Alimenta2Talent premia 5 nuove startup per un'agricoltura sostenibile e biotech

Massimiliano Cocchi

Massimiliano Cocchi

Scritto il 01 Dic 2014 in Notizie

C'è chi ha lasciato il lavoro, chi dopo quindici anni da ricercatrice precaria si sentiva stanca e intravedeva il capolinea. stage lavoro startupperC'è chi è tornato in Italia nonostante un buon lavoro all'estero e chi ha scelto di realizzare il suo sogno dopo che la vita da dipendente lo aveva tradito. Dietro ai cinque progetti che grazie ad Alimenta2Talent, l'incubatore d'impresa voluto dal Comune di Milano e dalla Fondazione Parco tecnologico padano, si preparano a diventare start-up dell'agroalimentare ci sono le storie  dell'Italia di oggi. C'è la tecnologia, ci sono le risorse applicate all'alimentazione, e ci sono soprattutto tante idee innovative. Colture acquaponiche,  aerogel ecologici, pack lunch per le intolleranze alimentari, spesa ready to cook, una piattaforma web per limitare gli sprechi alimentari.

Agricoltura 2.0, Eco-aerogel, My Foody, Outdoors safe food e Quomi: sono le migliori idee di impresa per cambiare il modo di fare agricoltura. Riceveranno una borsa di studio di 1.500 euro al mese per sei mesi:   Alimenta2Talent non è infatti un finanziamento diretto, ma un percorso di formazione all’imprenditoria: le start-up avranno a disposizione un tutor dedicato per la definizione di obiettivi e strategie, un gruppo di mentor da cui attingere conoscenze  e l’uso degli spazi di coworking offerti del Parco Tecnologico Padano, uno dei maggiori poli italiani di ricerca e sviluppo nell’agroalimentare e nelle biotecnologie. I cinque team vincitori potranno anche incontrare esponenti del mondo del venture capitalism e della grande industria pronta a scommettere su idee ad alto tasso di innovazione. Ecco che cosa lega questi progetti: la tecnologia applicata a diversi settori dell'agroalimentare e delle scienze per la vita, le opportunità della rete al servizio del corretto consumo alimentare.

E' il caso di MyFoody, una piattaforma web con l’obiettivo di minimizzare gli sprechi la cui idea nasce da un pacco di biscotti scaduti: «Li avevo acquistati la sera prima in un supermercato di Genk, in Belgio, dove stavo facendo delle ricerche per la mia tesi di laurea in giurisprudenza, ma quando li ho aperti al mattino mi sono accorto che la data di scadenza era passata» racconta l'ideatore Francesco Giberti: «Così mi sono messo a pensare a un sistema con cui si potesse evitare di pagare a prezzo pieno un prodotto in scadenza. Ci ho messo un po', ma alla fine ho lascito il mio lavoro e ho parlato dell'idea a degli amici che oggi condividono con me questa splendida avventura». Insieme a Francesco oggi ci sono Luca Masseretti, Esmeralda Colombo, Stefano Rolla, Francesco Luziatelli e Giulia Pagani. «Abbiamo creato una piattaforma online dove le aziende che sprecano cibo possano mettere in vendita i loro prodotti a prezzo scontato, ma anche fare donazioni» dice Ghiberti: «si possono vendere i prodotti in scadenza, difettati o in eccesso, ma si possono anche donare a organizzazioni no profit. My Foody non è solo una rete commerciale, ma anche una rete solidale».

Nuove idee per cucinare e anche qui per non buttare via neanche una briciola arrivano poi da Quomi. «Non un semplice ecommerce di prodotti alimentari, ma un ecommerce di ricette» così lo definisce il suo fondatore Daniele Bruttini. Gli chef di Quomi creeranno ogni settimana, ricette della cucina italiana facili da preparare e gli ingredienti arriveranno a casa  già nelle giuste quantità. «L'idea è venuta a me, Alessandro Pantina e Andrea Bruno, quando vivevamo a Berlino dove insieme lavoravamo per una piattaforma di ecommerce. Dopo un po' la mancanza del cibo italiano si è fatta sentire e così ci è venuto in mente che avremmo voluto ricevere ricette da poterci cucinare a casa» racconta Daniele che ha lasciato il lavoro, è tornato in Italia e si occupa a tempo pieno del progetto a cui si sono aggiunti Alberto Tiradossi e Francesca Cortese. Grazie a loro invitare amici a cena non sarà più un problema,  perché ci sarà sempre il piatto giusto da cucinare senza avere sprechi.

