“Dove vai, Europa?”. Questo il titolo, più che mai attuale, della prima summer school della Scuola di Politiche dell’Arel, la scuola di formazione fondata a Roma da Enrico Letta e diretta da Marco Meloni, che si terrà dal 15 al 18 settembre a Cesenatico, in Emilia Romagna. La Summer School sarà l’occasione per approfondire temi legati alla cittadinanza, alle migrazioni, all’austerity e, soprattutto, dibattere sulle sfide dell’Unione.
Un’occasione altamente formativa per i 250 ragazzi che prenderanno parte all’evento. Di questi ci saranno i 100 ex studenti, cioè i primi cento giovani partecipanti che hanno appena concluso il percorso, i 100 nuovi ammessi che si sono classificati nella nuova selezione e che cominceranno a ottobre, più 50 giovani “esterni”. Per questo motivo la summer school rappresenta anche un momento di incontro tra vecchi e nuovi studenti, che si troveranno ad ascoltare personalità di spicco: tra questi Emma Bonino, Cecile Kyenge, Enrico Letta, Ferruccio De Bortoli e molti altri.
L’appuntamento di Cesenatico permetterà ai relatori, che in buona parte sono anche i docenti della Scuola, di conoscere i nuovi ammessi. Alcuni dati e statistiche sono già disponibili: sono 52 ragazzi e 49 ragazze esattamente come lo scorso anno e, inoltre, i partecipanti di questa edizione sono più giovani. Sono 59 infatti i ragazzi che hanno un’età compresa tra i 19 e i 22 anni, mentre lo scorso anno erano 51. Per quanto riguarda la distribuzione geografica i dati non si discostano più di tanto da quelli della scorsa edizione: 44 ragazzi vengono dal Nord, 32 dal Centro e 26 dal Sud e dalle isole. Una composizione che sembra così rappresentare i dati relativi alla popolazione giovanile nelle tre zone del Paese.
Il dato più interessante riguarda invece la provenienza dai corsi di laurea perché, sia per lo scorso anno che per questa edizione, a frequentare la Scuola di Politiche saranno studenti con competenze nei campi più disparati. Lo scorso anno la maggior parte degli ammessi proveniva da Scienze Politiche o Relazioni Internazionali (29), mentre per il 2017 sono i giuristi i più numerosi (27). Seguono gli studenti di Economia (23) che lo scorso anno erano 17 e gli studenti di Scienze Politiche che si fermano a 18. Ci sono poi gli studenti di Medicina, Architettura, Fisica, Discipline umanistiche, Scienze forestali e Tecniche alimentari ed enogastronomiche. Tra i partecipanti ci sono anche 3 ragazzi dell’ultimo anno di scuole superiori (l'anno scorso erano 10).
La grande eterogeneità è un dato che colpisce, ma che non deve stupire. Lo spiega il direttore Marco Meloni: «Noi non vogliamo necessariamente formare solo alla politica praticata, ma vogliamo far sì che dei giovani meritevoli, che in futuro si occuperanno di qualsiasi settore, risultino arricchiti da questa esperienza e possano diventare cittadini autonomi. Non è molto importante quale percorso sia più indicato per essere buoni politici, per noi conta fornire loro degli strumenti e migliorare i loro profili».
«Siamo sempre abituati a pensare al politico di carriera che rimane attaccato alla sua carica, visti i tanti esempi negativi è innegabile che spesso prevalga un’idea distorta delle politica» aggiunge Valerio Martinelli, classe 1993, uno degli allievi della prima edizione proveniente dalla provincia di Pisa: «La scuola che ha immaginato Enrico Letta vuol lanciare un messaggio diverso, non vuol formare politici di professione. Personalmente la consiglierei a tutti perché aiuta a rendere i cittadini più consapevoli».
Per Martinelli la Scuola di Politiche è stata un’esperienza positiva: «Una delle cose che rimane dentro dopo aver frequentato i corsi, è la percezione della dimensione europea. Se prima ero un europeista adesso lo sono ancor di più e voglio impegnarmi per attivare maggiormente il dibattito sull’Unione a livello locale. La Scuola ti permette di confrontarti con relatori di caratura politica e amministrativa che non capita tutti i giorni di poter incontrare».
Anche i docenti e lo stesso direttore sono rimasti colpiti dal livello dei ragazzi della scorsa edizione. Un livello raggiunto in seguito a un duro processo di selezione operato su numerosissimi candidati. Lo scorso anno arrivarono quasi 700 domande, mentre i posti erano solo 25, per questo motivo la direzione decise di alzare il numero a 100 e formare tre classi. La dimostrazione che i giovani sono interessati alla politica. Eccome se lo sono.
«Abbiamo avuto un ottimo riscontro in termini di crescita del gruppo e impressioni positive sul livello dei ragazzi. Il processo di selezione per cui siamo partiti da 670 domande circa per arrivare poi a 100 ha fatto sì che la qualità fosse molto alta. Inoltre a noi ha colpito molto la motivazione di questi giovani» spiega Meloni «perché la scuola non offre apparentemente niente in cambio, non ci sono crediti formativi spendibili a livello universitario».
I progetti per il futuro non mancano e per i ragazzi ci sarà modo di conoscere ancor più da vicino il mondo delle istituzioni: «Porteremo nuovi docenti autorevoli» afferma Meloni «e riprodurremo gli stessi corsi visto che hanno funzionato bene, ma con alcune differenze. Inizieremo da subito i lavori di gruppo e coinvolgeremo i ragazzi in laboratori perché vogliamo che siano sempre più protagonisti. Per questo motivo li inseriremo più stabilmente nelle attività di progettazione delle politiche e renderemo più sistematizzato il contatto con le istituzioni».
Johara Camilletti
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