Irene Dominioni
Scritto il 17 Apr 2018 in Approfondimenti
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Che cosa significa fare alternanza scuola-lavoro? E’ uno strumento che funziona? Che cosa ne dicono le aziende? Per rispondere a queste domande la Repubblica degli Stagisti coinvolge direttamente le aziende del suo network, dando loro la parola per raccontare i percorsi che offrono ai ragazzi delle scuole superiori.
Entrare nel mondo del lavoro richiede preparazione in termini di competenze – ma non solo. Ci vogliono preparazione mentale, spirito di collaborazione, voglia di rimboccarsi le maniche. È proprio come allenarsi in uno sport. E infatti è su questa metafora che si basa il programma di alternanza scuola-lavoro di Bosch, “Allenarsi per il futuro”. Un progetto grande e articolato, che mira a contrastare la disoccupazione giovanile attraverso il coinvolgimento degli studenti fin dai primi anni di scuola in attività di formazione e alternanza. I ragazzi, dalla elementari all’università, hanno così l’opportunità di iniziare ad approcciarsi al mondo del lavoro, di lavorare su di sé per prendere le scelte migliori per il proprio futuro, e anche di toccare con mano la realtà di una tra le aziende più grandi e importanti a livello europeo e mondiale. Questo anche e soprattutto attraverso il coinvolgimento di importanti sportivi di fama internazionale, che portando le loro testimonianze trasmettono i valori di passione, impegno e responsabilità. Lanciato nel 2014, il format di Allenarsi per il futuro è stato ideato da Bosch Italia in collaborazione con Randstad e altre imprese, enti e istituzioni in tutta Italia: la Repubblica degli Stagisti segue questa iniziativa fin da quando è nata.
Il percorso di Allenarsi per il futuro si struttura in due diversi moduli: prima una sessione di orientamento a scuola, che coinvolge fino a duecento studenti per volta e punta ad aiutarli a schiarirsi le idee sul proprio futuro e su come funziona il mondo del lavoro. Poi, per i più grandi, arriva la vera e propria alternanza scuola-lavoro, dove i ragazzi vengono divisi tra le diverse funzioni aziendali e lavorano su progetto molto pratici, all’insegna della multimedialità. Dal 2014 ad oggi sono state coinvolte ben 866 scuole in tutto il territorio: Bosch ha incontrato oltre 173mila studenti, e attivato oltre 2mila work experience di alternanza in tutte le sue sedi sparse sul territorio italiano, dalla Lombardia alla Puglia.
«Avevamo già iniziato a fare alternanza scuola-lavoro ancora prima che venisse resa obbligatoria dalla riforma del governo, anche se i percorsi non erano così strutturati come ora. Siamo sempre stati in contatto con scuole e istituzioni, abbiamo sempre avuto tanti ragazzi in “tirocinio”, e crediamo che gli studenti siano il nostro futuro» racconta alla Repubblica degli Stagisti Erika Colomba, HR Business partner di Bosch, in azienda dal 2012. Già tra il 2014 e il 2015, prosegue Colomba, Bosch aveva raggiunto con il suo programma duecento scuole e attivato 180 percorsi di alternanza. L’anno successivo i numeri sono raddoppiati, fino ad arrivare alle 340 scuole e ben 1.600 percorsi di alternanza attivati soltanto l’anno scorso.
La ragione dietro a questi importanti numeri è che, oltre ad essere un’azienda molto grande, Bosch è sempre stata molto attiva nel contattare le scuole - che cambiano di anno in anno - per dare ai ragazzi delle occasioni concrete di formazione e mandare avanti il progetto. I percorsi si svolgono normalmente in una decina di tranche durante l’anno, da marzo a novembre. A seconda dell’età degli studenti, nella prima fase di orientamento Bosch li coinvolge con presentazioni differenziate: alle elementari l’approccio è più giocoso, mentre alle medie è pensato per orientare verso il liceo; alle superiori e all’università, invece, l’intento è di dare una panoramica delle competenze essenziali nel mondo del lavoro, ma anche delle possibilità e dei vantaggi del continuare a studiare.
«Ai ragazzi diamo un’idea di quello che succederà nella loro vita: in media questi ragazzi arriveranno a svolgere più di dieci mansioni nel loro percorso lavorativo» racconta ancora Colomba. «Li aiutiamo a ragionare sull’innovazione e sull’importanza delle soft skills, che rappresentano un plus e aiutano ad affrontare il mondo lavorativo con maggiore consapevolezza». A questo punto, poi, si inserisce la testimonianza dello sportivo, che solitamente «ha molto successo fra i ragazzi». Tra i tanti nomi dello sport che Bosch ha coinvolto in questi anni nelle sue visite scolastiche ci sono Maurizia Cacciatori, pallavolista, Igor Cassina, ginnasta, la runner Ivana Di Martino, la tennista Mara Santangelo e il ciclista Claudio Chiappucci, solo per citarne alcuni. Tante eccellenze da tutti gli sport, insomma, per ispirare i ragazzi e renderli più consapevoli del fatto che, per avere successo nella vita e nel lavoro, dovranno impegnarsi molto e, a volte, anche fare dei sacrifici.