stage lavoroE se qualcosa avanza c’è Eco-aerogel, la nuova frontiera nella conservazione dei cibi. Eco-aerogel è soprattutto la storia di Stefania Grandi, 15 anni da ricercatrice precaria al dipertimento di  chimica dell'università di Pavia e nessuna prospettiva per un incarico di ruolo. «Ho passato quasi un terzo della mia vita a studiare l'aerogel, ma a 40 anni anziché stare aspettare il benservito dell'università ho preferito rimboccarmi le maniche e quando ho scoperto che la cenere della lolla del riso, una sostanza che nelle zone risicole è materiale di scarto, era ricca di silice ho avuto l'illuminazione:  sintetizzare l'aerogel non più per via chimica, ma con un materiale "rinnovabile", che viene prodotto ogni anno dalla coltivazione del riso». Oggi l'università di Pavia si prepara attraverso uno spin off ad aiutare Stefania e il suo team, formato da Piercarlo Mustarelli, Andrea Nulli e dalla srl ForEnergy: «Questi materiali presentano caratteristiche isolanti uniche al mondo, sono in grado di resistere ad oltre 1000° C» conclude orgogliosa Stefania.

Dalle nuove strategie per la distribuzione alimentare ai nuovi metodi di produzione: Agricoltura 2.0 il tema della crescita sostenibile. Per capire il progetto bisogna familiarizzare con il concetto di acquaponica, ovvero  la combinazione di acquacoltura e coltivazione idroponica.  «La nostra idea è quella di mettere al primo posto il benessere della natura e una produzione agricola che sia realmente ecologica» spiega Davide Balbi, nel team con Fabrizio Borriello, Renzo Armellin, Luigi Merucci, Ylenia Fortuna e Sabrina Segatta. «Con Agricoltura 2.0 attraverso la simbiosi acqua-pesci, la cosiddetta acquacoltura, possiamo fornire un nutrimento naturale alle piante facendole crescere velocemente, con un sapore più buono. E tutto il sistema è alimentato dall'energia solare. Cioè produzione tutta biologica e a basso costo». Insomma, lobiettivo è quello di eliminare le componenti inquinanti del processo produttivo agricolo.

Outdoors Save Food ha pensato infine a chi  ha allergie o intolleranze alimentari
. Un pacco dove trovare non solo l'alimento giusto in base alle proprie esigenze, ma preparato in modo tale che possa essere consumato ovunque, per esempio al lavoro. «Nasce tutto da un'esigenza personale» spiega Erna Lorenzini, 50enne ricercatrice a tempo definito all'università di Milano e medico nutrizionista «le mie allergie alimentari mi costringono a stare molto attenta, ma se per lavoro sono costretta a mangiare fuori non so a cosa vado incontro, così ho pensato ad un pasto già pronto che abbini due caratteristiche: la certezza che non troverò un certo ingrediente e la qualità gastronomica». In questa idea Erna è accompagnata dal marito Augusto, che per anni si è occupato di matematica e finanza finché la sua società non ha chiuso. «Da tempo sognavamo di realizzare una cosa del genere, adesso ne abbiamo l'opportunità».

A designare i vincitori è stata una commissione tecnica composta da rappresentanti di fondi di investimento, società di brokeraggio tecnologico e dai responsabili della Ricerca e Sviluppo del Parco Tecnologico e di altri istituti di ricerca che ha scelto fra una rosa di quindici finalisti fra oltre 100 proposte arrivate da tutta Italia.

«L’interesse suscitato dalla call avviata a giugno dimostra come il settore dell’agroalimentare possa rappresentare una concreta opportunità per i nostri ragazzi di fare ricerca e impresa» dice soddisfatta l’assessore al Lavoro, Sviluppo economico, università e Ricerca Cristina Tajani. «Sono oltre 200 i progetti di impresa che hanno già ricevuto un sostegno dal comune di Milano. Oggi aggiungiamo un tassello ulteriore per una città in grado di offrire spazi ed opportunità all'intraprendenza dei più giovani".

Soddisfazione espressa anche da Gianluca Carenzo, direttore generale del Parco Tecnologico Padano che a marzo ospiterà, in ottica Expo a Lodi  il primo forum dedicato al contrasto della contraffazione alimentare. «Le idee arrivate in finale, in particolare quelle che abbiamo deciso di sostenere, dimostrano che il sistema italiano è in grado di dare risposte ai temi di Expo, attraverso soluzioni creative che passano dalla ricerca e diventano innovazione. L’Acceleratore del Parco Tecnologico di Lodi nasce per fare in modo che questa potenzialità non vada sprecata, ma trovi anzi gli strumenti giusti per concretizzarsi in progetti di impresa capaci di generare occupazione».

Massimiliano Cocchi

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