Stairway to your future, torna l’alternanza scuola-lavoro in EY

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 25 Feb 2019 in Notizie

alternanza scuola-lavoro Gruppo EY Stairway to Your Future

L’alternanza scuola-lavoro introdotta dalla riforma della Buona scuola ha l’obiettivo di far vivere da vicino ai giovani cosa significa il mondo del lavoro, quali sono le ruotine, i processi e i prodotti dell’azienda. Ci sono aziende che non producono oggetti, ma servizi e che possono essere altrettanto stimolanti e interessanti per i giovani. È il caso di EY, che ha creato il progetto Stairway to Your Future – “Una scala verso il tuo futuro” – giunto ormai alla sua terza edizione.

Non è stato semplice delinearlo: «Noi vendiamo servizi professionali e quando abbiamo costruito il nostro percorso di alternanza scuola lavoro lo abbiamo pensato con l’idea di aiutare i giovani a conoscere le tematiche o competenze fondamentali per affrontare il mondo del lavoro», spiega Riccardo Quaglia, Employer branding manager di EY, in azienda dal 2012 e con più di dieci anni di esperienza in Risorse umane, recruting e international mobility: «Abbiamo quindi costruito un percorso legato all’orientamento professionale cercando di trasferire delle competenze ai ragazzi attraverso i nostri professionisti, portando quel valore aggiunto dato dalla loro conoscenza».

Il programma sta crescendo: per il 2019 si è pensato di espanderlo sul territorio e affiancare alla ormai consolidata edizione milanese anche una edizione romana. «Avremo cinquanta ragazzi per città, quindi un totale di 100 provenienti da nove scuole: quattro al Nord - l’istituto Bertarelli Ferraris di Porta Romana, l’ITST Gentileschi, il Canadian School of Milan, l’Istituto tecnico economico Mossotti di Novara e cinque su Roma – il liceo scientifico Talete, l’istituto tecnico per il turismo Cristoforo Colombo, l’istituto di istruzione superiore Domizia Lucilla, il liceo Giordano Bruno e il Liceo Azzarita-ISS Tommaso Salvini». Ragazzi con background molto diversi: una sfida nella sfida creare un percorso che appassioni tutti.

L’altra novità dell’edizione 2019 è la riduzione della durata programma da due settimane a sette giorni: una scelta fatta per «accogliere i feedback delle annate precedenti:
i ragazzi ci hanno spiegato che quindici giorni erano troppo pesanti». Inoltre è stato anticipato il periodo, preferendo una collocazione non nel mese di giugno – quando ormai gli studenti sono stanchi e già con il pensiero alle vacanze estive – ma dal 4 all’8 marzo a Milano e dal primo al 5 aprile a Roma. «Abbiamo creato dei moduli che potessero coprire tutte le tematiche in una settimana, con un impegno dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13». Una riduzione possibile anche grazie all’eliminazione del modulo sulla sicurezza, che è obbligatorio ma è già stato svolto da tutti i ragazzi nelle proprie scuole.

Quest’anno, quindi, si è cercato di accorciare il tempo in cui i ragazzi ascoltano i formatori, ovvero i professionisti di EY, rendendo la settimana più pratica. «Si comincia con una giornata di welcome ”istituzionale”, in cui ci presentiamo e facciamo conoscere ai ragazzi i nostri brand ambassador che racconteranno la loro esperienza in EY», spiega Quaglia. «Poi ci saranno tre moduli. Il primo è legato al personal branding, quindi ai social media e alla costruzione dei curriculum digitali. Ci sarà una parte introduttiva dove spiegheremo queste cose e poi metteremo subito i giovani in gioco facendogli fare delle videointerviste». In pratica i giovanissimi faranno quello che i loro colleghi un po’ più grandi fanno quando incontrano le aziende all’università. «Quando andiamo ad assumere i ragazzi negli atenei, gli chiediamo di girare un video in cui spiegano chi sono e qual è la loro intenzione rispetto a una posizione professionale. Ora lo faremo mettere in pratica anche a questi studenti. Abbiamo una video intervista corretta e una sbagliata. Le mostriamo entrambe ai ragazzi, li dividiamo in sottogruppi e li invitiamo a replicare i video su loro stessi usando una piattaforma digitale». Questi giovanissimi si troveranno, quindi, alle prese con una delle modalità innovative del recruiting moderno. Una grande novità rispetto allo scorso anno quando durante il programma si facevano ancora colloqui classici.

Il secondo modulo è invece dedicato alla sicurezza informatica: anche in questo caso è stato ridotto il tempo d’aula delle spiegazioni per passare subito alla pratica. «Facciamo fare agli studenti dei “giochi di guerra” [ndr. dei giochi che stimolano la sensibilizzazione alla sicurezza] per capire cosa significa utilizzare i social media in un determinato modo, come scoprire l’identità delle persone e informarsi sui loro dati. Quindi creiamo un profilo e dimostriamo come da questo si riescano a determinare informazioni su una persona».

Nelle ultime due giornate, invece, si passa alla realizzazione di un project work: i ragazzi andranno a costruire una campagna di comunicazione digitale per la loro scuola. «Riceveranno un brief iniziale in cui diremo loro qual è l’obiettivo e faremo raccontare l’esperienza da colleghi che vendono questo tipo di servizi ai clienti. I ragazzi creeranno la campagna che completeranno nella seconda giornata quando avranno anche la possibilità di presentarla ai loro presidi e professori. Gli studenti avranno, infatti, due-tre minuti per illustrare come hanno costruito la campagna di comunicazione a una giuria che darà una valutazione sul lavoro finale. Poi in chiusura un pranzo tutti insieme per salutarsi».

L’edizione 2018, che si è svolta solo a Milano, ha coinvolto 50 ragazzi provenienti da tre scuole milanesi, da una scuola di Copertino in provincia di Lecce e da una scuola di Genova. Anche in questo caso i docenti erano professionisti di EY che hanno riadattato i moduli formativi normalmente utilizzati per i dipendenti per una platea decisamente più giovane. E i feedback ricevuti al termine del percorso sono stati tutti positivi.

La cosa più complicata, dice Quaglia, è stato comunicare l'essenza di una realtà consulenziale: «Si aspettavano un ambiente molto più rigido e si sono invece accorti che è molto informale. La parte che hanno apprezzato di più è stata la lezione sui colloqui di selezione, organizzata con delle simulazioni sia di gruppo sia individuali con dei nostri colleghi che fanno recruiting tutti i giorni. Hanno potuto capire cosa si deve fare e cosa è meglio invece evitare. E li abbiamo anche messi in contatto con un professionista di Linkedin che ha portato la sua esperienza di esperto di social media». Grazie al progetto inizia così a modificarsi anche l’idea che i giovani hanno dell’azienda: «All’inizio pensavano EY facesse solo revisione contabile, alla fine hanno capito che offriamo anche altri servizi e qualcuno ha ipotizzato di considerarci un domani come un datore di lavoro».

La sfida per quest’anno è quella appunto di consolidarsi su Roma: al momento verrà replicato lo stesso progetto di Milano, ma non si esclude per il futuro di differenziare i contenuti a seconda delle città. «Sarebbe bello fare un percorso di questo tipo itinerante, che andasse nei diciassette uffici EY in giro per Italia, ma è importante gestire anche la qualità del progetto, motivo per cui penso che anche il prossimo anno rimarremo su Milano e Roma». Per il momento è presto per parlarne: ora l’attenzione è tutta sull’incontro con gli studenti, alle prese con una “Scala verso il futuro” che può insegnargli molto su quello che dovranno affrontare nei prossimi anni.

Marianna Lepore

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