Per quanto riguarda strettamente l’alternanza scuola-lavoro, invece, il modello bi-settimanale in azienda prevede la partecipazione dei ragazzi a dei corsi di formazione offerti da Randstad, che ruotano su aspetti come la redazione del proprio cv, la preparazione ad un colloquio di lavoro e l’identificazione dei propri punti forti, mentre sempre sull’onda della metafora sportiva, ai ragazzi di Milano viene offerto di andare in visita a Casa Milan per visitare il museo e incontrare un’altra realtà aziendale. Durante le due settimane i ragazzi lavorano su un progetto multimediale, che prevede attività come alcune interviste doppie tra due rappresentanti dell’azienda, con domande sul loro percorso di studi e in Bosch, e la raccolta di fotografie e brevi filmati volti a rappresentare il percorso degli studenti in azienda. La seconda settimana invece vengono inseriti, a seconda della loro scelta, nei vari reparti aziendali (il format di Bosch prevede infatti un sistema di job posting in cui sono i ragazzi stessi a decidere in quale settore andare a fare alternanza). In più, alla fine delle due settimane gli studenti raccontano con delle slide di presentazione in una sessione plenaria ciò che hanno fatto e cosa hanno imparato. Un lavoro intenso, di cui però i ragazzi risultano entusiasti: «All’inizio arrivano svogliati, ma dopo due settimane non vogliono più andare via, perché mettono le mani in pasta» precisa Colomba. «Hanno tanta voglia di vedere e questo rappresenta una bella ventata di freschezza anche per noi».
Il feedback positivo è confermato anche dai questionari che vengono consegnati alla fine del percorso, volti a valutare l’esperienza sia dal punto di vista dell’organizzazione che da quello dei contenuti. Che cosa si portano a casa una volta concluso il percorso? Soprattutto, osserva Colomba, imparano come muoversi in azienda: «due settimane sono un po’ troppo brevi per acquisire la tecnica del lavoro, ma l’esperienza è una bella palestra, perché all’inizio non sanno come comportarsi, mentre invece diamo loro delle regole. Non è scontato infatti dare del lei a tutte le persone, o capire come si gestiscono certe situazioni».
Dietro a tutto questo, un team dedicato di cinque addetti HR di Bosch coordina e organizza tra novembre e febbraio le attività per i ragazzi. E’ un lavoro impegnativo ma, fortunatamente, privo di grossi ostacoli: fatta eccezione per le questioni burocratiche, risolvibili con le liberatorie che vengono fatte firmare ai genitori dei ragazzi per qualsiasi aspetto dell’alternanza, non ci sono mai grossi problemi. E anche dal punto di vista delle differenze di provenienza dei ragazzi, il percorso è studiato per essere adatto sia per gli studenti di istituti tecnici e professionali, sia per i liceali, con piccoli accorgimenti a seconda dei ruoli che andranno a ricoprire nell’azienda.
L’alternanza, insomma, per Bosch è una pratica positiva, adatta agli studenti di qualsiasi scuola superiore, dai licei agli istituti tecnici alle scuole professionali, e costituisce un importante step per aiutarli ad orientarsi meglio nel mondo del lavoro, aumentando la loro occupabilità futura. E sicuramente costituisce una vera e propria “mission sociale” per quelle aziende che decidono di aprire le proprie porte ai ragazzi. «Forse si potrebbe ipotizzare un incentivo economico per le realtà più piccole, per aiutarle a promuovere questi percorsi, ma non credo sia quello il cuore dell’alternanza», riflette Colomba. Per il momento, Bosch prosegue con i suoi percorsi, e quest’anno punta ad attivare ben 1.800 percorsi di alternanza su tutto il territorio italiano. Non solo.
In pentola bolle anche un ulteriore progetto per il 2018, che stavolta Bosch ha pensato per una delle categorie di giovani più fragili attualmente – quella dei Neet. Il programma #Neet andiamo a vincere offrirà a dieci giovani tra i 20 e i 29 anni, disoccupati da almeno un anno, uno stage extracurriculare di sei mesi in una delle aziende partner del progetto. Due i pilastri fondamentali: l’accrescimento della motivazione e autostima dei ragazzi e la trasmissione di buone pratiche sotto il profilo della salute e del benessere, fondamentali per avere l’approccio migliore verso il lavoro e per trarne la giusta soddisfazione. In particolare, i giovani si misureranno su dodici life skill trasversali e saranno seguiti da quattro “campioni di vita”: un campione sportivo, un esperto di salute e benessere, un mentor aziendale e un imprenditore di startup, con cui si confronteranno settimanalmente, facendosi aiutare nelle loro sfide giornaliere. «Il nostro KPI [Key Performance Indicator, l'indice che misura la performance di un processo aziendale, ndr] è di fare in modo che i ragazzi tornino ad essere attivi nel mondo del lavoro, ricercandolo attivamente» conclude Colomba. «Come misurarlo? Entro i sei mesi successivi i ragazzi dovranno aver trovato lavoro: sarà questo l’indicatore chiave del successo del progetto». Le selezioni sono attive già adesso su JustKnock: per partecipare al progetto pilota, che partirà a maggio, basta andare sul sito e candidarsi.
Irene Dominioni
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