadrà mai, se dovessi essere di nuovo alla ricerca di un’occupazione ho già il piano B pronto. Ed è solo grazie all’esperienza di lavoro stagionale come receptionist.

Testo raccolto da Luisa Urbani

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